Cesare Casnedi, che tradusse la sua fede in opere concrete

di Michelangelo Patanè e don Alfonso Giorgio*
«Un vero cristiano, impegnato a tradurre la sua fede in opere concrete a favore delle persone con problemi di vista. L’attività di cooperazione fra i popoli da lui promossa, unitamente alla sua capillare azione di educazione alla mondialità e di sensibilizzazione sullo squilibrio fra Paesi ricchi e Paesi poveri nel mondo, per una più equa distribuzione delle ricchezze, costituiscono oggi il “fiore all’occhiello” del nostro Movimento»: viene ricordato così Cesare Casnedi, non vedente lombardo, dirigente da decenni del MAC (Movimento Apostolico Ciechi), recentemente scomparso a Milano
Cesare Casnedi
Cesare Casnedi

Il 30 novembre scorso, a Milano, ha concluso il suo cammino terreno Cesare Casnedi, non vedente lombardo, dirigente da decenni del MAC (Movimento Apostolico Ciechi), Associazione di vedenti e non vedenti riconosciuta dallo Stato e dalla Conferenza Episcopale Italiana, impegnata nel servizio di promozione umana e sociale dei ciechi italiani e del Sud del mondo.

Casnedi aveva perso la vista e un braccio a causa dell’esplosione di un residuato bellico; aveva studiato divenendo docente di filosofia nei licei e impegnandosi per la diffusione della cultura fra i ciechi italiani; a tal fine aveva promosso la nascita della Nastroteca del MAC.
Dopo l’Enciclica di Paolo VI Populorum progressio del 1967, è stato uno dei principali artefici dell’attività di cooperazione fra i popoli svolta dal MAC a partire dal 1968; un’attività che, quando è sorta, era fortemente innovativa. Si superavano infatti le iniziative di raccolta fondi da inviare ad organizzazioni italiane impegnate per attività caritatevoli nei Paesi in Via di Sviluppo, e si avviava un partenariato con organizzazioni missionarie e Diocesi in Africa (prevalentemente), e in Asia, per la realizzazione di interventi progettuali volti alla prevenzione e cura delle malattie oculari e all’istruzione dei ciechi di quei Paesi.
Si cominciò con l’invio di valigie oftalmiche corredate di medicinali di pronto soccorso e di un preziosissimo manuale di oculistica tropicale, tradotto in varie lingue, che poteva essere utilizzato, in mancanza di oculisti, da altro personale medico e infermieristico. Si promosse la costruzione di scuole per ciechi e la costituzione di cooperative per la produzione di manufatti, favorendo così l’autonomia economica delle lavoratrici e dei lavoratori ciechi.

Cesare Casnedi ha realizzato a Kitengela, in Kenya, un dispensario che, sorto per le persone con problemi di vista, sta servendo tutti i malati della zona, priva di assistenza sanitaria.
L’attività di cooperazione fra i popoli da lui promossa è oggi una delle più importanti del MAC, il “fiore all’occhiello” del Movimento, e impegna i numerosi gruppi diocesani dell’Associazione in Italia, unitamente a una capillare azione di educazione alla mondialità e di sensibilizzazione sullo squilibrio fra Paesi ricchi e Paesi poveri nel mondo, per una più equa distribuzione delle ricchezze.
Nel 2001 la Regione Lombardia gli ha conferito, per la meritoria attività svolta, Il premio della pace, di cui egli non si è mai gloriato, data la sua naturale riservatezza.
È stato anche intervistato dal noto giornalista Candido Cannavò, per il suo libro E li chiamano disabili. Storie di vite difficili coraggiose stupende, che, come si legge nella presentazione, racconta sedici storie di uomini e donne con disabilità «che hanno avuto il coraggio della non-rassegnazione e raggiunto vette di eccellenza nello sport, nell’arte, nella scienza, nel sociale».

Cesare Casnedi è stato un vero cristiano, impegnato a tradurre la sua fede in opere concrete a favore delle persone con problemi di vista, e un vero lombardo di poche parole, ma di tanti fatti. Così lo hanno ricordato, durante il funerale, i sacerdoti celebranti, i numerosi amici e conoscenti che si sono riuniti attorno alla famiglia; così lo ricordano il Movimento Apostolico Ciechi e quanti lo hanno conosciuto, dentro e fuori il MAC, nel suo impegno quotidiano.

Rispettivamente presidente nazionale e assistente ecclesiastico nazionale del MAC (Movimento Apostolico Ciechi).

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