Perché smantellare la passione di quegli atleti con disabilità?

L’AP (Associazione Paraplegici) di Roma e del Lazio chiede un intervento urgente da parte delle Istituzioni competenti, dopo che il Comune di Castel Gandolfo (Roma) ha deciso di far rimuovere un pontile che rappresentava l’unico punto di accesso in acqua da parte di atleti canoisti e paracanoisti con disabilità. «È stata infatti spenta in modo brutale - viene sottolineato - la passione di molte persone che hanno deciso di investire se stesse in una disciplina sportiva che, secondo ormai i più avanzati studi medico-scientifici, offre molto di più rispetto alla classica attività riabilitativa»

Dito puntato di un uomoA partire da ieri, 29 ottobre, dopo ben quindici anni di attività l’AISA del Lazio (Associazione Italiana per la Lotta alle Sindrome Atassiche), aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), si è vista costretta a interrompere le proprie attività riabilitative/sportive, a causa di un’Ordinanza del Comune di Castel Gandolfo (Roma), che ha disposto la rimozione di un pontile che rappresentava l’unico punto di accesso in acqua degli atleti canoisti e paracanoisti.
Dopo avere acquisito esperienze di primo livello nel settore, gli istruttori professionisti, insieme ai volontari dell’Associazione, sono stati quindi costretti a sospendere il loro lavoro quotidiano, portato avanti fino ad oggi già con molta fatica a causa della presenza di barriere architettoniche che ostacolano il raggiungimento di quel pontile, grazie al quale potevano tuttavia praticare il loro sport preferito, sia amatorialmente che agonisticamente (anche a livello internazionale).

«Viene spenta in questo modo brutale – si legge in una nota diffusa dall’AP (Associazione Paraplegici) di Roma e del Lazio – la passione di molte persone anche para e tetraplegiche, le quali hanno deciso di investire se stesse in una disciplina sportiva che, secondo ormai i più avanzati studi medico-scientifici, offre molto di più rispetto alla classica attività riabilitativa, come verranno drasticamente interrotti anche quei benefìci fisici e mentali che quotidianamente lo sport regala loro».
«È necessario un intervento urgente da parte delle Istituzioni competenti – dichiara in tal senso Daniele Stavolo, presidente dell’AP di Roma e del Lazio – perché vengano trovate soluzioni pacifiche idonee a dare continuità a questo servizio inclusivo fondamentale per la salute di tutti gli interessati, ampliando e non mortificando le opportunità di quelle realtà che offrono risposte concrete alle esigenze e alla socializzazione di chi vuole mettersi in gioco, nonostante le gravissime difficoltà vissute». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: presidenza@apromaelazio.it.

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