Per una scuola realmente inclusiva anche nei fatti

di Gianluca Rapisarda*
«Nonostante le recenti norme sull’inclusione - scrive Gianluca Rapisarda - e nonostante il Contratto di Governo del nuovo Esecutivo, permangono alcune lacune, sia sulla specializzazione dei docenti, sia sulla continuità didattica, che rischiano di far rimanere sulla carta ogni buon proposito. L’auspicio è dunque che il nuovo Governo affronti una questione delicata come quella dell’inclusione scolastica con una visione organica, con azioni di sistema e a lungo termine e, soprattutto, applicando una volta per tutte nei fatti i princìpi della nostra avanzata e invidiata legislazione inclusiva»
Aula scolastica molto affollata
Un’aula scolastica sin troppo affollata

Chi scrive si dichiara davvero contento e soddisfatto della nomina nei giorni scorsi a Sottosegretario alla Famiglia e alle Disabilità del “nostro” Vincenzo Zoccano [Zoccano è persona con disabilità visiva, N.d.R.], con la convinzione che la lungimiranza, la passione e la competenza che ne hanno sempre caratterizzato l’attività da Presidente del FID (Forum Italiano sulla Disabilità) e della Consulta Regionale delle Associazioni di Persone Disabili e delle Loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia, contraddistingueranno pure questa sua nuova prestigiosa “avventura”, contribuendo a rendere più concreta l’esigibilità dei nostri diritti.
Di sicuro i problemi non gli mancheranno: inclusione scolastica, “Dopo di Noi” e vita indipendente, pensioni di invalidità, accessibilità anche digitale, diritto al lavoro, fondi per la non autosufficienza e riconoscimento dei caregiver sono solo alcuni dei temi più caldi, cui Zoccano dovrà cercare di dare tempestive ed efficaci risposte già durante questa “rovente” estate.

Quale esperto di inclusione scolastica, ad esempio, chi scrive non può non rammentare a lui e ai neoministri all’Istruzione, all’Università e alla Ricerca Marco Bussetti e alla Famiglia e alle Disabilità Lorenzo Fontana che, nonostante il recente Decreto Legislativo 66/17 sull’inclusione, attuativo della Legge 107/15 (cosiddetta La Buona Scuola), le testimonianze dirette dei ragazzi con disabilità e dei loro genitori e la nostra quotidiana esperienza sul campo ci fanno purtroppo registrare il persistere delle solite annose carenze dell’attuale modello di inclusione.
D’altra parte, anche da un’attenta analisi del Contratto di Governo del nuovo Esecutivo, emergono, a mio parere, alcune lacune, sia sulla specializzazione dei docenti, sia sulla continuità didattica, che rischiano di far rimanere quei buoni propositi delle semplici enunciazioni di principio, scritte solo sulla carta.

È certamente ineccepibile voler promuovere e fornire ai docenti per il sostegno e a quelli curricolari una più adeguata e specifica formazione sulla pedagogia speciale – che comunque andrebbe resa obbligatoria – ma questa, da sola, non basta e stanti così le cose e senza grandi novità all’orizzonte, temo che neppure la tanto decantata riforma del sostegno dello scorso anno e il Contratto di Governo muteranno il “circolo vizioso” in cui è attualmente avviluppato il nostro sistema inclusivo.
Entrambi, infatti, continuano ad insistere colpevolmente solo sulla centralità del docente di sostegno, anziché garantire agli alunni con disabilità un “sostegno diffuso” in tutto il contesto, che è invece la logica che sta alla base dell’autentica cultura dell’inclusione. Prova ne è il fatto che sia il citato Decreto 66/17, sia il Contratto di Governo si sono incredibilmente scordati dei Centri Territoriali per il Supporto (CTS), di cui al contrario auspicheremmo l’indispensabile rafforzamento.

In merito poi alla continuità negata agli allievi con disabilità, chi scrive, concordando con il Contratto del nuovo Governo, ritiene che, con il Decreto 66/17, il Ministero abbia “glissato” inspiegabilmente sulla raccomandazione inserita nella stessa Legge della Buona Scuola, che indicava di «vincolare il docente di sostegno all’intero ciclo d’istruzione dell’alunno con disabilità». Ma anche in questo caso, come sopra, nel programma della nuova maggioranza di governo nulla si aggiunge su come intende perseguire tale sacrosanto obiettivo, per garantire agli studenti con disabilità un reale ed effettivo processo di inclusione scolastica.
A mio parere, per sortire questo importante traguardo, si dovrebbe procedere a una radicale revisione dei criteri di formazione dei docenti per il sostegno (il 47% dei quali, tra l’altro, risulta essere “in deroga” e spesso non specializzato), facendoli finalmente transitare dall’organico di fatto a quello di diritto, e prevedendo per loro un piano strutturale e straordinario di assunzione.
Senza trascurare, infine, che il non più rinviabile riconoscimento del profilo dell’assistente alla comunicazione – che la Conferenza Stato-Regioni tarda ancora immotivatamente ad adottare e su cui anche il Contratto del nuovo Governo tergiversa – inficia ulteriormente una presa in carico globale da parte del contesto dei nostri ragazzi, compromettendone non poco l’inclusione nella scuola “di tutti e di ciascuno”.

Pertanto, l’auspicio è che – grazie anche al nostro contributo e al nostro fattivo e sinergico coinvolgimento – il nuovo Governo possa affrontare una questione delicata come quella dell’inclusione scolastica con una visione organica, con azioni di sistema e a lungo termine e, soprattutto, applicando una volta per tutte nei fatti gli innovativi e civilissimi princìpi della nostra avanzata e invidiata legislazione inclusiva.

Direttore scientifico dell’IRIFOR (Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione) dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) (direttorescientifico@irifor.eu).

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