Secondo i due terzi dei manager italiani avere dei colleghi di lavoro con disabilità determina ricadute positive su tutti i dipendenti: è uno dei dati che emergono dall’indagine promossa dall’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), da Prioritalia, da Manageritalia e da «Osservatorio Socialis» sui dirigenti d’azienda e la gestione dei lavoratori con disabilità (disponibile a questo link in versione integrale), condotta da AstraRicerche e oggetto del convegno Disabilità & Lavoro – La sfida dei manager, svoltosi a Roma, come anticipato anche dal nostro giornale, in occasione dell’avvio della partnership istituzionale tra l’AISM e la Fondazione Prioritalia.
«Il nostro obiettivo comune – ha spiegato in tale sede Mario Alberto Battaglia, presidente della Fondazione FISM, che opera a fianco dell’AISM – sarà quello di mettere in campo una serie di iniziative per valorizzare diversità e disabilità, promuovendo insieme progetti che rispondano alle necessità delle aziende e dei loro dirigenti: sviluppare cioè competenze manageriali nuove per un mondo che cambia velocemente».
«Il nostro intento di portare il contributo dei manager anche al di fuori delle aziende – ha affermato dal canto suo Marcella Mallen, presidente di Prioritalia -, per dare slancio all’innovazione sociale, esce rafforzato dalla loro gestione della disabilità come normalità, con vantaggi per la produttività e il benessere di tutti. Diffondere queste pratiche sul lavoro e contaminare prima di tutto culturalmente la società è il prossimo passo che svilupperemo insieme ai tanti nostri alleati, a partire dall’AISM».
Secondo i manager intervistati nell’àmbito dell’indagine, la presenza di dipendenti con disabilità avrebbe dunque ricadute positive e “concrete”, con i compiti distribuiti per tutti in modo più equo, gli spazi organizzati in modo più razionale, la realizzazione di interventi migliorativi in termini di arredo o illuminazione e lo sviluppo di nuove forme organizzative di lavoro, dal telelavoro allo smart working (“lavoro agile”).
A parere poi della stragrande maggioranza dei manager, avere personale con disabilità produrrebbe un impatto positivo per le stesse capacità manageriali. «Ho imparato a organizzare il lavoro in maniera più efficiente», «Ho imparato a semplificare i processi», «Ho imparato a valutare meglio le persone»: queste le dichiarazioni di alcuni di loro.
Secondo Paolo Bandiera, direttore degli Affari Generali AISM, «le aziende di oggi hanno bisogno di nuove leve per uno sviluppo sostenibile e hanno compreso l’opportunità che può derivare dall’ascoltare le esigenze dei dipendenti con disabilità: su questo terreno abbiamo costruito una serie di corsi di formazione dedicati, su temi quali la diversità come valore aziendale, la presa in carico e l’individuazione di soluzioni organizzative, le clausole di flessibilità per la conciliazione vita-lavoro, le competenze necessarie ai medici del lavoro».
«I manager intervistati – ha concluso Mario Mantovani, vicepresidente Manageritalia – hanno affermato all’unanimità che abilitare la disabilità sul lavoro è possibile e richiede un cambiamento organizzativo vantaggioso per tutti. È un’opportunità che va verso quel nuovo lavoro che serve per competere e per mettere in campo una vera e nuova managerialità, così scarsa nel nostro Paese, fatto di troppe piccole e medie imprese familiari. Una managerialità che sia in grado di coniugare i nuovi modelli di business e organizzativi con l’empowerment [crescita della consapevolezza, N.d.R.] e la motivazione dei collaboratori, per farli crescere e dare senso al loro lavoro». (S.B.)
Ringraziamo Maria Teresa Marino per la collaborazione.
A questo link è disponibile il testo integrale dell’indagine di cui si parla nella presente nota. A quest’altro link un testo di approfondimento su alcuni dei temi emersi. Per ulteriori informazioni: info@prioritalia.it.
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