Lo sport è indiscutibilmente uno strumento capace di mettere in contatto e relazione realtà spesso diverse tra loro – siano queste culturali, religiose, ideologiche e non solo – contribuendo in tal modo a rafforzare la coesione e l’inclusione sociale, una potenzialità che possiamo percepire ogniqualvolta seguiamo un evento sportivo, di qualsiasi disciplina si tratti e a qualsiasi livello si esprima.
Ma lo sport può anche diventare un’occasione per condividere esperienze e conoscere realtà, proprio com’è successo a Maniago, in provincia di Pordenone, dove l’Amministrazione Comunale, i Vigili del Fuoco e altre realtà del territorio hanno attivato una sinergia comune per confrontarsi sui temi del turismo accessibile, con l’obiettivo di coinvolgere il territorio e le sue strutture, ma anche la sua comunità, cogliendo il pretesto dei Campionati Mondiali di Paraciclismo, che si terranno nella stessa cittadina dal 2 al 5 agosto prossimi.
Da questo incontro – mediato dall’iniziativa sportiva – è nata l’idea di organizzare il convegno tenutosi 10 luglio scorso a Maniago, dal titolo Strutture ricettive e territorio – Tra ospitalità, sport e sicurezza inclusiva. L’occasione dei Mondiali Paraciclismo 2018 a Maniago [se ne legga la presentazione su queste stesse pagine, N.d.R.], perché un’iniziativa del genere non si realizza solo nella gara di per sé, ma genera un indotto importante nel territorio, che può contribuire a far crescere la consapevolezza di tutti sulle tante sfaccettature che coinvolgono l’inclusione.
È di questo che hanno parlato i relatori del convegno, di fronte a un pubblico attento, composto da cittadini, professionisti – l’incontro è stato organizzato anche in collaborazione con gli Ordini degli Ingegneri e degli Architetti della Provincia di Pordenone – e rappresentanti di Associazioni. Un pubblico in cui erano presenti anche persone sorde, consapevoli della presenza di un interprete LIS.
Elisabetta Schiavone di CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla) ha aperto il percorso, dopo i saluti degli Amministratori Locali, con la relazione intitolata L’accoglienza tra inclusione e sicurezza, in cui ha rimarcato l’importanza che per amministratori e operatori turistici rappresenta la conoscenza del proprio territorio, indispensabile per valorizzare le risorse disponibili e migliorarne l’accessibilità, con l’obiettivo di incontrare le specifiche necessità di persone con disabilità, bambini, anziani, famiglie e, più in generale, ospiti con aspettative diverse.
«Le informazioni oggettive – ha sottolineato – sono alla base dell’ospitalità e della libera scelta da parte dei visitatori che potranno individuare in prima persona soluzioni e itinerari adatti alle proprie esigenze, preferenze e aspettative. Ma per offrire informazioni corrette, è necessario mappare il territorio: l’àmbito urbano e i servizi pubblici, gli esercizi aperti al pubblico, gli itinerari turistici culturali, naturalistici, enogastronomici ecc.».
In tal senso il PAU (Piano di Accessibilità Urbana) e il PEBA (Piano di Eliminazione delle Barriere Architettoniche) diventano strumenti fondamentali per conoscere il livello di accessibilità della città e degli edifici che ospitano le funzioni pubbliche, individuando contestualmente soluzioni prestazionali per risolvere le criticità rilevate.
«Anche la sicurezza – ha concluso Schiavone – è un aspetto che dobbiamo imparare a considerare nell’ordinario e non limitandoci alle misure antincendio di locali e impianti aperti al pubblico, ma pensando alla gestione dell’emergenza sul territorio, tenendo conto della presenza di turisti e visitatori occasionali attraverso Piani di Emergenza Comunali Inclusivi, ponendo ancora una volta l’attenzione alla comunicazione, ovvero a darne una corretta informazione alla popolazione residente e non».
Successivamente Roberto Vitali, fondatore e presidente della rete V4A® (Village for all), specializzata in turismo accessibile, ha proposto un intervento dal titolo Accogliere la persona con specifiche necessità: l’esperienza di V4A® (Village for all), seguito da Consuelo Agnesi di CERPA Italia, che provocatoriamente ha affermato come «oggi si debba cambiare punto di vista. La risposta è nella comunicazione inclusiva e multisensoriale, che in ogni contesto può fornire la giusta modalità di dare informazioni: dalla comunicazione ambientale a quella turistica, dalla comunicazione in emergenza a quella dei luoghi e degli eventi culturali, dalla comunicazione dei servizi a quella dedicata all’accoglienza e cosi via. Solo cosi si potrà parlare di partecipazione attiva di ogni cittadino, turista, ospite. Solo cosi si potrà essere finalmente liberi».
A moderare l’incontro è stato il sottoscritto [Stefano Zanut, N.d.R.], dei Vigili del Fuoco di Pordenone e anche membro dell’Osservatorio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali.
Per l’occasione ho voluto soffermarmi su un aspetto sottovalutato che si riscopre solo quando si verificano emergenze di particolare rilevanza, ovvero quando ormai è troppo tardi: Una sicurezza per tutti: le indicazioni dei Vigili del Fuoco. Dapprima, quindi, ho focalizzato l’attenzione sugli impianti sportivi che dovrebbero garantire a tutti i frequentatori, sia in qualità di pubblico che di atleti, la sicurezza, ma tenendo conto delle specifiche necessità di ognuno.
Nel merito ho ricordato che nel nostro Paese le recenti norme di prevenzione incendi hanno introdotto un concetto di assoluta avanguardia nel panorama europeo: la “sicurezza inclusiva”. Ma in parallelo ho dato spazio anche alle attività dei Vigili del Fuoco finalizzate a garantire un soccorso inclusivo efficace, a partire da alcune recenti esperienze nel campo del soccorso acquatico, in cui sono state attivamente coinvolte le persone con disabilità intellettive e relazionali, rendendoli veri e propri soccorritori acquatici, capaci di aiutare qualsiasi persona in difficoltà in quell’ambiente.
Queste attività dimostrano come tutte le persone possano mettersi a disposizione per aiutare gli altri, valorizzando così la rete di aiuto che ognuno può dare in caso di necessità, a partire dal vicino di casa.
Con l’intervento intitolato Impianti sportivi e sport paralimpico: lo stato dell’arte, Marinella Ambrosio, presidente regionale del CIP Friuli Venezia Giulia (Comitato Italiano Paralimpico), si è occupata del valore dello sport come strumento per l’inclusione, mostrandone il contributo alla crescita delle persone con specifiche necessità.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Michele Franz e Paola Pascoli, del CRIBA FVG (già Centro Regionale d’Informazione sulle Barriere Architettoniche e oggi Centro Regionale d’Informazione sul Benessere Ambientale del Friuli Venezia Giulia), dal titolo Accessibilità e territorio: l’esperienza del CRIBA FVG, con il quale hanno delineato la storia e gli obiettivi di questa struttura incardinata nella Consulta Regionale delle Associazioni di Persone Disabili e delle loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia. Hanno inoltre colto l’occasione per ricordare i contenuti della Legge Regionale del Friuli Venezia Giulia 10/18 (Principi generali e disposizioni attuative in materia di accessibilità) e le possibilità offerte da un’altra norma del Friuli Venezia Giulia in materia di turismo, il Decreto del Presidente della Regione 86/18, nel cui àmbito sono definite strategie che premiano interventi di accessibilità.
Turismo, sport e sicurezza, ossia tutti aspetti considerati con attenzione dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che a Maniago hanno trovato un interessante momento di confronto e crescita in attesa dei Campionati Mondiali di Paraciclismo ai quali si sono già iscritti 650 atleti provenienti da 45 nazioni.
Alla fine la sensazione è stata di aver piantato un semino carico di interesse e aspettative anche in quei laboriosi territori della destra Tagliamento, un semino da coltivare con attenzione e innaffiare costantemente anche quando si spegneranno i riflettori sull’importante evento di agosto.
Intanto non ci resta che aspettarlo e concludere con le parole di Fabrizio Tacchino: «Chiamano disabili atleti che fanno i 50 all’ora in bici, i 100 metri in 11”, saltano in alto 2 metri, corrono la maratona da non vedenti in 2h35’, lascio a voi valutare chi è il disabile nella vita comune».
*Fabrizio Tacchino, handbiker paralimpico e coach team assistant di ciclismo, è autore del libro Obiettivi, tipologie e mezzi di allenamento nel ciclismo moderno.
Vigili del Fuoco di Pordenone. Membro dell’Osservatorio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali.
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