Al fuoco, al fuoco!

di Gianni Minasso
«Ma l’attività da disabile non potrebbe anch’essa portare al burnout?»: se lo chiede Gianni Minasso, riferendosi segnatamente a quel processo che letteralmente “brucia”, in varia misura, gli operatori impegnati in determinate attività. E per capirlo, adatta a modo suo un questionario scientifico, in questa nuova puntata di “A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia)”, rubrica curata dallo stesso Minasso sulle nostre pagine, fatta di incursioni nel grottesco e talora nella comicità più o meno involontaria che, come ogni altra faccenda umana, riguarda anche il mondo della disabilità
Persona in carrozzina che va a fuoco (realizzazione grafica di Gianni Minasso)
“Beh… anche con il burnout c’è sempre chi esagera!” (realizzazione grafica e didascalia di Gianni Minasso)

Per i non addetti ai lavori, il Maslach Burnout Inventory potrebbe anche essere un poco noto cocktail caribico. In realtà è un serissimo questionario formato da ventidue affermazioni, alle quali bisogna rispondere utilizzando una delle sei gradazioni di riscontro della ari-poco nota Scala Likert (che, ovviamente, non è un attrezzo da imbianchini).
Ma per quale motivo bisognerebbe affannarsi a compilare questo test? Semplice: per valutare il livello di burnout (che letteralmente significa “surriscaldamento”) raggiunto da un individuo sottoposto a fattori professionali particolarmente stressanti. In genere se ne parla a proposito di mestieri logoranti, come medico, necroforo, operatore sociale, insegnante, poliziotto e… direttore dell’INPS!
Ma l’attività da disabile, dico io, non potrebbe anch’essa portare al burnout? Lo verificheremo subito grazie a un particolare stratagemma: modificare gli item originali del Maslach Burnout Inventory in una versione adatta a questo scopo.
Non sto a riportare le varie opzioni di risposta (Mai, Talvolta, Spesso eccetera), basterà leggere le affermazioni e già si potrà intuire il punto di “scottatura” a cui si è pervenuti.
Auguro buon divertimento ai Lettori (almeno lo spero).

1. (Mi sento emotivamente sfinito dal mio lavoro)
Mi sento emotivamente sfinito dal mio terapista occupazionale

2. (Mi sento sfinito alla fine della giornata)
Mi sento sfinito alla fine della prima colazione

3. (Mi sento stanco quando mi alzo alla mattina e devo affrontare un’altra giornata di lavoro)
Mi sento stanco quando mi alzo alla mattina e devo affrontare un’altra giornata di resilienza

4. (Posso capire facilmente come la pensano i miei pazienti)
Posso capire facilmente come la pensano i miei caregiver

5. (Mi pare di trattare alcuni pazienti come se fossero degli oggetti)
Mi pare di trattare alcuni assistenti sociali come se fossero degli oggetti

6. (Mi pare che lavorare tutto il giorno con la gente mi pesi)
Mi pare che fare il disabile tutto il giorno pesi alla gente

7. (Affronto efficacemente i problemi dei pazienti)
Affronto maldestramente i problemi della Vita Indipendente

8. (Mi sento esaurito dal mio lavoro)
Mi sento esaurito dalla qualità della mia vita

9. (Credo di influenzare positivamente la vita di altre persone attraverso il mio lavoro)
Credo di influenzare negativamente la vita di altre persone attraverso il mio handicap

10. (Da quando ho cominciato a lavorare qui sono diventato più insensibile con la gente)
Da quando ho cominciato ad abitare in comunità sono diventato più insensibile con la gente

11. (Ho paura che questo lavoro mi possa indurire emotivamente)
Ho paura che questa disabilità mi possa rammollire emotivamente

12. (Mi sento pieno di energie)
Mi sento pieno di apatie

13. (Sono frustrato dal mio lavoro)
Sono “frustato” (sic) dal mio badante

14. (Credo di lavorare troppo duramente)
Credo di protestare troppo debolmente

15. (Non mi importa veramente di ciò che succede ad alcuni pazienti)
Non mi importa veramente di ciò che succede alle Paralimpiadi

16. (Lavorare direttamente a contatto con la gente mi crea troppa tensione)
Fare il disabile direttamente a contatto con la gente mi crea troppa tensione

17. (Riesco facilmente a rendere i pazienti rilassati e a proprio agio)
Riesco difficilmente a rendere gli educatori rilassati e a proprio agio

18. (Mi sento rallegrato dopo aver lavorato con i pazienti)
Mi sento rallegrato dopo avere parcheggiato nei posti riservati

19. (Ho realizzato molte cose di valore nel mio lavoro)
Ho realizzato molte sedute fisioterapiche di valore nella mia vita

20. (Sento di non farcela più)
Sono sicuro di non farcela più

21. (Nel mio lavoro affronto i problemi emotivi con calma)
Nella mia patologia affronto i problemi emotivi con agitazione

22. (Ho l’impressione che i pazienti diano la colpa a me per i loro problemi)
Ho l’impressione che i normodotati diano la colpa a me per i loro problemi

E allora, com’è andata? Beh non sarà difficile intuire che i disabili degni di questo nome vivono quasi tutti in pieno burnout, perché sono esauriti, cinici e inefficienti. Ciò costituisce una realtà drammatica, ma risaputa: chi se ne sta seduto in carrozzina è spesso snervato!

Bruce Inside

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