Studiare, trovare un lavoro, godere di occasioni di svago e cultura, stare con gli altri: sembrano attività scontate, ma non lo sono per tutti. Non ancora. E tuttavia il cambiamento è nell’aria, anche se c’è ancora tantissimo da fare, grazie alle molte persone che quotidianamente si impegnano per creare le condizioni affinché ognuno possa esprimersi all’interno della società.
È il tratto comune emerso dalle storie raccontate in occasione della cerimonia conclusiva del Premio Nazionale Inclusione 3.0, promosso per la seconda edizione dall’Università di Macerata, iniziativa che rappresenta un riconoscimento scientifico pensato all’interno del Progetto Inclusione 3.0, di cui è responsabile Catia Giaconi, per valorizzare percorsi e progetti volti all’inclusione delle persone con disabilità [se ne legga ampiamente anche sul nostro giornale, in sede di presentazione, N.d.R.].
«Si tratta di un passo in avanti di un percorso per noi strategico – ha dichiarato Francesco Adornato, rettore dell’Ateneo marchigiano – partito dal Dipartimento di Scienze della Formazione e diventato un’iniziativa di Ateneo con una prospettiva strategica e fortemente educativa».
«Sono disabile, perché la società non mi permette l’accesso a tutti gli spazi come agli altri cittadini. A Gaza abbiamo cercato di far capire alle persone che possono essere in grado di pensare allo loro vita ed esserne protagonisti»: lo ha dichiarato Giampiero Griffo, che ha ritirato il premio in qualità di presidente della RIDS (Rete Italiana Disabilità e Sviluppo), l’alleanza strategica avviata nel 2011 da due organizzazioni non governative – l’AIFO (Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau) e EducAid – insieme a due organizzazioni di persone con disabilità, quali DPI Italia (Disabled Peoples’ International) e la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), per occuparsi di cooperazione allo sviluppo delle persone con disabilità, in àmbito internazionale.
Per l’occasione Griffo si è soffermato sul progetto di consulenza alla pari seguito dalla RIDS nella Striscia di Gaza e della crescita di consapevolezza delle persone con disabilità coinvolte in iniziative di cooperazione.
«Inclusione per noi è una società migliore per tutti», ha ribadito dal canto suo Riccardo Sirri, premiato per la già citata Educaid, organizzazione di educatori, insegnanti e ricercatori impegnata nella realizzazione di contesti scolastici inclusivi in zone di notevole criticità, come la Palestina e El Salvador.
Il Premio, ritirato dal sovrintendente Luciano Messi e dai collaboratori del progetto, è stato poi assegnato al Macerata Opera Festival per il Progetto Accessibilità, diventato modello di riferimento per l’accessibilità alle opere teatrali in Italia e all’estero.
Esemplare anche l’esperienza dell’Associazione Italiana Sindrome X Fragile, formata da genitori di figli con la sindrome da cui prende il nome, che è la prima causa monogenica di disabilità intellettiva di tipo ereditario e la seconda causa di disabilità intellettiva su base genetica dopo la sindrome di Down. Il premiato Progetto Grammatica X Fragile rappresenta una significativa esperienza nazionale di mutuo aiuto genitoriale. «Un genitore – ha spiegato Alessia Brunetti, presidente dell’Associazione Italiana Sindrome X Fragile – ha bisogno di capire cosa fare e di essere sorretto».
Testimoni di quanto sia possibile fare per permettere a ogni persona di esprimersi pienamente nel corso della vita sono anche le altre realtà premiate, come il Progetto Mongolfiera dell’ANFFAS di Macerata (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), rispetto al quale il presidente dell’Associazione, Marco Scarponi, ha parlato dell’«inizio di un percorso per portare la persona con disabilità a vivere ogni fase della propria vita all’interno della società».
O anche il Progetto Terremotati della Comunità San Claudio di Corridonia (Macerata) che, come hanno spiegato don Vinicio Albanesi, Martina Monterubbiano e Stefania Petracci, ha visto persone con problemi psichiatrici offrire supporto agli sfollati ospiti dell’Hotel San Claudio.
E ancora, B&b like your home, una rete di bed and breakfast destinati all’accoglienza di persone con disabilità, come ha raccontato la referente Cetty Ummarino, che ha dimostrato come «ragazzi con disabilità possano diventare persone normali, inserite in àmbito lavorativo, quale Simone, premiato da Booking.com per il suo bed & breakfast a Napoli, il Miranà».
Accoglienza e inserimento lavorativo si incrociano anche in Autism Friendly Beach dell’Associazione Rimini Autismo che, attraverso la formazione degli operatori turistici, realizzano luoghi dove le persone con autismo possano trascorrere serenamente le vacanze. Ma non solo. «Abbiamo inserito ragazzi con autismo come aiuto bagnini – ha riferito infatti Marco Righetti – che hanno dimostrato una grande voglia di emergere in una società che non li accoglie e hanno trovato nelle spiagge un luogo in cui esprimersi».
Infine, Paola Dorigotti ha descritto come è nata l’idea della Locanda Dal Barba di Villa Lagarina (Trento), completamente gestita da persone con disabilità. «Ora abbiamo aperto anche un’osteria in mezzo alla città – ha aggiunto – e crediamo sia una battaglia culturale che deve riguardare gli operatori, i genitori e la classe politica».
Tutte storie, quindi, accomunate dalla forza dei loro protagonisti di guardare oltre i limiti. Come ha detto la scrittrice Samuela Baiocco, presentando la propria autobiografia Correre oltre me, insieme alla docente Elisabetta Michetti, delegata del Rettore al Sistema Bibliotecario dell’Università di Macerata. «Ho voluto mettere per iscritto – sono state le parole di Baiocco – quanta forza e quanta determinazione servano per affrontare difficoltà e impedimenti, aggrappandosi all’aquilone dei nostri sogni per raggiungere i nostri obiettivi». (P.D. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Comunicazione e Relazioni Esterne dell’Università di Macerata (Paola Dezi), paola.dezi@unimc.it; ufficiostampa@unimc.it.