Dopo la traduzione in lingua italiana, realizzata nel 2017 da chi scrive insieme a Mara Ruele, arriva la versione facile da leggere del Secondo Manifesto sui diritti delle Donne e delle Ragazze con Disabilità nell’Unione Europea, il noto documento approvato nel 2011 dall’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità. Non vi è infatti alcun dubbio circa il fatto che un documento del genere dovesse essere reso accessibile anche alle persone – e in particolare alle ragazze e alle donne – con disabilità intellettiva. Prova ne sia che nello stesso, tra le altre cose, si può leggere la seguente indicazione: «I documenti relativi alle donne ed alle ragazze con disabilità ed ai loro diritti devono essere comprensibili e disponibili nelle lingue locali, nella lingua dei segni, in Braille, in formati di comunicazione aumentativa e alternativa, e in tutti gli altri modi, mezzi e formati di comunicazione accessibili, compresi quelli elettronici» (capitolo 3, paragrafo 3.13).
Le persone con disabilità intellettiva sono molto diverse tra loro, e diversa è anche la capacità di comprendere il linguaggio comune; tuttavia possiamo concordare sul fatto che il linguaggio utilizzato nel Secondo Manifesto non è accessibile per la maggior parte di loro. Gli elementi di complessità sono tantissimi.
Per una persona con disabilità intellettiva, ad esempio, settanta pagine di testo sono davvero troppe. La circostanza che il testo sia giustificato da entrambi i lati rende irregolare la spaziatura tra le parole, una caratteristica che ad alcune persone rende la lettura faticosa. Inoltre in esso è possibile trovare periodi lunghi, incisi e subordinate, numerose parole difficili e molti altri elementi che possono creare problemi a chi trova difficile leggere il linguaggio comune. Pertanto, l’unica strada per rendere accessibile il Secondo Manifesto è stata quello di semplificarlo in qualche modo.
Per procedere in tal senso, chi scrive ha utilizzato il manuale Informazioni per tutti. Linee guida europee per rendere l’informazione facile da leggere e da capire per tutti, pubblicato da Inclusion Europe in collaborazione con l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), testo che si basa sui risultati del Progetto Percorsi di educazione permanente per persone con disabilità intellettiva, realizzato nel periodo 2007-2009.
Ma in concreto, cosa vuol dire semplificare? Non vuol dire – come qualcuno poco addentro in tali questioni potrebbe pensare – distinguere tra temi “adatti” alle persone con disabilità intellettiva, e temi “non adatti” per loro. Non ci sono temi “non adatti” alle persone con disabilità intellettiva adulte. Si tratta piuttosto di lavorare per abbassare l’asticella del linguaggio, stando bene attenti a tenere più alta possibile quella dei contenuti. Poi è ovvio che qualche persona recepirà tutto, qualche altra recepirà solo alcune cose, altre ancora non recepiranno nessun contenuto. Ma non è questo il punto. Il punto è che una persona adulta è una persona adulta, anche se ha una disabilità intellettiva, e da adulta va trattata. La qual cosa implica che si debba fare tutto ciò che è in nostro potere per mettere questa persona in condizione di accedere a qualsiasi tipo di informazione, senza una selezione preventiva, che sarebbe inevitabilmente discrezionale e potenzialmente discriminante.
La stessa Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/09) stabilisce che alle persone con disabilità debba essere garantito l’accesso all’informazione e alla comunicazione su base di uguaglianza con le altre persone (articolo 9), senza distinguere tra persone con diversi tipi di disabilità, né, tanto meno, tra diversi contenuti.
Pertanto, semplificare, nel nostro caso, ha semplicemente voluto dire che – non potendo scrivere un documento troppo lungo (perché la lunghezza è solitamente un fattore di inaccessibilità per le persone con disabilità intellettiva) – abbiamo dovuto distinguere tra temi portanti e temi secondari dell’opera, dando più spazio ai primi e meno ai secondi. Il tutto utilizzando un linguaggio il più semplice possibile, e cercando di mantenere inalterato il senso complessivo e lo spirito del documento originale.
Applicando questi criteri, dunque, è stata realizzata una prima bozza, supervisionata dall’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che ha proposto diverse modifiche formali (tutte accolte), e che, a sua volta, l’ha sottoposta alla verifica di sette donne con sindrome di Down.
Dall’Associazione ci è stato riferito che le donne coinvolte hanno apprezzato il fatto di leggere un documento che le riguardasse, e che la lettura è stata occasione di confronto al loro interno. Il loro contributo è stato fondamentale per testare e migliorare l’accessibilità del testo.
A queste donne, e alle operatrici che le hanno supportate, va un caloroso ringraziamento. Un grazie particolare, inoltre, va ad Anna Contardi, coordinatrice nazionale dell’AIPD, per l’aiuto concreto e la disponibilità a fare da tramite con le donne che hanno collaborato alla verifica.
L’AIPD, è opportuno ricordarlo, è una delle Associazioni impegnate nel settore della disabilità che hanno ratificato il Secondo Manifesto.
Moltissime persone con disabilità intellettiva, formate all’autonomia e adeguatamente supportate, riescono a raggiungere importanti risultati nello studio, nel lavoro e nell’integrazione sociale. In alcuni casi riescono anche a formarsi una famiglia propria e ad avere figli e figlie.
Le donne con disabilità intellettiva – essendo esposte alla discriminazione multipla ingenerata dall’essere simultaneamente donne e persone con disabilità – incontrano maggiori ostacoli nei loro percorsi di autonomia e di emancipazione. Uno degli aspetti maggiormente penalizzanti per le persone con disabilità intellettiva, rispetto alle persone con altri tipi di disabilità, è il limitatissimo accesso alle informazioni. Esistono pregevoli progetti realizzati con l’impiego del linguaggio facile da leggere, progetti portati avanti per lo più per iniziativa di soggetti di Terzo Settore, ma siamo ben lontani dall’avere un servizio pubblico che garantisca a queste persone un accesso indiscriminato all’informazione.
In questo contesto, la versione facile da leggere del Secondo Manifesto mira a mettere a disposizione delle donne e delle ragazze con disabilità intellettiva informazioni alle quali ben difficilmente avrebbero acceso attraverso altri canali, e a fornire loro alcuni elementi utili ad acquisire una maggiore consapevolezza di se stesse e dei propri diritti.
Se osserviamo con attenzione le donne con disabilità intellettiva che hanno raggiunto buoni livelli di autonomia personale, e confrontiamo i loro percorsi, scopriamo che esse hanno qualcosa in comune: sono circondate da persone (i genitori, ma non solo) che hanno creduto e investito nelle loro potenzialità.
Ecco, il Secondo Manifesto è un invito a credere e investire nell’emancipazione di tutte le donne con disabilità, anche di quelle con disabilità intellettiva. Poiché solo imparando a pensare anche a queste ultime come a donne libere ed adulte, potremo dare loro l’opportunità di diventare tali.
Per approfondire ulteriormente il tema Donne e disabilità, oltreché fare riferimento al lungo elenco di testi da noi pubblicati, presente a questo link, nella colonnina a destra dell’articolo intitolato Voci di donne ancora sovrastate, se non zittite, si può anche accedere al sito di Informare un’h, alle Sezioni dedicate rispettivamente ai temi: Tutto sul Secondo Manifesto Europeo sui Diritti delle Donne e Ragazze con Disabilità e Donne con disabilità. Per ulteriori informazioni: info@informareunh.it.