Quando ero giovane studiavo poco o niente, facevo crapule con gli amici e andavo con le ragazze. Qualche volta andavo anche in barca a vela o a pescare.
Cosa è cambiato da allora? Praticamente tutto, ma in fin dei conti saranno passati sì e no 55 anni…
In relazione allo studio, la situazione è rimasta la stessa: al massimo ora studio qualche manuale di istruzione di uno dei molti diabolici congegni di Silvia* (ventilatori polmonari, saturimetri, capnometri ecc.) o leggo svogliatamente il “bugiardino” della pastigliette che prendo per l’ipertrofia prostatica benigna.
Di crapule non si parla più da mezzo secolo e gli amici, tristissimo ricordarlo, si sono assai assottigliati per via di dolorosi eventi naturali.
Sul fronte femminile sono leggermente migliorato. Ora combatto solo con moglie, due figlie e una vispissima nipotina, che pretende spesso che le faccia fare “un giro sull’elefante”, ovvero il sottoscritto a quattro zampe sul tappeto e lei in groppa.
Quello che è rimasto del ragazzo di un tempo è lo spirito indomito, definito come incosciente dalle donne di casa, tipico della mia nuova professione che esercito proficuamente da trent’anni: il caregiver familiare.
Quello che mi manca di più? I folti capelli neri, ora radi e bianchi come la neve, il girovita contenuto, che tende a strabordare, la vista acuta, sono praticamente ipovedente, la resistenza fisica… e lasciamo perdere il resto.
Ho però acquisito alcune virtù tipiche dell’età avanzata: sono praticamente sordo alle rimostranze femminili (tecnicamente detta “ipoacusia dei toni acuti”), quasi non dormo di notte (ma assai volentieri di giorno) e accudisco Silvia da perfetto vecchio caregiver (malaccio, dicono le donne di casa), in balia dell’arcinota demenza senile.
Ah, la gioventù! Statevi giovani.
*La figlia con grave disabilità di Giorgio Genta.