Per una nuova credibilità del volontariato nell’età del rancore

«In una società sempre più arrabbiata ed egoista i volontari hanno il compito di alzare la voce e mettere in circolo narrazioni credibili e positive»: è questo il messaggio giunto dal seminario di Lucca “Vox populi - Per una pedagogia del bene e un rimedio al rancore”, organizzato dal Centro Nazionale per il Volontariato (CNV) e dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione (FVP), al termine del quale è stato anche prodotto un decalogo rivolto a tutto il Terzo Settore, per contrastare rancore ed egoismo sociale e far crescere la comunicazione del volontariato e la cultura della solidarietà

Due figure composte da tante persone. Quella a destra tende la mano all'altra«In una società sempre più arrabbiata ed egoista i volontari hanno il compito di alzare la voce e mettere in circolo narrazioni credibili e positive»: è questo il messaggio giunto da Lucca, durante il seminario di formazione civile intitolato Vox populi – Per una pedagogia del bene e un rimedio al rancore, organizzato dal Centro Nazionale per il Volontariato (CNV) e dalla Fondazione Volontariato e Partecipazione (FVP), al termine del quale è stato anche prodotto un decalogo rivolto a tutto il Terzo Settore per contrastare odio, false notizie (fake news), rancore ed egoismo sociale e far crescere la comunicazione del volontariato e la cultura della solidarietà (il testo integrale del decalogo è nel box in calce).

«I relatori che hanno animato le sessioni – spiegano i promotori dell’incontro – hanno costruito un quadro spietato, ma pieno di speranza e possibilità: quello di una società che rischia di perdere progressivamente i valori positivi che il volontariato ha sempre coltivato. Ma nella quale lo spazio per educare al bene è vasto e va praticato. Per questo i partecipanti si sono messi al tavolino e hanno condiviso riflessioni e idee per “contrattaccare”. Il contesto parla chiaro: c’è una perdita di fiducia nella società anche nei confronti del volontariato, un’erosione dovuta anche al fatto di essere visti come un’emanazione del pubblico e dello Stato, nonché per il fatto di prendersi cura di tutti, senza esclusioni. Di fronte a questo serve una reazione forte per costruire giorno dopo giorno una nuova credibilità e una forza attrattiva per i giovani, per educarli e avvicinarli al mondo della solidarietà. Comunicare di più e meglio è la strada, ma non solo. Serve anche essere migliori, lavorare meglio e in modo più incisivo».

Ad animare le sessioni del seminario sono stati Pier Giorgio Licheri, presidente del CNV, monsignor Gastone Simoni, Paolo Lambruschi, giornalista di «Avvenire», Francesco Marsico di Caritas Italiana, lo scrittore Fabrizio Silei, il sociologo Ivo Lizzola, Mariano Galizia di CSA, il giornalista Gianluca Testa, il giurista Leonardo Bianchi e Paolo Balli, direttore del Cesvot (Centro Servizi Volontariato Toscana). (S.B.)

Il decalogo prodotto a Lucca, per una nuova credibilità del volontariato
1.
Non fare di più, ma fare meglio
Frammentazioni, steccati, gelosie e individualismi non sono più concessi. La credibilità inizia dalla qualità dell’agire: più collaborazione, più lavoro di rete e maggiore coordinamento per leggere i bisogni della società.
2. Coerenza fra apparire ed essere
I volontari sono orientati da valori costituzionali, valori positivi e importanti: anche nella loro comunicazione di tutti i giorni devono essere coerenti con questi valori.
3. Respingere il falso
I volontari sono persone come tutte le altre, ma hanno in mano la responsabilità di generare comunicazione associativa e personale pulita e costruttiva, non prestando il fianco a falsità, disinformazione, ambiguità e luoghi comuni.
4. Prevenire il discredito
Per uno che sbaglia paga la reputazione di tutti: con la sua forte connotazione etica il volontariato è vittima del clima di ostilità e sfiducia in modo ancora più forte. Una comunicazione costante e continuativa può generare gli anticorpi per non essere vittime di errori altrui.
5. Meno presidenti, più presenti
Fare volontariato è agire insieme: una comunicazione personalistica di presidenti e leader mette in secondo piano l’azione collettiva e il senso della servizio che si fa. Serve più concretezza e meno personalismo.
6. Semplicità e immediatezza
Comunicazione pulita, messaggi chiari, semplici e limpidi favoriscono l’accesso dell’opinione pubblica alle attività del volontariato e magari anche l’ingresso dentro le Associazioni. Comunicare in modo più semplice e diretto è la chiave del cambiamento.
7. Più comunità e più community
Crescono le Associazioni, diminuiscono i volontari: non siamo capaci di parlare ad una voce sola? L’entusiasmo, alla base della viralità e della credibilità, nasce dal gioco di squadra e dalla capacità di costruire comunità di sostegno intorno.
8. Più ironia e storie positive
Le storie sono la risorsa più grande del volontariato: comunicarle più e meglio e con impatto positivo è la chiave per generare empatia e partecipazione. Con tutti gli ingredienti necessari allo storytelling di qualità (ironia, emozione, fiducia, multimedialità ecc.).
9. Popolare di bene i social media
Luoghi di influenza della cultura sociale, i social sono anche i luoghi in cui praticare -e non solo predicare- i valori del volontariato: non avere paura ed essere presenti su più piattaforme, condividendo tutta la comunicazione positiva che viene generata.
10. Più formazione, più capacità
Con nuovi e vecchi volontari costruire momenti di formazione e autoformazione sull’identità associativa, la sua storia, i suoi linguaggi, i suoi valori. Per trovare forme di comunicazione all’esterno condivise ed efficaci.

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Comunicazione CNV/FVP (Giulio Sensi), ufficiostampa@centrovolontariato.net.

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