“Disabile = persona su sedia a ruote”: ecco ovviamente un’equazione errata, ma per la cui diffusione non è privo di colpe l’attuale simbolo dell’accessibilità in cui è raffigurato tale importante ausilio.
Una proposta alternativa, concreta e a costo zero ha sollevato una certa attenzione anche fra i Parlamentari Europei – tra gli italiani soprattutto Luigi Morgano e Brando Bonifei – in occasione del 4° Parlamento Europeo delle Persone con Disabilità, svoltosi il 6 dicembre, a Bruxelles e promosso dall’EDF, il Forum Europeo della Disabilità, insieme allo stesso Parlamento Europeo, preziosa occasione che riunisce intorno al tema dei diritti e dell’inclusione i rappresentanti delle organizzazioni delle persone con disabilità da tutta Europa, a fianco di numerosi Eurodeputati e di alti rappresentanti delle altre Istituzioni dell’Unione Europea [se ne legga già ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.].
E dunque, nell’aula gremita di delegazioni provenienti da tutti i Paesi d’Europa, dopo la prolusione di Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo e di Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF, si sono alternati gli interventi di Deputati Europei e di persone con disabilità, sempre molto brevi per consentire a tutti di parlare.
Il leggero chiacchiericcio di fondo, però, è cessato quando l’attenzione dei presenti è stata richiamata da un cartello molto colorato, apparso accanto all’oratore di turno, Giulio Nardone, sui grandi schermi posti in fondo all’aula. In tal modo, Nardone, presidente nazionale dell’ADV (Associazione Disabili Visivi) e membro del Consiglio Direttivo della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), ha potuto spiegare in un silenzio molto attento il significato di quel cartello, riuscendo a comunicare diversi concetti in un paio di minuti, pur con qualche acrobazia sintattica.
In primo luogo ha spiegato che malgrado le leggi italiane siano abbastanza complete e cogenti riguardo alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni, non sempre si provvede ad eliminare le barriere architettoniche. Ma anche quando ciò avviene per gli ostacoli fisici, come le scale e le porte strette, quasi mai i progettisti, gli appaltatori o i tecnici comunali si ricordano che le leggi prescrivono di superare anche le barriere senso-percettive, installando i segnali tattili a terra necessari alle persone non vedenti e ipovedenti per orientarsi e riconoscere i luoghi e le fonti di pericolo. In una parola, per muoversi da soli e in sicurezza, come è loro preciso diritto.
La causa di ciò è ovviamente la mancata conoscenza delle norme vigenti, ma la dimenticanza è agevolata dal fatto che all’ingresso di decine di migliaia di luoghi, soltanto per il fatto che sono privi di gradini e dotati di un bagno per disabili, viene piazzato abusivamente il cartello con la sedia a ruote che dovrebbe certificare la mancanza di ogni barriera, ma che mente – in silenzio – sulla possibilità che chi non vede possa usufruire di quella stessa struttura.
Di qui la presentazione di quel manifesto composito, realizzato dal Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, in accordo con le Associazioni, di cui Nardone ha consegnato una copia al presidente dell’EDF.
Con una grafica accattivante e colorata, il simbolo proposto intende richiamare l’attenzione su varie disabilità, disegnando ai quattro angoli una sedia a ruote, un occhio, un orecchio e un normale bastone utilizzato dalle persone anziane.
Avvicinato da alcuni Eurodeputati, il Presidente dell’ADV ha potuto specificare che il modello adottato dalle Ferrovie italiane è solo una delle possibili soluzioni e che probabilmente occorrerà interloquire con l’ONU, presso cui sembra sia stato proposto come simbolo dell’accessibilità il leonardesco Homo Vitruvianus, la figura umana stilizzata e iscritta in un quadrato e in un circolo. In realtà questo disegno dovrebbe rappresentare la perfezione dell’essere umano con le sue regole di simmetria, e quindi non sembrerebbe molto coerente con il concetto di disabilità. A parte ciò, secondo Nardone quest’ultimo simbolo – che nelle intenzioni di chi lo propone dovrebbe invitare alla “progettazione universale”, tenendo conto di tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità o disabilità – ha sicuramente un alto valore culturale, ma una molto scarsa efficacia pratica nella direzione di ricordare agli addetti ai lavori le varie problematiche di cui devono tenere conto.
Come idea progettuale, lo stesso Nardone immagina invece uno sfondo costituito dalle circonvoluzioni cerebrali, per indicare i problemi psichici e cognitivi, i quattro disegni presenti nella tavola mostrata e al centro, solo come sintesi totalizzante, l’Homo Vitruvianus.
Chissà che qualche bravo grafico non voglia dare forma a questa idea che porrebbe i progettisti nell’impossibilità di dimenticarsi dei vari aspetti del “pianeta handicap”…