«Come italiani, quelle dichiarazioni riprovevoli non ci stupiscono. È ancora vivo, infatti, il ricordo di un ministro dell’Economia nostrano [Giulio Tremonti, N.d.R.] che si interrogava provocatoriamente su come l’Italia potesse essere competitiva “avendo in carico quasi 3 milioni di disabili”. E mantiene ancora vividi i suoi colori la copertina di uno dei settimanali più diffusi che rappresentava la persona con disabilità come un “pinocchio bugiardo”. Insomma, in quanto a “bufale” e a pregiudizi nulla abbiamo da insegnare in Europa e Oltremanica. Dagli inglesi, invece, abbiamo da imparare come si reagisce a tutto ciò».
Così Vincenzo Falabella, presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta quello che viene definito «un esempio, arrivato dalla Gran Bretagna, di come il pregiudizio verso la disabilità, e forse la malafede politica, possano contribuire alla diffusione di fake news (“bufale”), con un potenziale enorme danno per i bersagli di tali manovre».
Il fatto riguarda l’audizione di qualche giorno fa da parte di Philip Hammond, cancelliere dello Scacchiere, ovvero ministro del Tesoro del Governo inglese, che ha tentato di giustificare il basso tasso di crescita (0,1%) dell’ultimo trimestre, non trovando di meglio da fare che addossare la responsabilità di tale frenata all’immissione nel mercato del lavoro di molti lavoratori con disabilità.
«Per comprendere il contesto – si legge in una nota della FISH – va detto che negli ultimi dieci anni alcune politiche specifiche, iniziate ben prima dell’attuale Governo May, e un ripensamento dei servizi per l’impiego hanno prodotto una occupazione di circa un milione di persone con disabilità. Il gap è ancora notevole: sono occupate, infatti, il 47,6 % delle persone con disabilità inglesi (più o meno il doppio di quelle italiani) contro il 79,2% della restante popolazione in età lavorativa, ma proprio in questi giorni è stato lanciato un programma per intervenire anche su questa disparità con l’obiettivo di annullarla entro il 2020. È quasi superfluo dire che questi interventi sono maldigeriti da taluni ambienti pseudoliberisti e la subdola dichiarazione di Hammond, che contestualmente si dice orgoglioso di tali politiche inclusive, ne è la testimonianza».
«Ma abbiamo un secondo esempio dal Regno Unito – annota poi la FISH – e cioè di come dovrebbero reagire la politica e la società civile a queste dichiarazioni e pregiudizi. Infatti, nelle quarantotto ore successive alle dichiarazioni di Hammond, non c’è stata testata giornalistica che non abbia stigmatizzato la sua infelice uscita, e inoltre vi sono state decine di dichiarazioni di organizzazioni del movimento, smentite di studiosi, con numeri e cifre, e soprattutto una presa di distanza di tutte le forze politiche, compresi gli ambienti governativi».
«E del resto – concludono dalla Federazione- l’affermazione sulla presunta improduttività delle persone con disabilità non solo è da rigettare sotto il profilo etico, ma è dimostratamente un falso, numeri, cifre, storie, trend alla mano». (S.B.)
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