La povertà e la disabilità a Roma

di Stefania Leone*
Nel Rapporto “La povertà a Roma: un punto di vista”, recentemente presentato dalla Caritas capitolina, c’è anche un’ampia parte dedicata alle principali criticità riguardanti le condizioni delle persone con disabilità nella città di Roma, dall’accessibilità dei servizi al riconoscimento effettivo della disabilità, dalla garanzia della vita indipendente all’insufficiente abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive, dal diritto allo studio alle difficoltà di trovare un lavoro veramente inclusivo, fino alla tutela della salute

Foto in bianco e nero di uomo in carrozzina che incrocia altre persone non disabiliLa Caritas di Roma, nell’àmbito dell’incontro di inizio dell’Anno Pastorale con l’arcivescovo Angelo De Donatis, vicario di Papa Francesco per la Diocesi capitolina, ha presentato il proprio Rapporto intitolato La povertà a Roma: un punto di vista, pubblicazione suddivisa in quattro aree tematiche (Povertà socio-economica; Integrazione; Salute-Dipendenze-Disabilità; Educazione e Cittadinanza), cui si aggiunge una rilevazione sugli utenti dei Centri d’Ascolto Caritas.
L’incontro si è svolto l’11 novembre scorso presso l’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense a San Giovanni e dopo la lectio di monsignor Angelo De Donatis e gli interventi di padre Paolo Benanti dell’Università Gregoriana e di Giancarlo Cursi dell’Università Salesiana, a presentare il Rapporto è stata Elisa Manna, responsabile del Centro Studi della Caritas Diocesana di Roma.

Era stato chiesto a Sandro Montanari, psicoterapeuta e giudice onorario minorile, e a chi scrive [Stefania Leone, N.d.R.], in qualità di rappresentante dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), un contributo da inserire nella terza parte, dedicata, come detto, al tema Salute, Dipendenze, Disabilità.
In particolare, per quanto mi riguarda, ho esposto un’analisi di scenario con un taglio esperienziale, sottolineando le principali criticità delle condizioni delle persone con disabilità nella città di Roma, mentre Montanari – nel suo testo intitolato Un possibile percorso, al di là delle apparenze – ha fornito contributi e prospettive, inquadrando il problema sotto il profilo psicologico e sociologico, con cenni anche al progetto Oltre le barriere avviato presso una Parrocchia romana [se ne legga ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.].
Nei due scritti sono state proposte alcune modalità di intervento per far fronte alle pressanti problematiche che gravano sulle persone con disabilità ed è stata altresì evidenziata la necessità di specifici correttivi normativi, volti a sopperire alle lacune istituzionali riscontrate, anche in termini di accessibilità ai servizi, di cui spesso sono costretti a farsi carico le Associazioni di settore.
Tra gli altri aspetti trattati, il riconoscimento effettivo della disabilità, la garanzia della vita indipendente, l’insufficiente abbattimento delle barriere architettoniche e senso-percettive, il diritto allo studio, le difficoltà di trovare un lavoro veramente inclusivo e la tutela della salute.
Un brano riproposto anche durante la presentazione del Rapporto sottolinea efficacemente il problema: «Sul tema della tutela della salute, la FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – ha recentemente lanciato un forte messaggio di denuncia di casi di emarginazione. Chiede un’immediata verifica e un impegno politico a chiudere e convertire quelle strutture in Italia, e in particolare a Roma, dove le persone con disabilità e gli anziani non autosufficienti vivono in condizioni segreganti e subiscono trattamenti inumani e degradanti».

Il Rapporto, per la sua complessità e ricchezza di dati e informazioni, trasmette un’anima politica alta di denuncia delle ingiustizie sociali che derivano dalle diseguaglianze e dal loro accentuarsi nella città di Roma. In tal senso è rivolto a tutti: alla Chiesa, perché raccolga universalmente la portata evangelica del messaggio Caritas; al mondo delle Istituzioni, troppo spesso distratte rispetto alle esigenze degli “invisibili”; alla cosiddetta “società civile” (opinionisti, professionisti, giornalisti, persone impegnate a diverso titolo nel sociale); e ai cittadini tutti, perché riscoprano, nei fratelli socialmente più svantaggiati, la verità del Vangelo e l’annuncio di vita che esso trasmette.
Per la redazione del documento si è scelto un linguaggio semplice, scorrevole, immediato, sostenuto dalla creatività e dall’intuizione: non c’era infatti bisogno di produrre un Rapporto fisicamente “pesante”, con centinaia di tabelle incomprensibili, né tanto meno interessava dimostrare di essere i ricercatori più bravi e più competenti.

In sostanza, la Caritas, con questo Rapporto, intende mettere a disposizione informazioni raccolte in molti anni di lavoro nel settore, che purtroppo non trovano adeguato spazio nei mezzi di comunicazione di massa: le povertà invisibili, le azioni di volontariato inimmaginabili.
Del resto, dice Caritas, «nella nostra società, nella nostra città, gli ultimi, i poveri, gli invisibili conducono la loro vita in una sorta di “universo parallelo”, che le cosiddette “persone normali” non frequentano e di cui (soprattutto i decisori e i leader d’opinione) sanno poco o nulla. Sta a noi, sta alla Caritas far incontrare l’universo dei cosiddetti privilegiati con quello degli ultimi. Non desideriamo impressionare o commuovere, desideriamo sensibilizzare. E se qualcuno dovesse sentirsi toccato sul piano emotivo non sarà necessariamente un male».

Rappresentante dell’ADV (Associazione Disabili Visivi).

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