Alcuni giorni fa il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha indetto un bando [Avviso, N.d.R.] «rivolto alle scuole o reti di scuole, di cui alla legge 13 luglio 2015, n. 107, alle scuole polo per l’inclusione di cui al decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 66, ai CTS – Centri Territoriali di Supporto e ai CTI Centri territoriali per l’inclusione non coincidenti con le scuole polo per l’inclusione […] finalizzato al potenziamento delle azioni di supporto al processo di inclusione degli alunni e degli studenti con disabilità certificata, ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e con diagnosi di disturbo specifico dell’apprendimento, ai sensi della legge 8 ottobre 2010, n. 170, mediante la documentazione, la condivisione e la diffusione di metodologie, buone prassi, materiale informativo e formativo nel Portale Nazionale per l’inclusione scolastica».
Ecco dunque che dopo dieci anni di lavoro, dopo avere attivato presso ogni Centro Territoriale di Supporto [d’ora in poi CTS, N.d.R.] servizi per l’inclusione, sportelli per l’autismo, iniziative per la formazione diffusa, vengono di fatto tolti i finanziamenti annuali a queste strutture territoriali che svolgono una funzione di snodo tra le realtà scolastiche.
Dopo averne ignorato inspiegabilmente l’esistenza nella nuova normativa sulla cosiddetta Buona Scuola, ora si rimedia al tutto con un bando, una sorta di “lotteria”, dove le parole e le buone intenzioni avranno la meglio su ciò che di certo è stato svolto finora dai CTS. Si azzera tutto e si riparte e tanti auguri al vincitore.
L’importante, infatti, non è partecipare a un bando, ma vincerlo, altrimenti nessun finanziamento, nessun progetto, nessuna azione è possibile. I CTS che agiscono sul territorio nazionale sono 106. La loro forza è stata nel formare rete, nel condividere esperienze, nel mettere a frutto menti e processi. Il “premio” per chi vincerà il bando sarà di un massimo di 10.000 euro e la cifra stanziata è di 280.000 euro. Quali saranno gli esclusi? Si attiva la competizione, quando i CTS hanno lavorato sempre in collaborazione formando reti. Si attiva per i perdenti (che sono i più) demotivazione, andandola ad aggiungere alla demotivazione già fortemente presente nella scuola.
I progetti finanziati sono come “meteore” di cui quasi sempre non rimane nulla, perché finiti i finanziamenti, per avere altri finanziamenti si riparte con altri bandi. Il già realizzato cade nel dimenticatoio e si utilizzano le nuove risorse partendo da zero, spendendo nuovo tempo e persone e soldi per stendere i bandi, per elaborare i progetti, per valutarli, per selezionare… Tanti docenti si mettono a lavorare e pochi poi sono i premiati: c’è una dispersione di energie e di risorse, sono soldi spesi male.
E invece non c’è bisogno di bandi (se non saltuariamente), ma di seri impegni da parte governativa per vagliare, selezionare, controllare il lavoro che le scuole svolgono, magari con ispettori talent-scout, che individuino pratiche molto buone o insegnanti innovativi da incentivare.
Bisogna invece finanziare in maniera strutturale ciò che nell’arco del tempo si è rivelato essere un cardine funzionale e fondamentale del processo di inclusione su tutto il territorio italiano.
Ci si augura pertanto che si restituisca ai CTS il ruolo insostituibile svolto finora, attuando quanto previsto dall’ultimo comma dell’articolo 9 del Decreto Legislativo 66/17 (erroneamente aggiunto con la dicitura 2, anziché come comma 10: segno anche questo della frettolosità con cui è stato inserito…), comma aggiunto grazie alle pressioni lungimiranti del mondo della scuola e delle Associazioni. Esso infatti deve assolutamente essere inteso come riferito ai CTS e per questo si chiede al Ministero che voglia con apposita Circolare esplicitarlo e quindi emanare una specifica normativa concernente il funzionamento dei CTS, la dotazione di personale con semiesonero dal servizio e l’assegnazione di risorse materiali, nonché il collegamento dei CTS stessi con i CTI e/o Scuole Polo per l’inclusione degli Ambiti Territoriali.