Tra pochi giorni oltre 250.000 alunni con disabilità si appresteranno a tornare a scuola e ad accoglierli ci saranno 139.000 insegnanti per il sostegno cui se ne sono aggiunti circa 13.000 recentemente stabilizzati dal Governo. E tuttavia va registrato anche quest’anno il perdurare di varie criticità e problemi, dalla carenza di docenti di sostegno specializzati, alla mancata realizzazione di piani didattici personalizzati, dalla presenza di barriere architettoniche ancora in troppe scuole, fino alla carenza di servizi di trasporto gratuito e di assistenza.
Restando al sostegno, secondo recenti dati prodotti dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), mancano ancora all’appello circa 40.000 posti di ruolo di docenti specializzati nel sostegno, con il rischio che molti alunni con disabilità si vedano cambiare insegnante nel corso dell’anno scolastico, compromettendo il loro percorso educativo.
«La recente stabilizzazione di circa 13.000 insegnanti di sostegno da parte del Governo – sottolinea Anna Mannara, consigliere nazionale della UILDM (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare) e referente di tale Associazione per i rapporti con il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca – è un intervento senz’altro positivo, ma non sufficiente a garantire continuità didattica e a fare in modo che tutti i bambini e i ragazzi con disabilità possano seguire le lezioni ogni giorno. Secondo quanto reso noto dalla FISH, circa l’80% degli alunni hanno cambiato due insegnanti di sostegno nel corso dell’anno, il 48% ne ha cambiati tre, il 15% ne ha cambiati quattro e il 6% addirittura cinque. Secondo la normativa vigente, l’insegnante di sostegno è a pieno titolo docente di tutta la classe: ciò significa che la sua presenza è un valore per tutta la classe e non solo per lo studente con disabilità».
Numerose sono le segnalazioni di situazioni complesse arrivate alla UILDM, come quella riguardante Francesco, dodicenne di Monza, che a causa di una rara forma di distrofia muscolare ancora senza nome, ha bisogno di una costante igiene personale, ma non ha un assistente o un sollevatore a disposizione, o come il caso di Simone, tredicenne di Verona che solo grazie a UILDM è riuscito a partecipare alle gite scolastiche.
Secondo il rapporto ISTAT L’integrazione degli alunni con disabilità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado del 16 marzo scorso [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.], il 7% degli alunni con disabilità nella scuola primaria e il 6% nella scuola secondaria di primo grado non è autonomo in una delle seguenti attività: spostarsi, mangiare, andare in bagno. Sempre secondo il medesimo rapporto ISTAT, si stima che tali alunni possano contare su circa 12,5 ore settimanali di assistente ad personam nelle scuole primarie e circa 11,5 ore in quelle secondarie. Nel Mezzogiorno tale aiuto si riduce drasticamente, con un gap di oltre 3 ore rispetto alle scuole del Nord.
«In molti casi l’insegnante di sostegno non basta – prosegue Mannara -: laddove infatti l’alunno non sia autonomo nella mobilità, nel mangiare o andare in bagno, deve poter contare del supporto fornito da un’altra figura professionale, l’assistente all’autonomia e alla comunicazione o l’assistente ad personam, figura professionale specifica riconosciuta e finanziata dagli Enti Locali».
A carico degli Enti Locali, va ricordato, dovrebbe essere anche il servizio di trasporto dal domicilio alle strutture scolastiche, secondo la Legge 118/71, servizio che invece non sempre viene garantito per mancanza di fondi e di competenza, dopo la soppressione delle Province nel 2014.
Un tasto particolarmente dolente riguarda le barriere architettoniche ancora presenti in troppe scuole. Secondo la Corte dei Conti, per l’anno scolastico 2017-2018, su un totale di 39.847 edifici attivi, più di 10.000 non erano in regola con la normativa sulle barriere architettoniche. Non a norma, in particolare, risultavano le scale e i servizi igienici, soprattutto nelle scuole del Mezzogiorno, oltre a una generale scarsa presenza di segnali visivi, acustici e tattili nelle scuole di tutto il territorio nazionale.
«È necessario costruire un impianto strutturale solido – dichiara Marco Rasconi, presidente nazionale della UILDM – in cui le Istituzioni si prendano cura degli studenti e collaborino con le Associazioni per la realizzazione del diritto allo studio. Dal canto nostro ci rendiamo disponibili, attraverso i servizi sociali che già offriamo, a dialogare con il mondo della scuola e con le famiglie, per trovare soluzioni che permettano agli studenti di scegliere liberamente e di vivere l’esperienza scolastica in maniera positiva, come occasione di crescita e di possibilità per il futuro». (Comunicazione UILDM)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Alessandra Irace (irace@secrp.com).