Forse durante una visita a Genova (magari per vedere il Museo del Mare o l’Acquario, entrambi perfettamente accessibili e fruibili), qualcuno avrà fatto due passi in porto, notando, sulla fiancata di una nave, uno strano simbolo che viene chiamato “marca di carico” [noto anche come “Occhio di Plimsoll”, N.d.R.].
Esso indica fino a quale livello la nave, una volta caricata, può immergersi e navigare in sicurezza. In fin dei conti indica assai semplicemente quanto carico può portare la nave.
Per venire a noi e alle cose che ci interessano maggiormente, potremmo adottare la marca di carico – assieme al mulo da soma – come simbolo per i caregiver che assistono persone con grave disabilità, intendendo che anche per loro deve esistere un limite alla sopportazione, cioè alla capacità di carico di lavoro.
Se invece si carica troppo il caregiver, così come la nave o il mulo, questi rischia di andare a picco come la nave caricata oltre la marca o il mulo il cui basto è troppo pieno.
In ogni caso deve o dovrebbe venir loro in soccorso la normativa: legge del mare da una parte, norme per la protezione degli animali dall’altra, ma poco o nulla per i caregiver.
Ultima cosa: tra pochi mesi si celebrerà una vittoria di cent’anni fa [prima guerra mondiale, N.d.R.]. Sarebbe bello che nei discorsi ufficiali qualche uomo politico si ricordasse – oltre che delle navi da guerra e dei muli che la guerra hanno fatto – anche dei poveri caregiver che in guerra sono sempre e ogni tanto hanno le loro piccole vittorie.