«La ricostituzione di quel Fondo a 500 milioni, cifra raggiunta solo grazie all’integrazione da parte delle Regioni a statuto ordinario di 50.000 euro, è positiva, ma permangono ancora delle criticità che vanno risolte»: così si esprime in una nota Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto del Presidente del Consiglio che dispone il riparto per il 2017 del Fondo per le Non Autosufficienze. «Sicuramente – aggiunge – non mancano elementi degni di nota, come ad esempio l’inserimento nel casellario dell’assistenza di voci particolarmente qualificanti di rilevazione delle misure relative all’attuazione della Legge 112/16 [“Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare”, nota anche come “Legge sul Dopo di Noi” o “Legge sul Durante e Dopo di Noi”, N.d.R.] e l’aumento dal 40% al 50% della quota destinata alle disabilità gravissime, con riferimento specifico alla SLA (sclerosi laterale amiotrofica)e all’Alzheimer, ma restano dei nodi da sciogliere: aspettiamo, infatti, ancora il Piano Nazionale Triennale 2017-2019 per le non autosufficienze, espressamente previsto dal Decreto di Riparto del 26 settembre 2016, ma mai esitato: un vuoto, questo, che ha delle conseguenze».
«In particolare – sottolinea il Presidente dell’ANFFAS – mancano tutti i princìpi e i criteri per l’individuazione dei beneficiari, a partire dalla definizione di disabilità gravissima di cui all’articolo 3, nelle more della revisione delle procedure di accertamento della disabilità e con l’obiettivo di adottare una nozione di persone con necessità di sostegno intensivo, differenziato sulla base dell’intensità del sostegno necessario. E mancano anche le indicazioni per lo sviluppo degli interventi a valere sulle risorse del Fondo nell’ottica di una progressione graduale, nei limiti delle risorse disponibili, nel raggiungimento di livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale. Questo stato di cose comporta automaticamente sia il permanere di inidoneità degli strumenti utilizzati per definire la platea dei destinatari e l’assenza di efficaci sostegni da assicurare agli stessi ed ai familiari, sia il permanere di un’assenza di pianificazione con correlate difficoltà attuative da parte delle Regioni e degli Ambiti Sociali, che non hanno ancora speso e rendicontato le pregresse annualità».
«Da ultimo, ma non certo ultimo – aggiunge Speziale – attualmente vi è ancora una quota irrisoria destinata al Fondo per la Vita Indipendente e i progetti ad essa collegati sono ancora in una fase di mera sperimentazione». «Insomma – conclude – la ricostituzione del Fondo rappresenta a nostro avviso solo l’inizio di un percorso che va completato attraverso la ricomposizione della correlata spesa socio-assistenziale e socio-sanitaria, guardando anche all’indennità di accompagnamento, ai permessi lavorativi, al “Dopo di Noi”, agli assegni di cura, ai servizi e ai sostegni per l’abitare e così via, al fine di assicurare che la globalità di tali interventi disponga di adeguate risorse e sia pertanto resa pienamente esigibile. Il tutto con lo scopo di dare compiuta attuazione al progetto individuale delle persona con disabilità (come da articolo 14 della Legge 328/00), in chiave di miglioramento della sua qualità di vita e delle condizioni di inclusione, attraverso un incremento graduale e strutturale delle risorse fino a 7 miliardi». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.
Al Decreto di Riparto 2017 del Fondo per le Non Autosufficienze il nostro giornale ha dedicato nei giorni scorsi una lunga intervista con Vincenzo Falabella (a questo link), presidente nazionale della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), segnalando anche un ampio approfondimento tecnico del provvedimento (a questo link), pubblicato dal sito «Condicio.it».