Quando sono a scuola, i bambini e i ragazzi con disabilità sono tutelati nel loro diritto allo studio? Se sono ormai decenni che le famiglie con disabilità si confrontano ininterrottamente su questa domanda, la risposta, scontatamente, è negativa. Forse non del tutto, certo, ma oltre ad alcuni esempi di buona inclusione, sono ancora troppi i casi di discriminazione, più o meno grave.
Recentemente, è con la Legge 107/15 [cosiddetta “La Buona Scuola”, N.d.R.] che si è persa l’occasione per dare una svolta all’inclusione scolastica nel verso del pieno rispetto dei diritti delle persone con disabilità a scuola; anzi, quella Legge ci sta conducendo verso un’ulteriore discriminazione e non solo per gli alunni, ma anche per i docenti di sostegno.
Ancora più recentemente, il 26 giugno scorso, quando il neoministro dell’Istruzione Bussetti ha siglato l’accordo coi Sindacati, per eliminare uno dei danni della Legge 107/15 [se ne legga già ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.], si è scelto ancora una volta di usare il sostegno scolastico per le persone con disabilità come “tappabuchi” del contratto dei docenti.
Giusto è difendere il diritto al lavoro e alla famiglia, ma come la mettiamo con il diritto di bambini e ragazzi con disabilità e delle loro famiglie che l’anno prossimo lo vedranno calpestato per l’ennesima volta, nell’assistere ad un’altra squallida girandola dell’assegnazione dei docenti di sostegno? Già, e quando? Perché dovranno sorbirsi ancora il danno dei mesi iniziali senza alcun docente di sostegno! E non apriamo qui il tema dell’assegnazione stessa dei docenti di sostegno, dell’assistenza all’autonomia e alla comunicazione ed educativa!
Tuttavia, è chiaro che provvedimenti adottati fuori da un discorso unitario e organico portano solo ad ulteriore caos, come è sempre accaduto negli ultimi anni. Solo risolvendo le problematiche per le persone più fragili si assicura il benessere anche di chi fragilità non ne ha; ma non vale il viceversa.
La scelta di non abrogare la Legge 107/15 (e i relativi Decreti Attuativi) porta con sé queste e altre gravi problematiche.
Come famiglie avremmo voluto vedere difeso per primo il diritto delle persone più fragili, con una gestione oculata della delicata situazione imposta dall’ex ministro Fedeli, per poi programmare una road map volta a risolvere il tutto nel corso dei prossimi anni scolastici e rispettando il fondamentale principio della continuità della Legge 104/92; solo un Decreto urgente del ministro Bussetti può ripristinarlo.
A questo punto ci auguriamo che un dialogo costruttivo possa finalmente animare positivamente il rapporto scuola/diritti, nel pieno rispetto di quella legislazione che, sempre più solo sulla carta, è simbolo nel mondo dei diritti delle persone con disabilità. Temiamo, invece, che i nostri figli saranno ancora una volta il capro espiatorio dell’incapacità gestionale a tutti i livelli del bene pubblico.
Corre perciò l’obbligo di ricordare che nel recente passato le famiglie con figli con disabilità a scuola hanno rivolto ai Tribunali una variegata serie di ricorsi, nella pressoché totalità vinti e pubblicizzati. Non esiteranno a proporne di ulteriori, per difendere in giudizio ciò che logica e buon senso vedrebbe come normale prassi dello Stato. Nondimeno, sarà interessante vedere il costo che andrà a sommarsi a quello, già enorme, delle precedenti scelte inefficienti e discriminatorie.