Condivido e sottoscrivo quanto dichiarato su queste stesse pagine da Francesca Palmas della Federazione Italiana ABC (Associazione Bambini Cerebrolesi), a proposito dell’accordo siglato il 26 giugno scorso tra il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e le organizzazioni sindacali, in vista delle assegnazioni per il prossimo anno scolastico.
Anche a chi scrive, infatti, sembra abbastanza chiaro che «ancora una volta, in materia di disabilità, ciò che guiderà sarà il diritto del lavoratore (sacrosanto, beninteso!), ma non quello dell’alunno, ad avere riconosciuto il proprio diritto allo studio».
Nel prossimo anno scolastico – in base alla suddetta intesa tra il Ministero e i Sindacati della scuola – l’assegnazione avverrà in via residuale sui posti disponibili autorizzati in deroga, in organico di fatto, e dopo i necessari accantonamenti, per garantire il contingente delle nomine annuali dei precari con titolo di sostegno (sia delle graduatorie ad esaurimento, sia delle graduatorie d’istituto) e il contingente delle immissioni in ruolo.
Dunque, se fino a ieri i docenti di ruolo senza titolo di specializzazione non potevano chiedere le assegnazioni provvisorie su posto di sostegno, da oggi il docente sprovvisto di titolo di specializzazione sul sostegno, in subordine e in via derogatoria e straordinaria, può ottenere il ricongiungimento per un anno anche su un posto di sostegno, purché «stia per concludere il corso di specializzazione su sostegno o abbia svolto almeno un anno di insegnamento su posto di sostegno, anche con un contratto a tempo determinato».
In pratica, anche per l’anno scolastico che verrà, il Ministero continuerà a ricorrere a un numero “spropositato” di docenti non specializzati, per coprire i posti sul sostegno che risulteranno vacanti nel prossimo mese di agosto.
La verità è che il Ministero, nel mese di aprile di ogni anno (e anche l’aprile scorso non ha fatto eccezione), quando cioè dev’essere conteggiato l’organico di diritto (il numero dei docenti necessari per l’anno successivo), preferisce sottostimarlo e calcolarlo in difetto rispetto alle esigenze effettive, al solo fine di risparmiare, evitando dunque di aumentare le immissioni di insegnanti di ruolo. La conseguenza di questa condotta non del tutto ineccepibile è che, quando tra un mese si faranno i conti reali, anche per il futuro anno scolastico i nodi verranno tristemente al pettine e i vari Uffici Scolastici Regionali si troveranno costretti ad integrare l’organico di diritto con quello “di fatto”, coprendo le migliaia di esuberi e di posti liberi, prima con le assegnazioni provvisorie (incarichi annuali attribuiti ad insegnanti titolari che chiedono il riavvicinamento) e poi con la “deroga” a supplenti con contratto a tempo determinato che, cosa ancor più grave, nonostante il recente accordo sindacale, in entrambi i casi, saranno ancora una volta senza titolo di sostegno.
Come dire che la precarietà, l’emergenza e l’eccezione la faranno ancora da padrone e solo per gli alunni con disabilità continueranno a rappresentare la regola “fissa” della loro mancata inclusione.
Sono quattro, invece, a mio modesto avviso, i presupposti necessari e ineludibili, senza i quali risulterà impossibile assicurare la tanto declamata continuità didattica agli allievi con disabilità:
1. Un piano di formazione obbligatorio sulla Didattica Inclusiva e sulla Pedagogia Speciale per tutto il personale scolastico in servizio.
2. La modifica dei criteri di costituzione degli organici dei docenti specializzati a livello nazionale, con il loro passaggio dall’organico di fatto a quello di diritto.
3. Un piano di assunzione “a lungo termine” di docenti per il sostegno.
4. L’obbligo del docente specializzato di seguire l’alunno per il suo intero segmento d’istruzione (infanzia, primaria e secondaria di primo e secondo grado).
Ebbene, credo che solo confrontandoci “a viso aperto” sulle quattro condizioni “strutturali” di cui sopra con il nuovo ministro Bussetti e con il mondo sindacale, attuandole poi concretamente, sarà possibile garantire pienamente il diritto all’inclusione scolastica degli alunni e degli studenti con disabilità del nostro Paese.