Viene guardata con soddisfazione anche dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) – il cui presidente Vincenzo Falabella era stato uno dei primi, alla fine del 2015, ad aderire alla campagna nazionale per l’abolizione della contenzione, denominata …e tu slegalo subito – la notizia arrivata qualche tempo fa da Modena, città che ha festeggiato la “contenzione zero”, dopo cioè che da due anni, nei reparti psichiatrici ospedalieri della città emiliana, nessun paziente è stato più legato.
Si tratta di un risultato, come abbiamo letto nel sito dell’emittente bolognese Radio Città del Capo, «raggiunto dopo un lungo percorso fatto di corsi di formazione e tavoli di coordinamento fra le Istituzioni, e che ha visto in pochi anni un calo drastico degli episodi. Nel 2011 a Modena, nei due reparti del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, le contenzioni erano state 500. Un numero che è stato portato a zero in sei anni. E lo stesso risultato è stato raggiunto in tutte le strutture accreditate della Provincia, trasformando di fatto Modena in una Provincia no restraint, cioè libera da una pratica, la contenzione, ormai considerata “non medica” ed eccezionale, tanto che le linee guida nazionali e regionali ne raccomandano il “totale superamento”».
«Per prima cosa – ha spiegato a Radio Città del Capo Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda ASL di Modena – abbiamo individuato le tipologie di persone che più frequentemente venivano legate nei nostri reparti e così per ogni macrocategoria abbiamo individuato modalità alternative alla contenzione, pratiche condivise e professionalmente elevate. I casi sono legati solitamente a persone con disturbi neurocognitivi, sopratutto anziane, a persone con disabili fisica con disturbi psichiatrici sovrapposti e a chi fa abuso di sostanze. Per fronteggiare tali problematiche, abbiamo messo in campo momenti formativi e incontri con esperti di livello nazionale e internazionale. Si parla di mesi e mesi di lavoro, ma nessuno psichiatra, per quanto impegnato, può da solo risolvere questo problema. Per fare infatti buona salute mentale, bisogna interagire con tutti i livelli di comunità e riflettere su meccanismi automatici che invece sono da mettere in discussione e verificare passo passo».
Per arrivare alla “contenzione zero”, dunque, è stato creato un tavolo di coordinamento e lavoro che ha coinvolto i reparti di Pronto Soccorso, il 118, gli Enti Locali, le Forze dell’Ordine, i Vigili Urbani, gli Organi Giudiziari.
«Un esempio di intervento – ha raccontato ancora Starace – ha visto la presenza di un infermiere 24 ore su 24 accanto a una persona con disabilità fisica e disturbi comportamentali, trattata con farmaci che avevano prodotto il cosiddetto “effetto paradosso”. Invece di sedare, infatti, i farmaci avevano aumentato l’agitazione. Ma nonostante questo, il nostro intervento non è stato la contenzione. Abbiamo invece garantito alla persona una relazione rassicurante giorno e notte. Un impegno gravosissimo che ci ha consentito di evitare di legare quella persona, cosa che tra l’altra avrebbe compromesso la possibilità di instaurare una relazione terapeutica».
Non si può dunque che concludere allineandoci con quanto sottolineato dall’URASAM Lombardia (Associazione che difende i diritti di malati e familiari per la salute mentale), nel commentare la notizia proveniente da Modena, ovvero semplicemente che «se si vuole, si può», anche in àmbito di contenzione. (S.B.)