La disabilità e le 5.426 parole: Ministero sì, no, forse, boh!

di Andrea Pancaldi
Erano state esattamente 5.426, le parole dedicate alla disabilità nei programmi dei vari partiti, prima della tornata elettorale del 4 marzo. Poi è arrivato il Governo, e con esso il Ministero per la Famiglia e le Disabilità, rispetto al quale Andrea Pancaldi ha navigato in rete per circa cinque settimane, cercando le opinioni espresse su questa novità, da parte di persone con disabilità, familiari, associazioni, politici, giornalisti e altri operatori. Il risultato è l’approfondimento che qui presentiamo

Omini di vari colori, con un fumetto senza parole sopra la testaÈ un tema complicato ragionare sul Ministero per la Famiglia e le Disabilità varato dal Governo 5 Stelle-Lega, perché solo il tempo ci dirà in quale direzione andremo. Personalmente mi lascia più perplessità che entusiasmi e ne ho già scritto prima del voto sulle pagine di questo sito, con motivazioni riprese anche da altri, e anche con accenti diversi, in commenti successivi al voto e al varo del Contratto di Governo.
Abbiamo navigato in rete e spulciato la rassegna stampa per circa cinque settimane, indicativamente dal 17 maggio al 25 giugno, e ci siamo soffermati soprattutto sui contributi specifici in tema di Ministero delle Disabilità, tralasciando quelli – infiniti – che si limitavano a qualche accenno dentro a commenti più complessivi sul nuovo Governo e sul relativo programma e quelli (salvo che ci fossero annotazioni approfondite), dedicati anche alla questione Ministero, ma soprattutto alle polemiche dopo le dichiarazioni  del ministro Lorenzo Fontana sulle famiglie omosessuali, tema che finiva per trainare, nei pro e nei contro, anche le valutazioni sugli aspetti legati alla disabilità.
Nel corso del tempo si è allargato il parco dei commentatori, limitato nei primi giorni alle sole forze politiche e alle grandi sigle associative, poi apertosi agli esperti e infine anche alle Associazioni più piccole, a singole persone con disabilità e ad altri protagonisti e realtà della scena della disabilità (categorie professionali e altri).

Antefatto
Ma per inquadrare meglio le cose che si leggono, è necessario fare alcune premesse e ritornare a prima del Contratto di Governo e dell’esito delle urne.
Prima premessa: la disabilità, molto o poco, è stata oggetto dei programmi dei vari partiti prima della tornata elettorale del 4 marzo. Alla disabilità, infatti, negli otto programmi elettorali consultati, sono state dedicate complessivamente 5.426 parole, di cui 425 dal Movimento 5 Stelle (7,8%), 829 dal Partito Democratico (15,3%) e ben 2.765 dalla Lega (51%).
Basterebbe questo dato a delineare il quadro dell’investimento leghista in materia, con due annotazioni: i contenuti del programma, molto articolati rispetto agli altri, pur mantenendo una sostanziale genericità, sono – a parte alcuni passaggi che destano perplessità anche notevoli – in larga misura condivisibili, pur non introducendo particolari novità nel dibattito (ritorneremo, comunque, su questo aspetto).
La seconda annotazione è che nel programma elettorale della Lega non si parla di istituire un “Ministero per i Disabili”, ma di nominare un Sottosegretario con delega a questo ruolo e funzioni di raccordo tra tutti i Ministeri in materia. È stato solo a dieci giorni dal voto che Salvini, su «la Repubblica» prima e da Mentana su La7 poi, ha annunciato il Ministero per la Disabilità. Tant’è che tuttora il programma elettorale della Lega online riporta ancora, alla pagina 56, l’indicazione del Sottosegretario. Un cambio di programma (…appunto) su cui nessuno obietta, tant’è che lo stesso Mentana scivola su un commento un po’ stereotipato dicendo «…nessuno avrà il coraggio di criticare questa proposta!».

Seconda premessa: Quello che “tecnicamente” c’era da dire sulla parte dedicata alla disabilità nel Contratto di Governo (Punto 16, Ministero per le Disabilità, pp. 31-32) è già stato detto dal puntuale intervento di Carlo Giacobini in questo giornale, a cui si sono aggiunti, nei giorni successivi, sempre su queste pagine, gli interventi di Salvatore Nocera, sul rischio di creare politiche “a parte” e su possibili rischi e potenzialità dell’intreccio con la Famiglia e di Gianluca Rapisarda sui limiti del Contratto in tema di inclusione scolastica.
Sostanzialmente le richieste di impianto tecnico politico che si richiedono al nuovo Governo sono quelle di mantenere al centro dell’orizzonte l’ossatura concettuale della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e quindi il Programma di Azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, licenziato dall’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità, che i precedenti Governi avevano in larga misura disatteso (ricordiamo che dalla Conferenza Nazionale di Torino 2010 a quella di Firenze 2016, passando per Bologna 2013, le tematiche discusse sono rimaste più o meno quelle); di mantenere e potenziare i luoghi di interlocuzione già esistenti tra Associazionismo e Governo; di correlare famiglia e disabilità su politiche di reale sostegno, in termini di servizi più che di soldi; di recuperare le numerose “amnesie” su provvedimenti auspicati, ma che nella realtà esistono già (clamoroso lo scivolone su ISEE e pensioni di invalidità).

Terza premessa: il rischio di un “Ministero anche per il consenso”, di una delega anche vetrina, dopoché, a parole e nei fatti, dentro la logica della campagna elettorale permanente, si annuncia di voler “picchiare duro” su altre facce dell’emarginazione sociale legate ai temi della sicurezza: fuori gli immigrati/scontro con le Organizzazioni Non Governative (ONG); niente misure di esecuzione esterna della pena, ma solo lavoro in carcere per i detenuti: abbassare l’età imputabile per i reati commessi da minori, fissata ora a 14 anni; togliere la patria potestà a rom e sinti, se non mandano i figli a scuola… Insomma dopo tanta “fermezza” e piglio punitivo, una “ventata di bontà” con qualcuno ci vuole…
Molti ricorderanno le tante immagini TV di Papa Francesco che si sofferma con la gente nelle varie occasioni di incontro. Gli abbracci ai bimbi che i genitori gli tendono, le carezze alle tante persone con disabilità, immagini che hanno molto colpito e contributo all’affetto e alla stima che circonda il Pontefice. Il mondo della disabilità, se visto solo nella sua duplice versione di “mondo della sofferenza”, da una parte, o “dell’eroismo”, dall’altra, è mediaticamente spendibilissimo.
Gli “eroi delle Paralimpiadi” ci suggeriscono tonno e società elettriche in TV con un linguaggio “smart”; tutti siamo d’accordo che con un gradino ci vuole uno scivolo dentro un discorso pubblico sulla disabilità che enfatizza al giorno d’oggi soprattutto i temi dell’accessibilità. Con la disabilità pare che si possa parlare alla pancia e alla testa assieme, con i “brutti, sporchi e cattivi” il discorso è diverso, e qui, se si vuole parlare anche alla testa, tutto diventa apparentemente molto più complicato e non adatto ai tempi e modi della TV e dei social.

I commenti sul Ministero
Fissati i paletti alla luce dei quali, almeno a mio parere, possono essere letti i commenti che andiamo a presentare, una prima annotazione è che possono essere tutti ricondotti a cinque possibili categorie:
° commenti di assetto delle politiche (ovvero i contenuti si articolano attorno alle varie tematiche e filoni culturali della disabilità);
° commenti identitari (del tipo «il nostro Ministero»; «finalmente un’attenzione tutta per noi»);
° commenti legati alle pubbliche relazioni/istituzionali (di sostanziale augurio di buon lavoro al Ministro);
° commenti sulla relazione famiglia/disabilità (che è l’identità del Ministero);
° raccordo con altri scenari sociali del Contratto.

Alcuni dati sul lavoro svolto
L’analisi di quanto pubblicato in tema di Ministero per le disabilità è stata svolta in rete, come detto, tra il 17 maggio e il 25 giugno. In questo lasso di tempo l’attenzione al tema è stata variabile sia qualitativamente che quantitativamente. Se n’è parlato dopo la pubblicazione del Contratto di Governo per un paio di settimane, poi black out in coincidenza col varo del Governo Conte prima, del “caso Aquarius” poi (e di casi “minori” legati alle dichiarazioni di esponenti governativi su rom, vaccini, furbetti del cartellino…). Si ritorna a parlarne, in parte, con l’incontro del 19 giugno tra il ministro Fontana e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità), per poi tornare ad un tema fuori dall’agenda politica nell’ultima settimana.
Complessivamente abbiamo trovato ed esaminato una cinquantina di articoli, con le caratteristiche già prima ricordate, di cui un po’ più di una trentina espressamente dedicati a commenti sull’istituzione del Ministero e gli altri a un primo ritratto del ministro Fontana (fortemente influenzati dalle sue dichiarazioni sulle famiglie omosessuali), del sottosegretario Vincenzo Zoccano (persona con disabilità, esponente dell’UICI-Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, candidato non eletto con il Movimento 5 Stelle) e all’incontro tra il Ministro e la FAND.
Tutti articoli online, e pertanto è possibile che siano usciti altri contributi solo a stampa, in particolare sui quotidiani, ma non resi disponibili online. Per la stampa associativa cartacea e per le riviste di politiche e servizi sociali è ancora troppo presto; se ne riparlerà come minimo dopo l’estate.

Chi prende (o a chi viene data) la parola negli articoli? Complessivamente si leggono 59 dichiarazioni ascrivibili a 5 categorie di persone che in alcuni casi si sovrappongono (ad esempio una persona con disabilità che è anche un politico o un esponente di Associazione o un giornalista. O ancora un politico che è anche genitore di disabile): 22 interventi di persone con disabilità, 21 di familiari o esponenti associativi (in larga misura vengono riprese le dichiarazioni dei Presidenti di FAND, FISH-Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, ANFFAS-Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), 8 interventi di operatori o rappresentanti di organismi professionali, 5 di politici e 3 del giornalista estensore dell’articolo.
I commenti sono così articolati attorno alle 5 categorie prima citate: assetto politiche/servizi 33; identitari 6 (tutti ad opera di persone con disabilità); pubbliche relazioni 4 (operatori e organismi professionali); intreccio tra famiglia e disabilità 6 (4 favorevoli, 1 contrario, 1 neutro).
Dividendo in modo manicheo tra favorevoli, contrari e…. astenuti, la “classifica” è questa:
° favorevoli 16 (4 disabili; 8 associazioni; 3 operatori; 2 politici);
° contrari 22 (11 disabili; 9 associazioni; 1 operatore; 3 politici; 1 giornalista);
° astenuti 11 (8 disabili; 3 operatori; 1 associazione).

Alcune possibili sottolineature
Questo viaggio sui pareri online non ha ovviamente nulla di scientifico, ma qualche annotazione si può fare, in parte abbastanza prevedibile:
– Le persone con disabilità, intese come singoli, parrebbero avere un atteggiamento più critico rispetto alle loro organizzazioni un po’ più attendiste. Interlocutorio/disponibile il mondo delle professioni. “Pareggio” tra i politici.
– Le due grandi Federazioni di Associazioni italiane (FAND e FISH) seguono un loro stile consolidato: da subito disposta a collaborare con i Governi e con toni un po’ più identitari la FAND, più attendista e indirizzata ad entrare nel merito dei contenuti e con toni meno identitari la FISH.
– Il Ministro Fontana sconta sulla disabilità in parte i commenti avvenuti a seguito delle dichiarazioni sulle famiglie omosessuali (anch’esse ovviamente afferenti all’ambito della “diversità”) e al limite di venir fatto coincidere, in tema di disabilità, all’aspetto delle sole barriere architettoniche… un po’ scontato.
– Nei pezzi esaminati c’è da dire che si assiste spesso, da parte dei giornalisti (quando l’articolo non è solo dedicato a pareri di altri), a tentativi di collage da altri articoli sommati a lunghe file di dati su quanti siano e quali caratteristiche presentino le persone non autosufficienti in Italia. Insomma su questo aspetto si rileva una certa impreparazione della stampa, quando deve parlare di politiche e non di personaggi (“eroi” o “vittime”) con disabilità.
– Una nota positiva è l’assenza quasi totale di elementi di polemica (e qui il pensiero corre a quanto detto in tema di spendibilità mediatica della disabilità per una sua apparente “ovvietà” e per la sua “apparente” essenza di tematica estranea alla dimensione dello scontro). Solo qualche stoccatina da sinistra al Ministro sull’eventualità di disabili immigrati o gay.
– Una nota negativa è invece la mancanza assoluta – anche da parte di chi critica l’istituzione del Ministero – di commenti riferiti alla quinta categoria sopra citata, ovvero quella del raccordo con altri capitoli del Contratto Lega/Movimento 5 Stelle, che non ne registra nemmeno uno. La specificità del Ministero e del capitolo ad hoc sulla disabilità nel Contratto di Governo ha funto da elemento catalizzatore, mentre, ovviamente, un’analisi complessiva del Contratto (e della relativa presenza della disabilità tra le righe) potrebbe portare a una visione più globale, anche tra chi sottolinea i possibili rischi di un Ministero ad hoc.

A questo link è disponibile l’elenco dei 53 link consultati da Andrea Pancaldi, per l’elaborazione del presente approfondimento.

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