Spesso, a buona ragione, ci si lamenta sull’utilizzo intensivo dei vari modi di dire: scontati, superficiali, ipersfruttati, impiegati a sproposito… C’è di che far inorridire fior di linguisti. Eppure basta dar loro una piccola rinfrescata nella “catinella della disabilità” ed ecco che queste locuzioni tornano in vita riprendendo nuovo vigore.
La struttura del seguente “risciacquo” sarà: modo di dire + spiegazione ufficiale + postilla di una persona con disabilità. Buona lettura (e mi raccomando, non vi addormentate!).
Abbaiare alla luna
Far cosa inutile, senza ragione e senza effetto, in analogia coi cani che di notte latrano alla luna piena.
Come noi quando, davanti a un assessore ai Trasporti non udente, chiediamo di far rispettare il nostro diritto alla mobilità.
Bestia nera
Persona o argomento il cui solo pensiero o menzione basta per suscitare ira, odio o timore.
Come la corretta mobilizzazione dei disabili ricoverati, per il personale sanitario delle italiche strutture ospedaliere.
Contare quanto il due di briscola
Valere nulla, essere l’ultima ruota del carro, poiché il due, a briscola, è la carta che serve di meno.
Come la validità delle medicine alternative. Tutte, indistintamente.
Discutere sul sesso degli angeli
Al pari dei teologi bizantini che avevano i turchi alle porte, dibattere su cose oziose perdendo tempo inutilmente.
Come elencare i motivi per convincere il nostro testardo fisiatra che, dopo dieci anni dall’ultima prescrizione, è giunta l’ora di cambiare la carrozzina.
Elementare, Watson
Dai romanzi di Conan Doyle, si dice commentando la spiegazione (spesso tutt’altro che elementare) di una faccenda oscura e complicata.
Come rispondiamo sarcasticamente a chi ci chiede lumi sull’iter preciso da seguire per accedere a una qualsiasi agevolazione fiscale prevista per noi disabili.
Factotum
Si definisce così, spesso ironicamente, chi per eccessivo zelo o remissività vuole o è costretto a occuparsi di tutto.
Come vorremmo fossero (e non lo sono mai) i nostri badanti (connazionali, comunitari ed extracomunitari).
Gettare la spugna
Dal mondo del pugilato: ritirarsi da un’impresa, dichiararsi vinto per evitare una brutta sconfitta.
Come bisognerebbe fare invece di cercar di spiegare al normodotato di fronte a noi, per l’ennesima volta, la stupidità del definirci “diversabili”.
Habemus papam
Pomposa e beffarda osservazione riservata a una nomina o a un’elezione.
Come, dopo mesi di sterile attesa, accogliamo l’arrivo della nostra nuova (e goffa) insegnante di sostegno.
Il fine giustifica i mezzi
La cinica massima machiavellica sul ritenere un certo atteggiamento al di sopra della morale comune.
Come la pensano, in tutta semplicità, i falsi invalidi.
Lapalissiana
Lo è una considerazione superflua, tanto è evidente il fatto affermato.
Come dichiarare che i Sibling, i fratelli o le sorelle delle persone con disabilità, soffrono spesso di scompensi psicologici.
Mettere i puntini sulle i
Chiarire una data questione, parlare senza riguardi.
Come spiegare a un normodotato dove potrebbe mettersi la resilienza che ci ha appena consigliato di utilizzare contro il nostro handicap.
Non ci piove
Espressione adoperata nel linguaggio familiare a proposito di un fatto assolutamente sicuro, al riparo da spiacevoli sorprese.
Come l’affermazione che «I terapisti occupazionali sono quelle figure professionali con le quali e senza le quali i disabili restano tali e quali».
Odore di bruciato
Lo si percepisce allorquando un insieme di segnali o un’atmosfera particolare fanno presagire la presenza di un inganno o di un pericolo.
Come sentiamo distintamente nel momento in cui, dal Ministero delle Politiche Sociali, ci garantiscono un maggiore impegno nei confronti dei portatori di handicap.
Pochi, maledetti e subito
Meglio un pronto incasso, seppur modesto, che l’incerta speranza di un più lauto guadagno di là da venire.
Come bofonchia il 99% di noi riscuotendo l’indennità di accompagnamento.
Qui si fa l’Italia o si muore
Frase di Garibaldi menzionata per spronare all’azione, ricordando l’importanza della posta in gioco.
Come borbotta fra sé e sé un disabile in emergenza quando entra di corsa in un bar sperando di trovare un bagno accessibile (e possibilmente sgombro e pulito).
Rompere l’anima
Lo stesso che seccare, infastidire.
Come fa chi ci vuole convincere che le Paralimpiadi sono l’acme nella vita di un tapino seduto in carrozzina.
Sesto grado
È il massimo grado di difficoltà nell’alpinismo con cui, per estensione scherzosa, si definisce un’impresa ritenuta ardua, se non irrealizzabile.
Come tentar di ottenere la Vita Indipendente oppure – se già la si ha benché anemica – conquistarsi un piccolo aumento.
Tour de force
Francesismo indicante uno sforzo intenso, a carattere eccezionale.
Come la farraginosa prassi burocratica per richiedere la 104.
Uovo di Colombo
La cosa più ovvia, la soluzione semplice e geniale a cui però nessuno aveva pensato.
Come l’improvvisa scoperta del solone di turno che pontifica sull’importanza della nostra qualità di vita.
Vittoria di Pirro
Si dice di un successo effimero che reca più danni che vantaggi, presupposto di una definitiva sconfitta.
Come dovrebbe essere giudicata, dal nostro punto di vista, ogni nuova uscita del Nomenclatore Tariffario.
Zampino del diavolo
Intervento, intromissione o imprevisto che rischia di compromettere l’esito di un progetto, un affare o un lavoro.
Come andrebbe definito il guasto meccanico alla pedana del mezzo attrezzato, proprio mentre stiamo per andare al concerto di Jovanotti.
Giudy Tono
Nella colonnina qui a fianco a destra, riportiamo l’elenco dei vari contributi di Gianni Minasso pubblicati da «Superando.it», per la rubrica intitolata A 32 denti (Sorridere è lecito, approvare è cortesia).