Qualche settimana fa, i rappresentanti del CAV (Coordinamento Autismo Veneto), organismo che raggruppa Associazioni di genitori e parenti di persone con autismo di tutte le Province della Regione, hanno portato all’attenzione della Quinta Commissione Consiliare Regionale (Politiche Socio-Sanitarie) le osservazioni e le richieste degli oltre 2.500 soci delle proprie organizzazioni, in merito al nuovo Piano Socio Sanitario Regionale 2019-2023, di cui è in corso la discussione.
Partendo dal presupposto che nei recenti Seminari Internazionali di Erice (Trapani), l’aumento esponenziale del numero delle persone con sindromi autistiche è stato inserito tra le emergenze planetarie del 2018, i portavoce del CAV hanno voluto innanzitutto sottolineare che nessuno può dire con precisione quanti siano gli autistici in Veneto. «Nel 2016 – hanno spiegato infatti – il progetto europeo ASDEU [Autism Spectrum Disorders in European Union, N.d.R.] ha affermato, riferendosi all’Italia, che ad avere questo tipo di sindrome sarebbe l’1% della popolazione, il che, guardando al Veneto, significherebbe un numero complessivo di 49.075 persone, di cui 9.022 minori». In tal senso, a termine di confronto, hanno ricordato anche che in Italia le persone con la sindrome di Down sono circa 40.000, mentre quelle con Malattie Rare nel Veneto sono circa 30.000.
«Nel nuovo Piano Socio Sanitario Regionale – hanno dichiarato poi gli esponenti del Coordinamento – vengono citate molte sindromi e molte malattie, ma non c’è nessun riferimento all’autismo. In realtà, la sindrome autistica – pur essendo probabilmente più invalidante di tante altre malattie fisiche e mentali – non è né l’una né l’altra; essa, infatti, non inizia né finisce, bensì è un modo di essere che accompagna la persona per tutta la vita. Il Piano, quindi, dovrebbe essere riscritto, inserendo un apposito capitolo per la sindrome autistica, anche alla luce di quanto previsto dalla normativa vigente».
Queste le proposte concrete presentate dal CAV in Commissione Consiliare: «Che nella programmazione dei nuovi triage del Pronto Soccorso e dei relativi locali siano inseriti percorsi per pazienti non collaboranti da svolgere in adeguati locali e con personale specificatamente formato; tali percorsi dovrebbero continuare anche in caso di ricovero, analogamente a quelli avviati in altre regioni, ad esempio con il Progetto DAMA [“Disabled Advanced Medical Assistance”, ovvero “Assistenza medica avanzata alle persone con disabilità”, N.d.R.], da realizzare in alcuni ospedali di riferimento a livello regionale; considerato che i Dipartimenti di Sanità Mentale sviluppano modelli innovativi di intervento per le patologie emergenti, ve ne siano previsti di specifici per gli adulti con la sindrome autistica, favorendo un percorso per le persone con tale disturbo che sia volto a mantenere i livelli di autonomia raggiunti e ad evitare che il trattamento educativo sia sostituito da quello farmacologico; che nei servizi per i minori sia prevista specificatamente la presa in carico delle sindromi autistiche; che i centri di riferimento per i disturbi autistici istituiti dalla Regioni si occupino anche di ricerca e vengano inseriti in strutture interdipartimentali, al fine di garantire un collegamento funzionale con gli altri servizi, in particolare quelli territoriali: una proposta, questa, che in particolare vale per il centro di Verona, posto all’interno dell’Azienda Ospedaliera integrata con l’Università».
Al termine dell’intervento, i membri della Commissione Regionale hanno voluto approfondire alcuni dei temi esposti, mentre i rappresentanti del CAV hanno chiesto di essere nuovamente invitati, per poter illustrare ancor più compiutamente le varie tematiche legate alla sindrome autistica. (R.M. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ruggero.mason1@tin.it.
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