«Siamo molto soddisfatti e ringraziamo la Regione Piemonte, e in particolare l’assessore al Lavoro Giovanna Pentenero, per la sensibilità dimostrata nei confronti delle persone con disabilità grave e delle Associazioni che ne rappresentano gli interessi. Insieme siamo riusciti a sbloccare una situazione ferma dal 2003, e lo abbiamo fatto in una maniera molto avanzata, per certi versi rivoluzionaria».
Così Giancarlo D’Errico, presidente dell’ANFFAS Piemonte (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o relazionale) e della FISH Regionale (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), commenta la firma pubblica e la presentazione ufficiale di oggi, 12 settembre, dell’accordo quadro per la stipula di convenzioni ai sensi dell’articolo 14 del Decreto Legislativo 276/03 (Attuazione delle deleghe in materia di occupazione e mercato del lavoro, di cui alla legge 14 febbraio 2003, n. 30), approvato il 3 agosto scorso dalla Giunta Regionale del Piemonte. «Un provvedimento – secondo D’Errico – grazie al quale la Regione Piemonte ha compiuto un importantissimo passo in avanti nelle politiche di inserimento lavorativo delle persone con disabilità, ciò che costituisce un grande successo per le Associazioni che si occupano della tutela dei diritti delle persone con disabilità, tra cui l’ANFFAS e la FISH hanno giocato un ruolo di rappresentanza fondamentale».
Ma di che cosa si tratta esattamente? Lo spiega approfonditamente una nota dell’ANFFAS. «L’articolo 14 del Decreto Legislativo 76/03 – vi si legge – rientra nel contesto della Legge 68/99, che ha lo scopo di promuovere l’inserimento e l’integrazione delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, obbligando gli enti pubblici e le aziende private che raggiungono la soglia dei 15 dipendenti ad assumere persone iscritte alle liste di “collocamento mirato” in impieghi compatibili con le loro condizioni di salute e capacità lavorative, in modo da realizzare un inserimento proficuo tale da soddisfare le esigenze del soggetto e, nel contempo, quelle produttive del datore di lavoro. Le aziende con 35/50 dipendenti devono assumere due lavoratori con disabilità, poi un altro ogni 15 lavoratori e l’80% di essi deve essere assunto direttamente dall’azienda, mentre l’altro 20% può essere assolto tramite l’esternalizzazione di una commessa a una cooperativa sociale che copre la “quota” di lavoratori con disabilità, assumendo ad hoc la risorsa appartenente alle “categorie protette”. L’articolo 14 del Decreto 76/03, dunque, regola per l’appunto l’inserimento lavorativo tramite le cooperative sociali – cui le aziende conferiscono commesse di lavoro – di lavoratori con disabilità grave, che presentino particolari difficoltà di inserimento nel ciclo lavorativo ordinario (certificazione da Legge 104/92). Ebbene, quella norma ha demandato alle Regioni la regolamentazione delle convenzioni, ai sensi del citato articolo 14, e finalmente, dopo quindici anni di stallo, la situazione del Piemonte è stata sbloccata, anche grazie all’impegno di FISH, ANFFAS e delle Associazioni che si occupano della tutela dei diritti delle persone con disabilità».
«Ce l’abbiamo fatta – sottolinea D’Errico – e abbiamo contribuito alla definizione di un accordo molto avanzato, che garantisce la continuità di lavoro alle persone con disabilità, ma anche la continuità per le imprese, un impianto molto equilibrato che soddisfa tutte le parti in causa. Punto primo, parliamo di “persone disabili che presentino particolari difficoltà di inserimento lavorativo e, in particolare, di disabili intellettivi, sensoriali, psichici e fisici gravi”: infatti, la maggior parte dei lavoratori che hanno la “certificazione 104”, ovvero quelli più gravi, sono disabili intellettivi, più difficili da collocare e, di conseguenza, meno aiutati dalle politiche di inserimento lavorativo».
«Citando ancora il nuovo accordo quadro – prosegue il Presidente di ANFFAS e FISH Piemonte – nelle premesse ci si impegna a “considerare il progetto individualizzato come strumento per l’accesso a quanto disposto dalla Legge 112/16 alle azioni per il ‘Durante Noi’ indirizzate all’acquisizione di maggiori autonomie personali delle quali il lavoro è presupposto indispensabile”. In altre parole, per essere attivato secondo l’articolo 14, un progetto lavorativo dev’essere inserito nel progetto di vita individuale della persona con disabilità, regolato secondo la Legge 328/00, che determina i supporti (tra cui il lavoro) da assegnare al soggetto per garantirgli una qualità della vita dignitosa. Non solo, il progetto lavorativo coerente con il progetto di vita deve considerare anche le istanze della Legge 112/16 sul “Dopo di Noi”, che sostiene la persona con disabilità grave quando non ha più una rete parentale, ma partendo da subito (dal “Durante Noi”) nel costruire un percorso di vita autonoma e indipendente. Insomma, per la prima volta in Italia il Decreto Legislativo 276/03 e la Legge 68/99 vengono “incastrate” all’interno della Legge 112/16».
A questo punto, le Associazioni che tutelano i diritti delle persone con disabilità, tra cui naturalmente ANFFAS e FISH, faranno parte di una sottocommissione che validerà la coerenza dei progetti di inserimento lavorativo con i criteri del nuovo accordo quadro, per conto dei Centri dell’Impiego e della Commissione Regionale di Concertazione, che a loro volta dovranno validare i progetti presentati da imprese e cooperative.
«Ma le novità non finiscono qui – annota ancora D’Errico – perché ora si parla di ore di lavoro, mentre prima si parlava di singole persone. Ovvero: se una convenzione comprende 40 ore di lavoro settimanali, non è detto che possa coprirle una sola persona, per esempio i malati oncologici non riescono ad andare oltre alle due ore di lavoro continuative. Quelle 40 ore possono pertanto essere coperte da due o tre lavoratori con disabilità con turni part-time: da un lato, questa novità permette di inserire nel mondo del lavoro più soggetti in difficoltà, ma dall’altro è evidente anche l’utilità per le imprese. Inoltre, diversamente da prima, le cooperative possono stringere più di una convenzione per volta, attivando delle economie di scala convenienti: se ad esempio ho 10 posti in un data center, posso attivare 10 commesse, risparmiando nella formazione della forza lavoro. Ora, quindi, ci sono tutte le condizioni per creare situazioni sostenibili a lungo termine e non solo risposte contingenti alle emergenze, a vantaggio dei lavoratori con disabilità, ma anche delle imprese che li assumono direttamente o tramite cooperativa».
«Insomma – conclude – siamo fiduciosi di aver fatto un buon lavoro riguardo a una materia molto difficile e complessa. In sede di trattativa, abbiamo registrato l’iniziale diffidenza della Commissione Regionale di Concertazione e la comprensione immediata da parte dell’Assessorato Regionale; siamo lieti che la diffidenza sia venuta meno con il confronto, mentre il supporto dell’Assessorato è stato sempre decisivo. Adesso aspettiamo i riscontri pratici sulla bontà di questo accordo quadro». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: media@inspirecommunication.it (Daniele Pallante); segreteria@anffas.torino.it.
Articoli Correlati
- Una buona cooperazione allo sviluppo fa bene a tutte le persone con disabilità «Se con i progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo - scrive Giampiero Griffo, concludendo la sua ampia analisi sulle azioni in questo settore - verrà rafforzata la voce delle persone…
- Dopo di noi da creare “durante noi“* L'organizzazione del futuro di una persona con disabilità: quali sono le tutele giuridiche esistenti? In quali ambienti si potrà svolgere la vita di quella persona? E con quali fondi? Un…
- L'integrazione scolastica oggi "Una scuola, tante disabilità: dall'inserimento all'integrazione scolastica degli alunni con disabilità". Questo il titolo dell'approfondita analisi prodotta da Filippo Furioso - docente e giudice onorario del Tribunale dei Minorenni piemontese…