Cediamo oggi la parola a Renato Frisanco, per presentare la sua recente pubblicazione intitolata Luciano Tavazza e il volontariato: dalla memoria al futuro. L’avventura di un profeta della solidarietà (Roma, Palombi, 2018, 213 pagine), dedicata appunto a Luciano Tavazza (Porretta Terme, 16 luglio 1926-Roma, 30 aprile 2000), ovvero a colui che fondò tra l’altro, nel 1978, il MoVI (Movimento del Volontariato Italiano).
Questo mio libro prende in considerazione la figura e l’opera di Luciano Tavazza e il suo impegno nel volontariato, fenomeno che in epoca di riforma del Terzo Settore e di crisi societaria globale (politica, economica, sociale e culturale) è alle prese con sfide complesse.
Nel “dopo Tavazza” il fenomeno si è esteso, consolidando la struttura organizzativa, ampliando la platea dei cittadini solidali, differenziata al suo interno per motivazione e approccio, oggi più esperienziale e pragmatico, e rivelando una diffusa interazione con le Istituzioni pubbliche fin dalla registrazione.
Il ruolo di “testimonianza” o di “servizio” delle tante organizzazioni di volontariato non appare nell’attualità ben integrato con quello “politico”, come richiamato da Tavazza, per divenire risorsa di cambiamento, andando alla radice dei problemi e affrontandoli in sinergia o in rete con altre forze – omologhe e non – avanzando soluzioni e condizionando le policy pubbliche con una partecipazione effettiva, nonché suscitando attenzione e consapevolezza in un’opinione pubblica disorientata da un’informazione politica e mediatica distorsiva e superficiale.
La promozione della qualità della vita dei cittadini, a partire dai più deboli e svantaggiati, e oggi anche l’impegno nella cura dei “beni comuni”, come fattore di partecipazione e aggregazione dei cittadini, qualificano invece il volontariato come soggetto rigenerante la società e la politica, in linea con l’insegnamento di Tavazza.
Chi scrive ha inteso colmare un vuoto nel riconoscimento della figura e dell’opera di Tavazza, oltre a “restituire” un po’ delle conoscenze apprese negli anni in cui ha lavorato al suo fianco nella Fondazione Italiana per il Volontariato [FIVOL, N.d.R.]. Il compito è stato facilitato dalla ricchezza delle fonti documentali e testimoniali che Tavazza ha lasciato con il suo imponente archivio, articolato sui molteplici temi che ha affrontato e approfondito sul volontariato e il Terzo Settore, così come in campo pedagogico, sociale ed ecclesiale (l’intero archivio dei suoi scritti sarà disponibile dalla metà di novembre sul sito www.lucianotavazza.it, da parte dell’Associazione che porta il suo nome).
La figura di Tavazza emerge anche dalla testimonianza di tante persone con cui ha avuto un’interazione significativa per la sua capacità di coinvolgere, valorizzare e impegnare molti giovani del suo tempo, avviandoli spesso in questo settore come studiosi o come dirigenti associativi. Di una parte di essi il libro valorizza la testimonianza.
Tra i motivi che hanno indotto chi scrive a pubblicare questo libro vi è il dovere di far conoscere Tavazza ai giovani di oggi, che hanno bisogno di maestri che siano anche testimoni di valori e appassionati di idee da cui trarre ispirazione, emulare percorsi ed opere. Per questo la pubblicazione ricostruisce il background formativo di Luciano Tavazza, la sua spinta motivazionale a partire dall’esperienza della Resistenza, dalla dottrina sociale della Chiesa post-conciliare e dagli articoli 2 e 3 della Costituzione, da lui considerati il riferimento massimo della solidarietà e della sua pratica più organizzata, il volontariato.
Il testo dà la parola a Tavazza, fa da eco al suo pensiero espresso, come già detto, in una produzione ampia di pubblicazioni e relazioni e ripercorre l’esperienza del Movimento per il Volontariato Italiano (MoVI) con cui è stato precursore di un’azione concertata di forze solidali organizzate per il cambiamento delle politiche di welfare e del Paese e propagatore della cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva.
Il libro esamina cronologicamente anche le vicende del volontariato del nuovo secolo fino alla legge di Riforma del Terzo Settore ,che non dà sufficiente rilievo all’identità del volontariato stesso come fenomeno organizzato e portatore di una proposta originale.
La pubblicazione vuol fare emergere il “pensiero lungo” di Tavazza, profeta di un fenomeno moderno di gruppi e di movimenti capaci di confrontarsi con Istituzioni pubbliche, altri corpi intermedi e realtà profit, ma come soggetto autonomo, organizzato e radicato nel sociale e nella comunità, capace di «pensare in grande e di agire nel piccolo».
Insieme ad altre importanti figure, soprattutto come monsignor Giovanni Nervo e Maria Eletta Martini, Tavazza ha ottenuto la legittimazione del volontariato attraverso la Legge Quadro [Legge 266/91, N.d.R.], e di questo fenomeno ha indicato i valori e i riferimenti ideali, gli obiettivi ad essi coerenti e le mete, senza trascurare i mezzi e la necessaria organizzazione. E ha operato perché si dotasse di alcuni “attrezzi di lavoro” indispensabili all’azione solidaristica, in primis la formazione, ma anche la progettazione, la comunicazione e la valutazione, da sostenere attraverso apposite agenzie, come i Centri di Servizio per il Volontariato, che ha prefigurato con l’esperienza della Fondazione Italiana per il Volontariato da lui guidata negli ultimi dieci anni di vita.
Il suo merito maggiore è stato quello di avere dato al volontariato lo statuto di soggetto di partecipazione sociale in vista del “cambiamento”, parola d’ordine irrinunciabile della sua mission. Tale missione non poteva esimersi da una diffusa promozione della solidarietà e della cittadinanza attiva, che Tavazza ha sempre più considerato la prima funzione del volontariato moderno.
Questa pubblicazione, pertanto, è un viaggio con Tavazza nell’ultimo quarto del secolo scorso, per fare esercizio di memoria andando alle radici del suo pensiero e dei suoi insegnamenti e far riemergere le visioni generali di futuro del volontariato e della società da lui immaginati. Allora il ricordo di ciò che in passato è stato immaginato e sperato rappresenta un serbatoio di possibilità anche per il futuro. Con la voglia di nuovi slanci di un volontariato che guarda avanti, perché sempre innestato nei processi sociali e «annuncio di una speranza che cammina e fa storia».
Ringraziamo per la collaborazione Salvatore Nocera.