Con il dentista di mia figlia Silvia – un vero mago con i ragazzi disabili che segue e cura da una vita, ancor più ora che è ufficialmente in pensione – ho un rapporto speciale fatto di stima e amicizia. Non potevo dunque sottarmi ad una sua per me singolare richiesta: tenere una lezione ad un corso di igienisti dentali all’Università di Genova.
Armato di sciarpa e piumino, nonché di una borsa molto professionale, mi reco in treno all’appuntamento, un po’ per l’inclemenza del tempo e l’altro po’ per via dell’età che scoraggia viaggi automobilistici di una certa durata con il maltempo.
Dopo un ottimo pasto a base di golosità marinare, ci rechiamo all’Università, ove ci attende una ventina di graziose aspiranti igieniste (e un unico studente maschio).
Il mio amico e mentore mi dirà poi che le ragazze sono state affascinate dalla mia esposizione da vecchio caregiver, incentrata sulle problematiche delle famiglie con disabilità, con blande connessioni all’apparato masticatorio, ma io sono propenso a credere che tale idea di fascino sia stata generato dalla buridda di stoccafisso alla genovese nonché da qualche bicchiere di buon vino.
Sia come sia, fortunatamente riesco a tenere sveglio l’uditorio per i canonici tre quarti d’ora e persino a stimolare qualche domanda.
Come regalo a tanta femminil sopportazione, distribuisco un po’ di copie (ma niente dediche!) di miei libretti sul tema. Il mio amico mi riferirà poi, bontà sua, che alcune volonterose ragazze lli hanno persino letti!
Anni fa (molti anni fa, ahimè) scrissi un articoletto sulla collaborazione spesso un po’ difficile tra professionisti e famiglie con disabilità: oggi di certo sarei meno problematico sul medesimo tema.