In riferimento all’articolo apparso in «Superando.it», riguardante l’accordo tra le Associazioni di tutela delle persone con disabilità e il Comune di Torino per l’assunzione di settantacinque persone con disabilità [“Le novità di quella convenzione per l’assunzione di persone con disabilità”, N.d.R.], ritengo opportuno ricordare anche quelle Associazioni che più di tutte, per anni, hanno battagliato, sollecitando gli Assessori e gli Amministratori Comunali, affinché attuassero quel percorso condiviso che ha portato alla firma di quell’accordo.
Mi riferisco alle Associazioni aderenti al CSA (Coordinamento Sanità e Assistenza tra i movimenti di base) attive fin dagli Anni Settanta, insieme ad altre che si sono aggiunte negli anni (CEPIM Torino, Air Down, Associazione Down, Il Cerchio Aperto, Associazione X Fragile), tutte organizzazioni di tutela delle persone con disabilità intellettiva, che in ogni sede possibile intervengono affinché gli Enti e le aziende che per legge devono assumere persone con disabilità non dimentichino che molte sono quelle con disabilità intellettiva che hanno capacità lavorative, con gli stessi diritti di tutti ad essere collocate al lavoro.
Senza quest’opera capillare di pressione e sensibilizzazione, queste persone sarebbero discriminate a favore di persone con disabilità (magari fisica o sensoriale), ma con piena capacità lavorativa, molto più “appetibili” dal mercato del lavoro.
È successo, ad esempio, con una chiamata pubblica in Piemonte di alcuni mesi fa, che alcuni Enti Pubblici (in particolare ASL, Unione Montana, Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Agenzia Piemonte Lavoro ecc.) abbiano espressamente escluso dalla possibilità di adire alle loro chiamate le persone con disabilità intellettiva e psichiatrica.
Solo la Regione Piemonte – a suo tempo sollecitata dalle Associazioni di cui sopra – aveva previsto in una convenzione con la Provincia di Torino del 2014 l’assunzione di almeno otto persone con disabilità intellettiva/psichiatrica.
Non sono grandi numeri, è vero, ma stanno comunque a dimostrare che è importante l’opera di sollecitazione e sensibilizzazione che le Associazioni fanno, o dovrebbero fare, per tutelare il diritto al lavoro, non solo dei propri iscritti, ma di tutta la categoria che rappresentano.
Solo con una capillare e costante presenza sul territorio e con le idee ben chiare sui diritti che si vogliono tutelare si ottengono dei risultati. L’esempio del Comune di Torino ne è la dimostrazione e vorremmo non certo ottenere il plauso per ciò che abbiamo raggiunto grazie alla nostra testardaggine, ma nemmeno essere ignorati, perché in tal modo si ignorano i diritti delle persone con disabilità intellettiva sovente disoccupati e a reddito zero, anche se con potenzialità lavorative.
Voglio infine ricordare che è grazie ai corsi prelavorativi e FAL (Formazione al Lavoro) voluti dal CSA negli Anni Settanta e finanziati dalla Regione Piemonte, che centinaia di giovani con disabilità intellettiva hanno potuto migliorare le proprie competenze ed essere assunti in aziende ed Enti Pubblici, diventando a tutti gli effetti cittadini attivi che oggi contribuiscono al bene della società senza pesare sulle casse dell’assistenza.
Lo stesso Regolamento 307 del Comune di Torino [“Regolamento delle procedure contrattuali per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate e disabili”, N.d.R.] recepì agli inizi degli Anni 2000 molte suggestioni arrivate dal CSA, aprendo i propri bandi per l’attuazione di beni e servizi a Cooperative di tipo B e ad aziende che avevano l’obbligo di assumere anche persone con disabilità intellettiva (almeno il 7%).