Com’è noto, ancor prima della “chiamata” del professor Giuseppe Conte da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, le due forze della futura maggioranza avevano diffuso la versione finale del loro famoso “Contratto”, ossia il programma di governo del nuovo Esecutivo targato Movimento 5 Stelle e Lega. Tale Contratto è stato anche sottoposto al voto degli iscritti, i quali lo hanno approvato quasi all’unanimità.
Entrando qui nello specifico dell’inclusione degli alunni con disabilità, al capitolo Scuola (pagine 41-42), si parla di «intervenire sul fenomeno delle cosiddette “classi pollaio”», sulle «graduatorie» e sui «titoli per l’insegnamento», ponendo particolare attenzione «al problema del precariato nella scuola», con una «fase transitoria» dedicata a «una revisione del sistema di reclutamento dei docenti», pensando a «uno stesso insegnante per gli alunni con disabilità per l’intero ciclo» e alla «formazione continua per i docenti».
Altri interventi sono inseriti in ulteriori capitoli e segnatamente in quello dedicato al Ministero per le Disabilità (pagine 31-32), ove si parla di «potenziamento dei docenti di sostegno» e di una loro «reale specializzazione», al fine di garantire «una vera inclusione scolastica ai ragazzi con necessità particolari». In tal senso, dunque, il personale docente e non docente che opera all’interno della scuola dovrà seguire percorsi specifici che – ed è questo il succo del discorso – dovranno essere individuati ai fini di favorire il miglior inserimento.
Infine si sottolinea la necessità di «un intervento culturale di contrasto ai pregiudizi sulle disabilità, assicurando che nel percorso didattico vi siano dei momenti di ascolto e incontro con la disabilità anche con il coinvolgimento delle associazioni dei disabili».
Pur apprezzando e considerando abbastanza condivisibili tutti questi punti del Contratto di Governo, chi scrive non può non evidenziarne alcune lacune, che rischiano di far rimanere quei buoni propositi sull’inclusione delle semplici enunciazioni di principio, scritte solo “sulla carta”.
Per fare un esempio, a proposito della questione del potenziamento dei docenti per il sostegno e di una loro «reale specializzazione», non viene spiegato in quale modo si voglia raggiungere concretamente tale traguardo che, a parere di chi scrive, è cruciale e strategico ai fini di una proficua inclusione degli alunni con disabilità.
Inoltre, il Contratto si dimentica colpevolmente che, solo un anno fa, l’Esecutivo uscente aveva adottato i Decreti Legislativi 66/17 e 59/17, entrambi attuativi della Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola), rispettivamente sulla promozione dell’inclusione degli alunni con disabilità e sulle nuove modalità di formazione e arruolamento anche dei docenti specializzati. Al riguardo, basterà rammentare che dopo l’adozione di quei Decreti, il 13 aprile dello scorso anno, questa complessa e delicata materia è ora disciplinata dall’articolo 12 del Decreto 66/17 (conseguimento di trentuno Crediti Formativi Universitarii sulla Didattica Inclusiva durante la frequenza della Laurea Magistrale a ciclo unico in Scienze della Formazione Primaria e superamento di un corso annuale post-lauream in Pedagogia Speciale, per la formazione e l’arruolamento degli insegnanti per il sostegno della scuola dell’infanzia e primaria) e dall’articolo 10 del Decreto 59/17 (superamento di un concorso, frequenza del nuovo percorso triennale FIT-Formazione Iniziale e Tirocinio, e partecipazione a un corso annuale in Pedagogia Speciale e Didattica Inclusiva, per la formazione e il reclutamento dei docenti specializzati della scuola secondaria di primo e secondo grado).
Non che chi scrive sia un accanito sostenitore della Legge 107/15, la cui Delega sull’inclusione ha spesso “denunciato” anche su queste pagine, sottolineandone con forza le criticità. E tuttavia, le modalità attraverso cui quel nuovo Contratto di Governo ha in animo di superarle – anche e soprattutto in relazione al centrale aspetto della specializzazione e dell’inserimento dei docenti per il sostegno – al momento sembrano francamente piuttosto incerte, vaghe e prive di una visione strategica.
In merito poi alla continuità negata agli allievi con disabilità, anche chi scrive – concordando perfettamente con il Contratto di Governo – ritiene che il Ministero abbia “dimenticato” inspiegabilmente della raccomandazione inserita nella medesima Legge della Buona Scuola che indicava di «vincolare il docente di sostegno all’intero ciclo d’istruzione dell’alunno con disabilità».
Ma anche stavolta, come sopra, la nuova maggioranza di governo nulla aggiunge su come intende perseguire tale “sacrosanto” obiettivo, per garantire agli studenti con disabilità un reale ed effettivo processo di inclusione scolastica.
Insomma, in quel Contratto di Governo, specie sulle modalità di formazione dei docenti per il sostegno, sulla continuità didattica degli alunni con disabilità e sulla “dichiarata” lotta al precariato “storico”, rimane più di qualche ombra. Senza sottacere, inoltre, che nulla viene previsto per contrastare il fatto che più del 40% degli attuali docenti per il sostegno sono supplenti e hanno incarichi precari “in deroga”.
L’auspicio è che, a differenza di quanto accaduto nel quinquennio precedente, la futura compagine di governo – anche grazie e soprattutto al coinvolgimento delle principali Associazioni di e per persone con disabilità – possa adoperarsi concretamente per ovviare a tali gravi carenze del nostro attuale sistema di inclusione.
Infatti, non bastano solo belle promesse elettorali, ma, d’ora in poi, tutti insieme dovremo lottare per rivedere finalmente i criteri degli organici dei docenti specializzati, che dovrebbero poter transitare dal presente organico di fatto a quello di diritto delle scuole, prevedendo un serio e strutturale loro piano di assunzione, attraverso appositi Concorsi.