Come soccorrere una persona con specifiche necessità in situazioni di emergenza come terremoti, alluvioni, incendi o altri scenari dove può essere messa in discussione la vita delle persone, in particolare quelle più vulnerabili della nostra società?
Se n’è parlato a Venzone (Udine), il 9 luglio scorso, nell’àmbito di una giornata di “training esperienziale” (experiential training) sul tema, organizzata dalla SERM Academy (Seismic Emergency Response Management International Training School), una struttura che da tempo opera in Friuli Venezia Giulia, nata da un protocollo di collaborazione tra l’Università di Udine, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, la Protezione Civile Regionale e l’Associazione dei Sindaci della ricostruzione e dei Comuni terremotati.
A parlare di questo argomento sono stati relatori che a vario titolo si interessano di questa tematica, alcuni dei quali anche membri dell’Osservatorio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali, sorto nel 2015 e del quale fanno parte, oltre ai Vigili del Fuoco, anche specialisti esterni e una rappresentanza di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità).
Dopo i saluti di rito dei rappresentanti istituzionali, il professor Stefano Grimaz, direttore scientifico della SERM Academy e docente al Dipartimento Politecnico di Ingegneria e Architettura dell’Università di Udine, ha aperto i lavori, collocando l’iniziativa nel percorso della stessa SERM Academy e descrivendone gli obiettivi, seguito da chi scrive [Stefano Zanut, N.d.R.], che ha introdotto l’argomento con l’intervento intitolato La disabilità negli scenari di emergenza: aspetti generali, dati e casi studio.
Il tema guida è stato come la disabilità sia rappresentabile quale conseguenza di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui egli vive, indicazioni estratte dall’ICF, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, fissata nel 2001 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Un evento emergenziale, in particolare, può incidere fortemente sulle persone coinvolte, accentuandone le difficoltà o generando condizioni di disabilità transitorie. In tal senso, i numeri proposti sono impressionanti e fanno capire come il soccorso alle persone con specifiche necessità sia una condizione quotidiana. Solo per fare un esempio, nel 2016 i Vigili del Fuoco hanno compiuto una media di 65 interventi di soccorso al giorno in situazioni dov’erano coinvolte persone con disabilità e/o anziane. Durante il terremoto giapponese del 2011, il 56% delle vittime erano persone anziane, così come l’89% di quelle decedute successivamente a seguito dei traumi riportati aveva un’età superiore ai 65 anni. Dati che sembrano anticipare quelli delle recentissime alluvioni sul medesimo territorio giapponese, dove il 70% delle vittime aveva un’età pari o superiore a 60 anni, quindi più vulnerabile a causa di problemi di salute, limitata capacità di movimento e mancanza di accesso alle informazioni.
Sono aspetti che si devono affrontare a partire dalla pianificazione della risposta, così come sottolineato nel Decreto Legislativo 1/18, il cosiddetto “Codice della Protezione Civile”, che dà l’indicazione di garantire «l’effettività delle funzioni da svolgere con particolare riguardo alle persone in condizioni di fragilità sociale e con disabilità».
L’occasione è stata propizia anche per illustrare le esperienze condotte dai Vigili del Fuoco a Pordenone e a Oristano, nel campo del soccorso in acqua alle persone con disabilità intellettive e quella condotta ad Amalfi (Salerno) nel 2013, durante l’esercitazione TWIST).
Dopo queste indicazioni introduttive – nel cui àmbito sono state illustrate anche molte esperienze condotte in questi ultimi tempi sull’argomento – è stata la volta di Elisabetta Schiavone di CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e dell’AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), componente dell’Osservatorio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali, che ha trattato il tema della disabilità motoria attraverso le manifestazioni più frequenti e gli ausili che si possono incontrare.
Questi aspetti – come quelli della disabilità uditiva e visiva – sono stati poi riconsiderati nella seconda parte dell’incontro, mediante attività esperienziali.
È intervenuta quindi Consuelo Agnesi di CERPA Italia e dell’ENS (Ente Nazionale Sordi), altra componente dell’Osservatorio del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali, che ha parlato di sordità e di come è possibile comunicare con le persone sorde utilizzando modalità diverse dalla parola, a partire dalla LIS (Lingua dei Segni Italiana).
Un’altra componente del più volte citato Osservatorio sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali, Paola Cataneo dell’ANIOMAP (Associazione Nazionale Istruttori Orientamento Mobilità Autonomia Personale), ha trattato invece il tema della disabilità visiva, spiegando le varie sfaccettature di questo argomento e soffermandosi sulle modalità di accompagnamento di una persona cieca.
Successivamente, Cinzia Raffin della Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone si è soffermata sul tema dell’autismo, illustrando alcune sperimentazioni condotte con i Vigili del Fuoco di Pordenone, da cui è nata anche la necessità di scrivere un piccolo manuale, intitolato Persone con disturbi dello spettro autistico in emergenza – Vademecum per il soccorritore (di tali aspetti si legga già anche in «Superando.it», a questo e a questo link).
Ha concluso le relazioni della mattinata Lorenzo Pecorella, dei Vigili del Fuoco di Trieste, soffermandosi su alcune sperimentazioni condotte nel capoluogo giuliano sul soccorso alle persone con malattie neurodegenerative in caso di incendio, nell’àmbito delle abitazioni in cui vivono.
Nella seconda parte, come già accennato, la giornata è proseguita con attività pratiche in cui i partecipanti hanno provato a trasportare una persona in sedia a ruote lungo le scale, con l’obiettivo di sperimentare una condizione reale che potrebbe verificarsi durante un incendio, quando il mancato funzionamento degli impianti di elevazione per la mancanza di energia elettrica (ad esempio il servoscala) impone di portare all’esterno la persona con altre modalità.
Un’altra isola didattica relativa al tema della disabilità motoria prevedeva la separazione della persona dall’ausilio con l’impiego di due soccorritori. In entrambi i casi i protagonisti dell’esercitazione erano due persone con disabilità motoria (Rita e Cristiano), che hanno saputo interagire con i corsisti rendendo più reali le prove.
E ancora, due ulteriori isole esperienziali hanno riguardato una simulazione di comunicazione con una persona sorda e di accompagnamento di una persona cieca. Anche in questi casi l’esperienza è stata la più veritiera possibile, riuscendo a coinvolgere anche emotivamente i discenti.
Per una giornata, dunque, Venzone, questa piccola cittadina friulana che nel disastroso terremoto del 6 maggio 1976 e nelle scosse che seguirono fu praticamente rasa al suolo, oggi riconosciuta a livello internazionale come esempio di ricostruzione, il cosiddetto “modello Friuli”, è diventata la capitale del soccorso alle persone con disabilità.
Le attività pratiche del pomeriggio sono state condotte nel centro cittadino sotto lo sguardo incuriosito degli abitanti che si fermavano per osservarle, ma anche per chiedere, con l’obiettivo di capire di più su questi aspetti.
Il tema del capire come aiutare una persona in difficoltà durante un’emergenza è un aspetto molto importante, perché nei casi reali si è visto come la maggior parte delle persone possano essere salvate dal vicino di casa, se questi sa come farlo. Si tratta di un altro passo verso una futura pianificazione del soccorso in chiave inclusiva: all’occorrenza, infatti, potrà essere proprio il vicino di casa ad aiutarci! Ma per arrivare a questo ambizioso obiettivo è necessario lavorare sodo su questi aspetti, cercando di coinvolgere anche le persone interessate, per renderle partecipi della propria sicurezza, magari attraverso le loro Associazioni, perché all’appuntamento di Venzone era stata invitata anche la Consulta Regionale delle Associazioni di Persone Disabili e delle Loro Famiglie del Friuli Venezia Giulia.
Se il soccorso di vicinato sarà una delle scommesse del futuro, nel frattempo, però, i soccorritori stanno già maturando competenze più efficaci e inclusive per soccorrere tutti.
Per approfondire la materia delle persone con disabilità di fronte ai vari tipi di emergenze, accedere al nostro testo intitolato Soccorrere tutti significa soccorrere meglio (a questo link), al cui fianco vi è il lungo elenco dei contributi da noi pubblicati in questi anni.