Come avevamo ampiamente raccontato nell’autunno dello scorso anno, era nato da una lettera aperta inviata al Governo da due sorelle con disabilità motoria – Elena e Maria Chiara Paolini – la rete Liberi di Fare (Movimento per la vita indipendente delle persone disabili), composta da attivisti sparsi in tutta Italia.
Così l’iniziativa si presentava nel proprio sito: «Organizziamo azioni di protesta pacifica per far conoscere un’ingiustizia e un’emergenza nazionale: l’insufficienza di assistenza personale per le persone disabili che ne hanno bisogno. Chiediamo alle Istituzioni delle risposte concrete».
Ma che cosa intende esattamente Liberi di Fare, parlando di assistenza personale? «Cose come poter scendere dal letto la mattina, andare in bagno, mangiare, mettere il naso fuori di casa e andare da un punto A a un punto B e fare tutte queste cose con la stessa libertà di scelta che hanno tutti. Questi sono diritti fondamentali che un sistema di welfare deve garantire, come fa con la Sanità Pubblica o l’Istruzione. In Paesi più avanzati dell’Italia, l’assistenza è un diritto garantito dallo Stato, che quindi si fa carico dei costi per assumere degli assistenti che siano di aiuto per le azioni della vita quotidiana che la persona disabile non riesce a fare da sola a causa della sua condizione medica. In Italia, purtroppo, malgrado decenni di attivismo e dialogo con le Istituzioni, l’assistenza è un diritto che viene concesso solo a macchia di leopardo e in maniera insufficiente. Si dà per scontato che debba essere un parente della persona disabile a “occuparsene”, oppure una struttura residenziale, dove le persone disabili e anziane vengono recluse con grave compromissione delle libertà personali. Moltissime persone disabili italiane vivono praticamente agli arresti domiciliari, semplicemente perché non dispongono degli aiuti necessari per avere una vita piena e fruttuosa. Vogliamo dunque esortare le Istituzioni italiane ad investire molto più concretamente nelle politiche di welfare, per garantire un pieno diritto all’assistenza per le persone che ne hanno bisogno, garantendo fondi adeguati e continui a seconda delle necessità individuali. Per farlo, è necessario fare uscire le problematiche delle persone disabili da un mondo ristretto e settoriale per coinvolgere tutta la collettività e avere il supporto anche di chi non è direttamente coinvolto dal problema. Si tratta di una questione di diritti civili, che quindi riguarda tutti».
Agli inizi di novembre la prima azione di Liberi di Fare – alla quale aderiscono numerose organizzazioni impegnate per i diritti delle persone con disabilità – aveva portato a varie manifestazioni sincronizzate, in ben ventitré città italiane, risultato quanto mai importante, considerando anche i tempi brevi in cui il tutto era stato organizzato.
La nuova azione è ora in programma per il prossimo fine settimana, dall’8 al 10 giugno, e per essa sono già state programmate manifestazioni venerdì 8 a Ferrara, Foggia, Milano, Porto Viro (Rovigo) e Roma, sabato 9 a Bologna, Fermo, Fossombrone (Pesaro-Urbino), San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) e Torino, domenica 10 a Cupra Marittima (Ascoli Piceno), Montecchio di Vallefoglia (Pesaro-Urbino), Porto San Giorgio (Fermo) e Senigallia (Ancona). Ma l’elenco (se ne legga nel dettaglio a questo link) è in continuo aggiornamento e coloro che lo vorranno potranno ancora promuovere un’iniziativa nella propria città.
In tali occasioni, come accadrà ad esempio a Bologna, tra persone con e senza disabilità, vi saranno anche delle carrozzine vuote, a simboleggiare chi non riuscirà a partecipare e ad uscire di casa quanto vorrebbe, a causa appunto della mancanza di assistenza. (S.B.)