«Non possiamo che rimanere colpiti da dichiarazioni di una violenza simile, seppur verbale, e non possiamo che condannare tali affermazioni»: così il Comitato Direttivo del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down), commenta in una nota l’episodio riguardante il video di alcuni anni fa, circolato in questi giorni nel web, in cui il portavoce del Presidente del Consiglio, Rocco Casalino, proferisce considerazioni a dir poco inaccettabili sulle persone anziane e su quelle con sindrome di Down. Un episodio, lo ricordiamo, sul quale la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) ha già assunto una dura presa di posizione, ripresa anche dal nostro giornale.
«E tuttavia – prosegue la nota del CoorDown -, il dott. Casalino non è il solo a provare queste sensazioni per le persone con sindrome di Down. È una visione che viene dal passato e che resiste ancora oggi. Lo vediamo negli sguardi in strada, in certi commenti sui social, negli episodi di bullismo nelle scuole. CoorDown esiste per fare cultura della diversità e diffondere un’immagine diversa delle persone con sindrome di Down. Nel condannare dunque la posizione presa da un attuale rappresentante delle Istituzioni, tale contesto ci offre l’opportunità per far cambiare idea non solo a lui, ma anche a tutti coloro, purtroppo ancora numerosi, che la pensano nella stessa maniera». «Cogliamo pertanto l’occasione – conclude la nota – per raccontare il valore e il contributo che le persone con sindrome di Down portano alla società, e a tale scopo invitiamo il dott. Casalino e tutti coloro che ne condividono la posizione a prendere visione delle nostre campagne di sensibilizzazione e a vedere con i loro occhi il contributo che l’inclusione delle diversità porta alla società tutta».
Su binari analoghi si esprime l’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), che intende innanzitutto dichiarare la propria «piena condivisione della presa di posizione assunta dalla FISH», di cui la stessa AIPD è membro. Successivamente, però, l’Associazione «intende porre l’attenzione sul tema della corretta comunicazione e dell’uso, irresponsabile e sempre più frequente, di concetti-metafore-terminologie, a dir poco, inadeguati».
«Tra poco – prosegue il comunicato dell’AIPD – celebreremo quarant’anni di attività, anni preziosi nel corso dei quali tanto è stato fatto per far conoscere chi sono le persone con sindrome di Down e cosa possono fare. Da persone totalmente dipendenti a persone in grado di autodeterminarsi, da “eterni bambini” a lavoratori, da peso per la società a risorsa. Di pari passo abbiamo lavorato nei confronti della corretta comunicazione: le persone hanno la sindrome di Down, non ne sono affette (la sindrome di Down non è una malattia!); le persone hanno una disabilità, non sono disabili… Non a caso la nostra ultima campagna per la Giornata Nazionale delle Persone con sindrome di Down, celebrata nello scorso mese di ottobre, affermava “Non guardarmi solo a metà, oltre la sindrome di Down c’è una persona intera” [se ne legga ampiamente anche nel nostro giornale, N.d.R.]. Oggi, però, occorre riprendere con forza il tema della “buona comunicazione”, per andare oltre i pregiudizi che continua ad avere gran parte della cittadinanza, a maggior ragione se veicolati da realtà che hanno grande visibilità e seguito nei media e sui social».
«Crediamo fortemente – sottolinea Paolo Virgilio Grillo, presidente nazionale dell’AIPD – che i pregiudizi si combattano con la conoscenza; in Italia esistono oggi 52 nostre Sezioni che, da Belluno a Termini Imerese (Palermo), sono impegnate quotidianamente sul territorio. 52 realtà a disposizione di chi ha voglia di conoscerle e lavorare al loro fianco. Invitiamo quindi le persone impegnate nella comunicazione, nello spettacolo e nella politica, a contattarci e a partecipare ai tanti incontri, eventi, attività in programma nei territori delle nostre sedi, dove possono verificare come i programmi di autonomia rivolti alle persone con sindrome di Down stiano portando le stesse ad una vita realmente partecipata in tutti gli àmbiti. Aiutateci a non rendere vana l’azione che l’Associazione e le famiglie stanno svolgendo da anni per modificare una visione non più attuale della sindrome di Down!». (S.B.)
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