Il cuore dell’India si chiama Madhya Pradesh, una regione posta al centro dell’immenso territorio, un po’ come se la mano divina avesse voluto proteggerla, preservandone i tesori.
È una terra di indescrivibile bellezza, ancora poco battuta dagli itinerari turistici. Templi aggraziati, ispirati a diverse culture filosofiche, e straordinarie residenze sono testimoni di un millennio di storia gloriosa, nati dall’ingegno di architetti e artigiani, ma anche il più sperduto villaggio ha un passato che merita di essere conosciuto, con rispetto.
La natura è incantevole, le avventure del cucciolo d’uomo Mowgli nel Libro della giungla di Kipling si svolgono tra le valli e le foreste del Madhya Pradesh. Tigri, leopardi, orsi ed elefanti asiatici sono i padroni assoluti di colline lussureggianti, racchiuse nel Parco Nazionale di Bandhavgarh.
L’area forestale costituisce il 30% del territorio, e fa gola a molti. Da qui, infatti, provengono essenze legnose pregiate, tra cui la qualità di teak migliore del Paese.
Il 95% dei diamanti indiani viene estratto dal sottosuolo del Madhya Pradesh, fonte anche di carbone, ferro, manganese e bauxite. Riso, grano, cotone e legumi sono i frutti dell’agricoltura, attività che impegna il 78% della popolazione (oltre 69 milioni di abitanti).
Non mancano gli stabilimenti industriali, uno dei quali, appartenente alla statunitense Union Carbide e collocato nella capitale Bhopal, è tristemente famoso per una fuga di gas tossici che nel 1984 ha provocato direttamente o indirettamente, a causa delle complicazioni insorte a distanza di tempo, 15.000 e forse più vittime. La vicenda è raccontata in Mezzanotte e cinque a Bhopal di Dominique Lapierre e Javier Moro (Mondadori). La lettura del libro è un pugno nello stomaco, non si può rimanere con gli occhi asciutti, ma aiuta ad immergersi in questa terra meravigliosa che potrebbe essere prospera, e invece è la più povera dell’India. Incomprensibile, anche, lontana anni luce dal modo di sentire occidentale. Ma in ogni luogo, anche il più disagiato, laddove pare improbabile ottenere risultati, la speranza di una vita migliore diventa realtà, quando incontra uomini e donne disposti a rimboccarsi le maniche.
Un esempio di tangibile rinascita è ormai pienamente avviato nella parte meridionale del Madhya Pradesh. Ne è l’artefice l’Associazione CBM – la nota organizzazione umanitaria impegnata nella cura e nella prevenzione della cecità e disabilità evitabile nei Paesi del Sud del mondo – insieme ad alcuni partner locali, e al centro ha messo le persone con disabilità che abitano cinque distretti e ben 602 villaggi.
L’iniziativa, partita nel 2014, ha un nome che profuma di esotico: Progetto Spezie. Chili, coriandolo, curcuma, cumino e cardamomo sono alcuni dei prodotti delle cooperative e dei gruppi di auto-aiuto di persone con disabilità, sorti grazie a CBM, supportata dalla Missione Naman Seva Samiti che dal 1999 forma le comunità emarginate del Madhya Pradesh, per traghettarle verso l’indipendenza e l’autosufficienza.
Le profumate essenze, fondamentali nell’alimentazione indiana, insieme a farine e ceci, vengono coltivate su grande scala secondo i dettami dell’agricoltura biologica, successivamente curate, raccolte, lavorate, confezionate e vendute. Tutta la filiera viene gestita dai disabili con forte motivazione, perché fin da principio ci si è focalizzati sull’inclusione all’interno del tessuto sociale e lavorativo, particolarmente difficile per chi vive una disabilità in India, doppiamente complicato quando i soggetti coinvolti appartengono alla casta degli “intoccabili”, gli ultimi tra gli ultimi.
Circa 12.000 tra loro, con diversi tipi di disabilità fisiche, sensoriali e intellettive, sono impegnati all’interno del programma, il 95% è considerato “intoccabile”. Sono per la maggior parte uomini (66%) con meno di quarant’anni e un livello di istruzione molto basso. Il 59% è sposato, e per quanto riguarda le donne con disabilità, purtroppo la maggior parte dei matrimoni avviene senza il loro consenso e soltanto con uomini disabili. Si è formato anche un gruppo di aiuto composto da quasi 2500 persone senza disabilità, cosicché, considerando le famiglie, si raggiunge un totale di 36.000.
Partecipare equivale ad avere un lavoro, quindi la possibilità di costruirsi un futuro, di conseguenza uscire dall’emarginazione e acquisire dignità. Accanto alle attività agricole, sono sorti laboratori di cucito, ricamo, vendita di prodotti di bigiotteria e cura del corpo, finanziati dal microcredito. Si allarga così il ventaglio di opportunità e coloro che non riescono a coltivare la terra possono comunque trovare il modo per impegnarsi in qualcosa di utile e soddisfacente.
La qualità e la quantità dei prodotti non è passata inosservata alle case di produzione biologica indiane, oltre a costituire un ponte ideale tra le comunità più vulnerabili e i programmi governativi di supporto alla povertà. Anche CBM Italia e CBM Svizzera sono diventati sostenitori, e si sta valutando il modo di distribuire le spezie nel nostro Paese.
A livello internazionale, nel febbraio di quest’anno il progetto ha ricevuto a Vienna il Premio Zero Project, valutato come una delle iniziative di inclusione più innovative del mondo, capace di valorizzare i diritti delle persone con disabilità [se ne legga già ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Non rientra tra le bellezze naturalistiche, non è un pregevole manufatto architettonico della regione, ma la rete di aiuto reciproco creata dal Progetto Spezie è una delle meraviglie del Madhya Pradesh, la trasposizione concreta del proverbio indù «aiuta la barca del fratello ad attraversare e anche la tua raggiungerà l’altra riva».
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