Un nuovo importante traguardo è stato ottenuto dalla SIDIMA (Società Italiana Disability Manager), con la recente iscrizione al Registro Europeo per la Trasparenza.
«Si tratta – spiega Rodolfo Dalla Mora, presidente della SIDIMA – dello strumento che indica le organizzazioni che interagiscono fattivamente con la Commissione Europea per influenzarne positivamente il processo legislativo e decisionale, relativamente alle decisioni sulle politiche dell’Unione. Con particolare riferimento alla nostra Associazione, il Registro specifica quali sono gli interessi da noi perseguiti, ponendoci in tal modo quale interlocutore qualificato delle Istituzioni Comunitarie».
Grazie dunque a questo passaggio, la SIDIMA potrà intensificare i propri rapporti di collaborazione con le Istituzioni Europee, ma anche con i vari Paesi Membri dell’Unione, allo scopo di mettere in campo pratiche virtuose in favore e a sostegno delle persone con disabilità.
In tal senso, già il 24 maggio prossimo, Barbara Rizzi, responsabile della Commissione Rapporti Istituzionali e Internazionali della SIDIMA – alla quale vanno i più sentiti ringraziamenti di Dalla Mora per il prezioso lavoro svolto – avrà un incontro con la Direzione Generale del Commissario Europeo per il Lavoro e gli Affari Sociali, per proporre la creazione della rete europea dei disability manager e anche la disseminazione dei corsi di perfezionamento in Disability Management negli altri Paesi dell’Unione. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa SIDIMA (Salvatore Ferragina), stampa.sidima@gmail.com.
Disability manager
Si tratta di professionisti che lavorano nel campo della disabilità, figure introdotte in Italia nel 2009, con il Libro bianco su accessibilità e mobilità urbana, a cura del Tavolo Tecnico istituito tra il Comune di Parma, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e quello della Salute.
Più che una professione in sé, quella del disability manager è una “competenza aggiuntiva” che può integrare una professionalità preesistente: architetto, avvocato, assistente sociale, terapista occupazionale e così via. Il suo ruolo, quindi, può cambiare molto, anche in base ai diversi contesti di lavoro: Enti Locali, Ospedali, Aziende.
Per diventare disability manager non vi è un unico un percorso formativo, né esiste attualmente un Albo Professionale. Per alcuni anni, l’Università Cattolica di Milano ha attivato uno specifico Corso di Perfezionamento, esperienza proposta recentemente anche dall’Università del Piemonte Orientale (con sede ad Alessandria). Dal canto suo, anche la SIDIMA (Società Italiana Disability Manager) organizza e promuove occasioni formative sul tema.
Attualmente, come accennato, i disability manager sono stati assunti da Ospedali (come quello di Motta di Livenza, in provincia di Treviso), Aziende e Comuni (come Parma e Alessandria).
L’Associazione SIDIMA lavora costantemente per promuovere la conoscenza di questa figura e favorirne l’assunzione nelle diverse istituzioni.
(Notizie attinte dal sito della SIDIMA)
Disability Management
Per Disability/Diversity Management si intende un’organizzazione flessibile del rientro del lavoratore con disabilità o diversità in azienda, modulato da interventi e azioni specifiche di tipo riabilitativo, ergonomico, organizzativo, in relazione alle concrete necessità, professionalità e con i cicli produttivi aziendali.
Si tratta di un processo ormai consolidato in altri Paesi, dove numerosi studi hanno dimostrato che esso è vantaggioso per tutti gli attori in campo: prevede infatti un contenimento delle spese per i Governi; il risparmio economico e l’aumento della produttività per i datori di lavoro; una miglior protezione dell’occupazione dei lavoratori.
Teorizzato per la prima volta negli Anni Ottanta, il Disability/Diversity Management può anche più semplicemente essere definito come un modo per conciliare il diritto all’inclusione lavorativa delle persone con disabilità e dei malati cronici con le esigenze di efficienza delle imprese. Una necessità economica, dunque, ma anche un modo per soddisfare l’insopprimibile bisogno di identità e inclusione attraverso e nel lavoro.