Troppa visibilità non è nemmeno utile di fronte a chi, tutto sommato, è proprio questa che cerca. E tuttavia non possiamo non registrare quanto accaduto nei giorni scorsi a Mestre, dove il pulmino dell’ANFFAS locale (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) era stato da qualche settimana revisionato e sistemato di tutto punto. Poi, però, è arrivata la notte di Halloween e questa volta ai danni di quel mezzo – parcheggiato presso la Scuola Spallanzani, dove ha sede l’Associazione – non ci sono stati solo lanci di uova e farina, come lo scorso anno, ma alcune scritte e simboli assai più inquietanti: svastiche e croci celtiche, insieme ad altre parole offensive.
«Chi ha agito così – ha dichiarato al quotidiano “la Nuova di Venezia e Mestre” Graziella Lazzari, presidente dell’ANFFAS mestrina – non si rende conto che in questo modo ha colpito persone che non possono difendersi. Per disegnare delle svastiche su un pulmino dei disabili bisogna essere mentalmente disturbati, oppure non rendersi proprio conto di quello che si sta facendo, e in questo caso siamo di fronte a ragazzi ai quali nessuno è riuscito a trasmettere dei valori morali, non so cosa sia peggio».
Parole del tutto condivisibili, ma si può essere veramente sicuri che chi ha agito così non si rendesse conto di chi e cosa andava a colpire?
Quel che è certo è che si sta vivendo in un clima a dir poco avvelenato, dove il nostro giornale è costretto a denunciare regolarmente soprusi e azioni gravemente discriminatorie nei confronti di persone con disabilità – soprattutto intellettiva – senza tener conto di quando sono i personaggi della cultura (?) o dello spettacolo a usare linguaggi del tutto inappropriati e a farlo, purtroppo, di fronte a vaste platee televisive: gli esempi sono sin troppo recenti.
Non ci resta quindi che continuare a denunciare quanto accade, specie quando si tratta di azioni inquietanti, come quella di Mestre, sperando che questo serva a far riflettere qualche persona in più. La Storia e le sue atrocità non vogliamo nemmeno evocarle. (S.B.)