Ho appreso con grande tristezza, leggendo sia la newsletter dell’Associazione L’abilità, sia «Superando.it», che l’altalena per persone con disabilità inaugurata il 21 aprile scorso ai Giardini Montanelli di Milano è stata danneggiata e al momento non è utilizzabile, perché dei genitori hanno fatto salire i propri bambini incuranti delle istruzioni e a causa del peso eccessivo l’avrebbero danneggiata.
Avevo chiesto un giorno di ferie, quel 21 aprile, per presenziare all’inaugurazione del parco giochi e accompagnare mio figlio Lorenzo, bimbo con disabilità, per fargli provare l’altalena e gli altri giochi disponibili.
Nel pomeriggio, raggiunto lo spazio dei giochi in un clima di festa e allegria, ci siamo mischiati agli altri presenti e abbiamo aspettato il nostro turno per salire sull’altalena.
Parlando con i volontari che ci hanno aiutato a posizionarci sulla pedana per provare l’ebbrezza della velocità, ho saputo di quanta difficoltà abbiano avuto fin dal mattino a contrastare commenti e aggressioni verbali da parte di genitori e bambini che «rivendicavano il diritto di salire sull’altalena», parlando di «discriminazione al contrario» verso i bambini normodotati.
Ho faticato a comprendere quello che mi raccontavano, perché non credevo che potessero esserci delle tensioni per l’uso di giochi destinati a chi è obbligato a muoversi su una sedia a rotelle; quanta gioia ed entusiasmo hanno provato i bambini i quali, usandola, avevano la sensazione di volare!
Ho anche pensato che se non utilizzata correttamente, l’altalena avrebbe potuto rompersi, e purtroppo è successo.
Nelle scuole non viene insegnata educazione civica e non tutti i ragazzi – più o meno adolescenti – comprendono quanto sia importante un bene pubblico per la collettività, dando tutto per scontato, immaginando che tutto sia facile, dovuto, e semplice da ottenere, anche l’uso di un gioco destinato a bambini che non possono usarne altri. È palpabile un’arroganza diffusa e una stupidità collettiva che spesso non vengono contrastate per impotenza, rassegnazione o paura.
Gli attacchi verso un gioco che regala felicità sono incomprensibili; l’uso non corretto, oltre che rischioso per chi ci sale, compromette il funzionamento dell’altalena, perché non è progettata per trasformarsi in giostra.
Spiegare a chi corre cosa vuol dire cercare di stare in piedi non è semplice, se non comprende che quello che per lui è normale, per altri è un traguardo impossibile da realizzarsi, e la possibilità di dondolarsi sull’altalena rappresenta la sua libertà e un diritto.
Difficile spiegare a chi non ha la sensibilità di fare utilizzare un gioco a chi ne ha diritto veramente e che non ha altre alternative, quanto sia complicato raggiungere l’unica altalena disponibile a Milano per vivere dei momenti di felicità, e quale e quanta delusione si prova per non poter fare quello che si è tanto aspettato e desiderato.
L’altalena, oltre ad essere un gioco, rappresenta una speranza. In una città europea come Milano, l’integrazione delle persone con disabilità avviene anche con l’uso di giochi specifici in spazi collettivi, che non devono essere né custoditi, né controllati, ma semplicemente usati da chi vuole, ma nel modo corretto.
L’amarezza e la rabbia per non poter far volare mio figlio sull’altalena non mi scoraggiano, diventano lo stimolo per indirizzare le mie energie affinché vengano installate altre altalene in altri parchi.
Aspettiamo che quella ai Giardini Montanelli venga riparata, per tornare ad usarla, pur sapendo che incontreremo ancora qualcuno a cui spiegare a chi è destinata, come usarla, e quanto sia importante che la ritrovi integra e funzionante la prossima volta che vorrà tornarci.
Far comprendere che la disabilità rappresenta un valore è il punto da cui partire per tracciare nuovi sentieri.