Ieri e oggi l’autonomia e l’autodeterminazione delle persone con disabilità

Ha confermato pienamente le attese, presentando vari interventi di alto spessore, il convegno promosso dalla CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), nell’àmbito dei festeggiamenti per il proprio trentennale. Titolo dell’incontro, “Da segregato in casa a cittadino consapevole. L’autonomia e l’autodeterminazione delle persone con disabilità”, e una sede prestigiosa come il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, per proporre un’ampia riflessione sui cambiamenti sociali, politici e culturali degli ultimi decenni, ripercorrendo le battaglie e i risultati raggiunti

Persone della CPD in piazza a Torino per festeggiare il trentennale della propria organizzazione

Persone della CPD di Torino in piazza, per festeggiare il trentennale della propria organizzazione

Ha confermato pienamente le attese, presentando una serie di interventi di alto spessore, il convegno promosso nei giorni scorsi dalla CPD di Torino (Consulta per le Persone in Difficoltà), nell’àmbito dei festeggiamenti per il proprio trentennale, iniziativa da noi presentata a suo tempo.
Titolo dell’incontro, Da segregato in casa a cittadino consapevole. L’autonomia e l’autodeterminazione delle persone con disabilità, in una sede prestigiosa, come quella del Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, con l’obiettivo di proporre un’ampia riflessione sui cambiamenti sociali, politici e culturali degli ultimi trent’anni, ripercorrendo le battaglie e i risultati raggiunti.

A moderare i lavori è stato il regista Paolo Severini, che ha stimolato i relatori su varie tematiche, collocando il racconto collettivo sulle trasformazioni degli ultimi anni, a partire dalla situazione europea, fino ad arrivare alla vita quotidiana delle persone con disabilità.
Nel manifestare il proprio entusiasmo per il trentennale della CPD, il presidente della stessa Gabriele Piovano ne ha ricordato innanzitutto lo storico presidente Paolo Osiride Ferrero, scomparso lo scorso anno, coach indiscusso della “squadra CPD”, che ha sempre lottato per cambiare la mentalità e la cultura sulla disabilità.
Piovano ha ricordato di considerare sempre le persone con disabilità nella loro interezza, riconoscendone ogni diritto e guardando con attenzione anche a temi come quello della sessualità e dell’affettività, che ancora troppo spesso viene trascurato. Ha infine valorizzato il lavoro di rete, fondamentale per il raggiungimento di grandi risultati.

Il progresso va di pari passo con la tutela dei diritti?: è stato questo il titolo della prima sessione del convegno, durante la quale lo psichiatra e scrittore Alessandro Meluzzi ha introdotto la tematica della giornata, tratteggiando il concetto di segregazione quale idea di separazione non volontaria ma imposta, e non solo da un punto di vista fisico, ma anche psicologico e relazionale. Meluzzi ha considerato inoltre la segregazione quale «sistema con cui ognuno viene limitato nella propria possibilità di relazionarsi», evidenziando al contrario «il bisogno condiviso di sentirsi parti di una comunità».
Successivamente Giampiero Griffo, membro del Consiglio Mondiale di DPI (Disabled Peoples’ International), ha proposto un ampio excursus sulla disabilità nella storia, segnalando come per alcuni grandi personaggi la disabilità sia stata occultata dalle loro esperienze e relazioni.
Ne è un chiaro esempio Giuseppe Garibaldi, che muovendosi prima con l’ausilio del bastone, poi delle stampelle e infine della carrozzina, guardò in faccia le sfide che ne derivarono, affrontandole con intelligenza e superando i problemi con inventiva. «La società – ha dichiarato Griffo – deve garantire a ogni cittadino l’accesso a beni, servizi e diritti, instaurando una relazione tra le caratteristiche personali e l’ambiente. Se la società non è in grado di farlo, allora la persona si troverà a vivere la propria disabilità sentendosi esclusa».
Dal canto suo, Carlo Giacobini, responsabile del Servizio HandyLex.org e direttore editoriale di «Superando.it», ha raccontato il lavoro condotto in questi anni in àmbito di diffusione delle normative riferite alla disabilità, con il relativo sportello di supporto. «L’impegno – ha sottolineato – dev’essere quello di permeare tutte le procedure, per fare in modo che ogni cittadino sia una reale componente della società».
È intervenuto quindi un vero e proprio ospite d’onore della giornata, vale a dire Jorge Araya, segretario del Comitato ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, l’organismo preposto al monitoraggio dell’applicazione nei vari Stati della Convenzione ONU. «Il diritto a una vita indipendente – ha affermato tra l’altro – deve prendere in esame le scelte dei singoli in relazione a tutti gli aspetti della vita. E questo nella sfida costante di non trattare tutti in maniera uguale, ma valorizzando le “opportunità nell’impossibilità”». «Per raggiungere tale obiettivo – ha aggiunto – è necessario stabilire cornici burocratiche nel pieno rispetto dell’autodeterminazione».

Ad aprire la seconda sessione, dedicata al tema Terzo Settore, Istituzioni e Territorio: un dialogo in evoluzione, è stato Silvio Magliano, presidente del Centro Servizi Vol.To, che si è soffermato sull’importanza del ruolo delle Istituzioni nel prendersi l’impegno di vedere ogni cittadino quale opportunità comunitaria. «Per dialogare – ha ricordato – c’è bisogno di riconoscere l’altro come un soggetto che può dare qualcosa in più rispetto a quello che ognuno porta con sé. Negli anni le scintille di cambiamento sono state ottenute nel momento in cui i soggetti dialoganti si sono riconosciuti come validi interlocutori, per arrivare a soluzioni diverse ed efficaci, in un rapporto paritetico».
Claudio Foggetti, responsabile del Servizio Passepartout del Comune di Torino, ha sostenuto poi che il Comune di Torino, indipendentemente da chi lo governa, ha nella propria classe dirigente un comparto che si è sempre occupato di tutela dei diritti con passione e “vocazione”. «Si è passati dalla stagione dell’euforia ideologica – ha annotato a tal proposito – immaginando che tutte le persone con disabilità dovessero avere il diritto di fare tutto, fino alla ridefinizione di un concetto di appropriatezza. Gli Enti del Terzo Settore, per altro, vengono ancora visti come fornitori e non sempre come un importante soggetto che deve sedere al tavolo di rappresentanza, per condividere e orientare le scelte».
Quindi, Roberto Romeo, vicepresidente nazionale della FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e presidente nazionale dell’ANGLAT (Associazione Nazionale Guida Legislazioni Andicappati Trasporti), ha sottolineato l’impegno della propria organizzazione a favorire in àmbito di mobilità le stesse opportunità alle persone con disabilità, tramite un dialogo costante con le Istituzioni, per un superamento della burocrazia più rigida e una semplificazione delle procedure.
E ancora, Consuelo Agnesi, persona sorda, architetto componente del CERPA Italia (Centro Europeo per la Ricerca e la Promozione dell’Accessibilità), ha esordito raccontando con una certa dose di ironia l’esperienza tra pregiudizi e difficoltà, che ne ha segnato gli esordi nella professione.
Da anni Agnesi si occupa di progettazione inclusiva e in questo settore le persone chiedono in genere progetti personalizzati. «Per questo – ha detto – bisogna sapere ascoltare e farlo in modo empatico. Quando poi mi è capitato di progettare un sistema che consentisse di codificare tutti i rumori e gli allarmi che ci possono essere in un ambiente, mi sono resa conto che un progetto di qualità inclusiva va meglio per tutti e non solo per le persone con disabilità».
A concludere la seconda sessione è stato un video trasmesso da Brando Benifei, parlamentare europeo e vicepresidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla Disabilità, che ha illustrato come in vista anche delle prossime Elezioni Europee del 2019 le persone con disabilità dovranno poter dire la loro ed essere protagoniste. Ha inoltre analizzato come vi siano ancora diversi traguardi da raggiungere, nel campo dell’inclusività, e che per farlo «è necessario mettere in rete le buone pratiche già in atto a livello locale».

La terza e ultima sessione (Ancora figli di un dio minore nell’arte, nella cultura e nello sport?) è stata caratterizzata da un focus sull’evoluzione del ruolo delle persone con disabilità nella cultura e nello sport.
Erano presenti per l’occasione l’attrice cieca Carlotta Bisio, che da molti anni porta in scena lo spettacolo-gioco Indovina chi è il cieco sul palco, ricordando come puntualmente nessuno tra il pubblico sia mai riuscito a indovinare, identificandola come tale.
Ha spiegato poi come la volontà di superare le difficoltà e la sua “voglia di vedere” siano state una forza propulsiva che ha investito anche i colleghi attori, nel migliorare la propria attenzione nei confronti della disabilità.
A seguire, Anna Pironti, responsabile del Capo Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli, ha ricordato ancora Paolo Osiride Ferrero, come una persona di straordinaria capacità e sensibilità, in linea con l’idea che «l’arte sia uno strumento al servizio della vita delle persone». «In questa direzione – ha dichiarato – è vitale l’importanza dei laboratori con i bambini perché incontrare l’arte in tenera età educa alla polisemia, a riconoscere in uno stesso segno la coesistenza di significati diversi e molteplici». E in tal senso, l’iniziativa denominata Oper-Azione Collettiva Le parole sono importanti!, organizzata subito dopo il convegno dallo stesso Dipartimento Educazione Museo d’Arte Contemporanea di Rivoli, focalizzandosi sulle parole che riflettono i cambiamenti nella cultura della disabilità, ne è stato un esempio fattivo e concreto.

L’incontro è stato concluso dagli interventi di Patrizia Saccà, atleta di tennis tavolo, componente della Giunta Nazionale del CIP (Comitato Italiano Paralimpico) e Claudio Arrigoni, giornalista del blog InVisibili del «Corriere della Sera.it».
In carrozzina appena tredicenne, a causa di un incidente, Saccà ha saputo dimostrare, con volontà e abnegazione, come i limiti siano prima di tutto di carattere mentale e culturale. A sottolineare ciò, ha ricordato l’importanza dell’insegnamento materno, che l’ha spronata sin da subito a non “nascondersi” dietro la propria disabilità, ma a lottare e a sentirsi al pari degli altri.
Infine, Claudio Arrigoni ha tracciato il percorso intrapreso dalla cultura sulla disabilità e dalle istanze di essa, sviluppatosi tra le due guerre mondiali, in un primo tempo come cultura della riabilitazione e dell’integrazione. «In questo senso – ha affermato – lo sport è stato volano determinante per una cultura che riconosca a ciascuno le proprie abilità a seconda delle rispettive ambizioni». «E una nuova cultura – ha concluso – non può prescindere nemmeno da un uso corretto del linguaggio, che è la spia di un giusto approccio verso una persona con disabilità che, nello specifico dello sport, non va visto come un “supereroe”, ma come un uomo e un atleta capace di sacrificio e in grado di ottenere risultati». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: uffstampa@cpdconsulta.it.

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