L’inizio del nuovo anno scolastico è, in genere, un momento molto importante per bambini e ragazzi perché rappresenta l’avvio di un percorso costellato da innumerevoli occasioni di socializzazione e di apprendimento, che si traducono nella massima soddisfazione dei bisogni di conoscenza. E tuttavia, se per la maggior parte di loro è un evento desiderato, per tanti altri può risultare invece più impegnativo, diventando fonte di ansia e preoccupazione. Spesso, infatti, bambini e ragazzi incontrano ostacoli e difficoltà piuttosto importanti che rendono l’esperienza scolastica faticosa e frustrante, con notevoli ripercussioni sulla gestione familiare in termini di impegno e molti disagi sul piano emotivo, che incidono negativamente sulla motivazione, sull’autostima, sull’immagine di sé e sul benessere generale, fino a innescare meccanismi di fuga da tutto quello che ha a che fare con la scuola. I sentimenti più comuni sono legati alla paura di non riuscire come i propri compagni e di essere quindi considerati non all’altezza delle aspettative di genitori e insegnanti.
All’origine di questi sentimenti possono essere rintracciate delle difficoltà specifiche dell’apprendimento, definite appunto disturbi specifici di apprendimento (DSA), che riguardano le capacità di leggere, scrivere e calcolare.
Per promuovere una maggiore e corretta conoscenza di questo fenomeno, l’Istituto Serafico di Assisi ha lanciato un decalogo di informazioni e consigli utili, redatto con il supporto degli specialisti del Centro di Ricerca InVita, per fornire a genitori e insegnanti gli strumenti necessari per riconoscere i primi segnali e poter così intervenire in modo idoneo e tempestivo.
Secondo i dati statistici del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, relativi all’anno scolastico 2016-2017, nel nostro Paese tre alunni su cento sono affetti da DSA. Si tratta complessivamente di 254.614 alunni delle scuole italiane di ogni ordine e grado, un numero sempre crescente, tanto che nel corso di un anno la loro presenza si è incrementata passando dal 2,5 al 2,9%, con un picco del 5,4% nella scuola secondaria di primo grado, contro il 4,03% nella secondaria di secondo grado e l’1,95% nella primaria.
Il disturbo mediamente più diffuso è la dislessia (42,5%), a seguire la disortografia (20,8%), la discalculia (19,3%) e la disgrafia (17,4%).
«Una tipica manifestazione dei DSA – sottolinea Gianni Lanfaloni, psicologo clinico dell’Istituto Serafico di Assisi – si ha inoltre quando all’iniziale preoccupazione per l’inizio dell’attività didattica va a sostituirsi gradualmente una profonda tendenza ad evitare l’impegno scolastico, tanto da essere giudicati come svogliati, disinteressati, disattenti e oppositivi. Questo tipo di atteggiamento viene comunemente frainteso e spesso sfocia in una forte conflittualità tra genitori e figli che non facilita la gestione del problema. Abbiamo quindi ritenuto opportuno redigere un decalogo agile che affronti ogni aspetto dei DSA e che aiuti le famiglie, così come il corpo docente, a dare il giusto supporto ai propri figli e alunni, favorendone il successo scolastico e promuovendo lo sviluppo delle loro potenzialità, senza mai farli sentire inadeguati».
Di seguito, quindi, proponiamo le dieci cose che genitori e insegnanti dovrebbero sapere sui DSA.
1. Cosa sono i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento)?
Sebbene siano definiti “disturbi”, di fatto non hanno le caratteristiche tipiche di una malattia. Hanno un’origine neurobiologica e dipendono dalle peculiari modalità di funzionamento delle rete neurali coinvolte nei processi delle abilità di lettura, scrittura e calcolo. Non pregiudicano quindi le capacità cognitive e non sono causati né da deficit di intelligenza o sensoriali, né da problemi ambientali o psicologici, ma possono essere considerati come caratteristiche specifiche dell’individuo, così come ad esempio l’orecchio musicale o il senso dell’orientamento.
2. Quali sono i DSA?
Sulla base del tipo di difficoltà specifica che comportano, i DSA si dividono in:
° dislessia: disturbo specifico della lettura, che si caratterizza per la difficoltà nell’effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza. Tale difficoltà può avere ripercussioni sulla comprensione del testo scritto;
° disortografia: disturbo specifico della scrittura, che si manifesta con difficoltà nell’apprendere e automatizzare le regole di conversione fonema-grafema e la corretta forma ortografica delle parole;
° disgrafia: disturbo specifico della componente esecutivo-grafica della scrittura, di natura motoria, inerente la difficoltà ad imparare a scrivere in modo fluido, armonico e leggibile a causa di un deficit nei processi di realizzazione grafica;
° discalculia: disturbo specifico delle abilità di calcolo, con difficoltà importanti nell’automatizzazione dei processi di calcolo sia mentale che scritto, nell’acquisizione e recupero dei fatti numerici (come le tabelline, gli “amici del dieci” ecc.) e, in generale, nel comprendere e operare con i numeri.
3. Come si riconoscono i DSA?
I DSA possono presentarsi da soli, associati tra loro, oppure con altri tipi di disturbo, come la difficoltà di coordinazione motoria e/o associati a disturbi dell’attenzione o del linguaggio.
Per quanto riguarda i segnali legati alle abilità di lettura, generalmente un bambino/ragazzo con DSA manifesta delle difficoltà nella conversione grafema/fonema all’inizio della prima elementare, che si trasforma successivamente in una lettura lenta e frammentaria, con molte omissioni, inversioni, sostituzioni di fonema, invenzione di parole, scarsa comprensione del significato delle singole parole e poi dell’intero testo scritto.
Per le abilità di scrittura, i primi segnali sono dati da una scarsa autonomia nella trascrizione delle parole, con la presenza di molti errori di tipo fonologico, come ad esempio lo scambio di lettere, inversioni, omissioni e, in seguito, lo scarso controllo delle regole ortografiche, la separazione adeguata delle parole, l’uso dell’apostrofo, il controllo delle omofone non omografe, oppure delle regole fonetiche (errori nell’uso delle doppie o degli accenti).
Per la grafia, invece, i segnali sono dati dalle gravi difficoltà nel passare dallo stampato maiuscolo al corsivo, dall’incapacità a restare nel rigo, dall’imprecisione del tratto, dalla postura scorretta, dall’affaticamento, dalla lentezza, dalla leggibilità o meno.
Per le abilità aritmetiche, infine, alcuni segnali sono dati dalle difficoltà che si manifestano inizialmente nel conteggio da 1 a 20, seguite da quelle nel conteggio all’indietro, nell’apprendimento mnemonico delle tabelline, nel calcolo a mente entro la prima e la seconda decina, nella comprensione del valore posizionale delle cifre.
4. Quando è possibile fare una diagnosi e perché è importante richiederla?
Effettuare una valutazione specialistica permette innanzitutto di capire se effettivamente si tratti di un disturbo specifico dell’apprendimento o di verificare la presenza di eventuali rischi che permettano di sviluppare un DSA. La diagnosi può essere fatta solo alla fine della seconda elementare per la letto-scrittura e alla fine della terza elementare per le abilità aritmetiche. Tuttavia, se si hanno dei sospetti, non è da escludere la possibilità di effettuare una valutazione specialistica prima dei tempi indicati, perché la presenza di una condizione di rischio più o meno grave – soprattutto se vi è un pregresso ritardo/disturbo del linguaggio o se ci sono persone con DSA nel nucleo familiare – richiede un intervento di recupero quanto più precoce possibile, al fine di ridurre le difficoltà contingenti e diminuire la possibilità stessa di sviluppare un DSA.
5. A chi bisogna rivolgersi per una diagnosi?
In presenza di segnali, è consigliato consultare una struttura sanitaria specializzata nei disturbi del neurosviluppo e richiedere una valutazione specialistica che verrà fatta mediante specifici test.
Ci si può rivolgere ai centri per l’età evolutiva dell’ASL o a centri privati accreditati dal Sistema Sanitario Nazionale per questo tipo di attività e abilitati alla diagnosi e alla sua eventuale certificazione.
6. Quali interventi specialistici sono utili al trattamento dei DSA?
Dopo avere effettuato una valutazione specialistica e avere validato la diagnosi di un DSA, sarà compito dello specialista individuare il trattamento più efficace per ogni paziente, che dovrà tenere conto di tutte le caratteristiche e manifestazioni del disturbo, oltre che dei punti di forza del bambino/ragazzo. Ogni trattamento dovrà essere personalizzato e dovrà trovare supporto corale nella scuola attraverso la predisposizione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP).
7. Qual è il ruolo della scuola in caso di diagnosi di un DSA?
Per garantire in àmbito scolastico il diritto all’istruzione a tutti gli alunni con DSA, favorirne il successo scolastico anche attraverso misure didattiche di supporto e promuovere lo sviluppo delle loro potenzialità, il fenomeno è stato regolamentato dalla Legge 170/10 [“Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico”, N.d.R.], che prevede la predisposizione di un Piano Didattico Personalizzato (PDP).
Il PDP è un progetto educativo e didattico commisurato alle potenzialità dell’alunno, che ne deve rispettare i tempi di apprendimento e ne deve valutare i progressi rispetto alle abilità di partenza. All’interno di esso devono anche essere definiti tutti i supporti e gli accorgimenti con cui si intende sostenere l’alunno durante il percorso di studio, comprensivo delle misure dispensative e degli strumenti compensativi necessari alla realizzazione del successo scolastico.
8. Come si riconosce in un alunno un probabile disturbo specifico dell’apprendimento?
Oltre alle già menzionate attenzioni da rivolgere alle abilità di lettura, di scrittura, di grafia e di calcolo, è opportuno fare riferimento e considerare come ipotetici segnali di allarme anche una generale difficoltà nelle attività che richiedono l’uso di apprendimento mnemonico e problemi nell’imparare i rudimenti delle lingue straniere. Anche in questo caso, eventuali segnali difformi potrebbero essere oggetto da parte dei medici di un’accurata valutazione, volta a chiarire se siano o meno elementi riconducibili a un fenomeno di DSA.
9. Quali sono le attività più funzionali per un alunno con diagnosi DSA?
Durante le lezioni è sempre opportuno avere degli accorgimenti idonei nei confronti degli alunni con DSA. Per esempio, nel caso di uno studente al quale sia stato diagnosticato un disturbo della lettura, bisognerà farlo sempre sentire a proprio agio, evitando forzature nella lettura, specialmente ad alta voce davanti ai propri compagni.
Per uno studente al quale sia stato diagnosticato un disturbo di disortografia, una strategia da evitare è quella di fargli ricopiare in forma corretta ciò che ha sbagliato a scrivere. Una valida alternativa è l’utilizzo del PC che, grazie al correttore ortografico, rappresenta uno strumento efficace nella selezione delle singole parole.
Se invece l’alunno dimostra difficoltà nella memorizzazione delle tabelline, delle regole o delle formule, sarà necessario dispensarlo dallo studio memonico e permettergli di utilizzare tabelle di regole, formulari e mappe concettuali.
Per quanto riguarda ancora l’apprendimento delle lingue straniere, le maggiori difficoltà si presentano nella scuola secondaria (perché l’approccio ludico di quella primaria è indicato per i bambini con DSA), pertanto si dovrebbe privilegiare la forma orale rispetto a quella scritta.
In presenza di DSA, sarà inoltre preferibile l’utilizzo del vocabolario informatico per la ricerca di termini durante lo svolgimento dei compiti, perché la fatica generata dall’orientarsi fra le pagine del vocabolario cartaceo lascerà più energia per la curiosità di conoscenza.
Infine, è raccomandato l’utilizzo degli strumenti compensativi funzionali come i sintetizzatori vocali e i creatori di mappe concettuali che vengono indicati dallo specialista in base alla diagnosi e permettono allo studente di diventare autonomo nello studio.
10. Come trattare l’argomento con i propri figli o alunni?
I bambini/ragazzi ai quali viene diagnosticato un DSA avranno bisogno di un aiuto in più per sviluppare un metodo di studio efficace e avranno quindi bisogno del supporto di uno specialista.
Anche gli insegnanti dovranno adottare delle strategie appropriate e per fronteggiare tutte queste novità, bisognerà spiegare con semplicità ai propri figli o studenti che le difficoltà riscontrate a scuola o nel fare i compiti riguardano solo alcuni àmbiti specifici. Sarà quindi importante mettere in risalto che è comunque possibile trovare un modo alternativo di apprendimento, più adatto alle loro necessità. L’approccio migliore è quello di non allarmarli e spiegare loro che è molto importante conoscere se stessi per comprendere le principali difficoltà che riscontrano nello studio al fine di aiutarli a valorizzare ed esprimere al meglio il loro potenziale.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: a.dinatolo@inc-comunicazione.it.