Dalla nostra Assemblea Nazionale del maggio scorso, e quindi dalla mozione conclusiva della stessa [riproposta anche dal nostro giornale, con il titolo “Non chiediamo politiche risarcitorie, ma vera inclusione”, N.d.R.], purtroppo nulla è cambiato, se non in peggio.
Tutte le attese rimangono tali. L’attuazione del Decreto del Presidente della Repubblica del 12 ottobre 2017 (Adozione del secondo programma di azione biennale per la promozione e l’integrazione delle persone con disabilità) sembra del tutto aliena agli interessi delle forze politiche che ci governano.
Un esempio per tutti: il Programma di Azione prevede norme per l’inclusione lavorativa delle persone con disabilità, cardine imprescindibile per la loro indipendenza, ma tali norme rimangono ancora lettera morta. Permangono problematiche, anzi peggiorano, le situazioni in molte scuole, le differenze regionali in materia socio-sanitaria, le ambiguità del “Dopo di Noi”, il dramma della Non Autosufficienza, le lacune normative sui caregiver e così via.
Ovviamente, in questo panorama non si pensa neppur lontanamente al Terzo Programma di Azione biennale: l’orizzonte miseramente assistenziale che si prospetta ne è del tutto estraneo, mentre perfino la spesa sociale, a quel che sembra, sarà ridotta.
E non un cenno su di noi per quel che trapela dalla Manovra di Bilancio per il 2019.
Anche le promesse formulate in campagna elettorale e nel Contratto di Governo appaiono, per ora, largamente disattese. Dov’è finito, ad esempio, il raddoppio delle pensioni di invalidità?
Ho cercato invano in tutti questi mesi di vita del nuovo Governo di individuare anche un solo intervento del Ministero per la Famiglia e le Disabilità che desse una giustificazione concreta e reale alla sua istituzione. Ad oggi non ne ho ancora trovato uno.
In questo scenario politico, ancora inconcludente (fino ad auspicata prova contraria), si aggiunge il velenoso e infausto diffondersi di linguaggi violenti, informati all’ignoranza, allo stigma, al pregiudizio, e che sono ancora più gravi perché usati da personaggi pubblici e della politica. Pessimi segnali che tenteremo di contrastare in tutti i modi.
Come ANIEP lo abbiamo fatto, ad esempio, il 13 novembre [se ne legga anche su queste pagine, N.d.R.] QUI LINK, grazie ad Andrea Silvestrini, nostro vicepresidente nazionale e presidente della nostra Sezione romana, insieme all’AIPD (Associazione Italiana Persone Dawn): un sit-in davanti al Parlamento, per dire «Basta alle offese, basta alla latitanza colpevole sul tema della disabilità!».
In quell’occasione sono intervenuti, oltre a membri di varie Sezioni dell’ANIEP anche lontane da Roma, rappresentanti del Terzo Settore e di alcune circoscrizioni, Parlamentari di tutte i partiti, salvo quelli che ci governano, e semplici cittadini interessati al tema. Tutti gli interventi sono stati di grande condivisione e di incoraggiamento a non recedere.
Abbiamo chiesto l’allontanamento di Rocco Casalino, nientemeno che portavoce del premier Conte, il quale non si è ancora degnato di prendere le distanze dai comportamenti di chi lo rappresenta, ovviamente preso da temi ben più importanti.
Io aggiungo un’altra richiesta al Parlamento: la soppressione del Ministero della Famiglia e delle Disabilità, in quanto senza ruolo, una dimostrazione di quella separatezza che è il contrario dell’inclusione.
È l’inizio di un percorso ad ostacoli, ma agli ostacoli siamo abituati, e non saremo soli, forti dei diritti che nessuno ci può negare.