«Hamdan ha 26 anni, e fa parte di undici organizzazioni, tra locali, nazionali e internazionali, quattro delle quali fondate da lui stesso. È palestinese e vuole che nella sua terra le persone con disabilità possano godere degli stessi diritti e farsi carico degli stessi doveri di tutti gli altri. Nato a Betlemme, è egli stesso persona con disabilità. Ha subito numerosi interventi chirurgici alle gambe e cammina sostenuto da un paio di stampelle».
Qualche anno fa avevamo presentato così Hamdan Jewe’i Abu Ryan, incontrandolo in occasione di una sua trasferta in Italia per seguire un corso intensivo sui diritti umani e lo sviluppo della cooperazione internazionale. In quel caso ci aveva raccontato di avere incontrato varie realtà locali del nostro Paese, alla ricerca di un partner che collaborasse alla realizzazione di un ambizioso progetto, quello cioè di creare in Palestina un centro ove offrire posti di lavoro alle persone con disabilità.
Lo avevamo poi di nuovo incontrato un paio d’anni dopo, successivamente alla sua partecipazione al documentario La stanza di Hamdan del regista italo-siriano Abdullah Al Atrash (anche quest’ultimo ci aveva rilasciato due interviste sulla condizione delle persone con disabilità in Palestina e negli Emirati Arabi Uniti).
È quindi con grande piacere che lo abbiamo ora ritrovato in Italia, ospite ieri, 14 novembre, a Napoli, della FISH Campania (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che con lui collabora in Palestina per la promozione dei diritti delle persone con disabilità, durante un incontro organizzato in collaborazione con la Comunità Palestinese di Napoli e l’Ufficio CGIL Disabilità Campania.
Partendo dunque dalla presentazione del libro Il cammino di Hamdan (Lu::Ce Edizioni; Franca Dumano dialoga con Hamdan Jewe’i; con prefazione di Luisa Morgantini), «Hamdan – come spiega Daniele Romano, presidente della FISH Campania – ha raccontato la sua storia. Una storia fatta di reclusione e sofferenza per una disabilità dalla nascita che viene vista e percepita come stigma in un mondo dove, a complicare tutto, c’è da sempre un continuo stato di guerra. A una vita oggettivamente difficile, condotta in un posto oggettivamente difficile, Hamdan sorride, disarmato e disarmante, mostrando la sua vera forza di giovane uomo che lotta per la pace». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: federhand.fishcampania@gmail.com.
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