Era purtroppo già accaduto a Torino, circa un anno fa, quando un’oculista dell’ASL si era rifiutata di fare entrare in ambulatorio il cane guida di una persona cieca, usando frasi come «con quella bestia qui non si entra. Punto». Avevamo raccontato quella vicenda sulle nostre pagine, riferendo anche del successivo accordo che nell’estate scorsa aveva evitato ulteriori strascichi giudiziari. Ora, analogamente, è successo di nuovo a Cassino (Frosinone).
A segnalarlo, nel «Giornale UICI», la testata online dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, è Claudio Cola, presidente dell’UICI del Lazio, che parla di «discriminazione e intolleranza», ovvero degli «ingredienti dell’incredibile storia accaduta il 23 novembre scorso a Cassino, nello studio privato di un medico oculista, che si è rifiutato di ospitare in sala d’attesa il cane guida della signora T.M., non vedente e madre di un paziente del dottore, intervenuta per accompagnare il figlio. Il rifiuto, seguito da un alterco, si è concluso con una denuncia ai Carabinieri, il minimo che la donna, cui è stato negato il diritto all’autonomia e alla mobilità, potesse fare per reagire all’umiliazione».
«Si tratta – commenta Cola – di una lesione gravissima dei diritti della donna, non vedente da sei anni a causa di una malattia del nervo ottico, ancor più inaccettabile, poiché ad essersi reso protagonista del triste episodio è stato proprio il suo ex medico oculista. Colui, cioè, che avrebbe dovuto non solo garantirle assistenza medica, ma anche accoglierla, comprenderla, favorirne il benessere globale, voleva negarle l’assistenza del cane guida, indispensabile alla donna con disabilità visiva per potersi muovere in autonomia. A nulla sono valsi i reclami della signora, del marito e del figlio e ai tre, vista l’indisponibilità del medico, non è rimasta altra scelta se non quella di lasciare lo studio per andare a denunciare ai Carabinieri l’accaduto, in violazione della Legge 60/06 [seguìta alle Leggi 37/74 e 376/88, che avevano regolato la medesima materia, N.d.R.], sull’accesso dei cani guida nei mezzi di trasporto pubblico e negli esercizi aperti al pubblico».
«Aspettiamo che la denuncia faccia il suo corso – conclude il Presidente dell’UICI del Lazio – e ci auguriamo che la signora possa avere giustizia. Siamo però letteralmente inorriditi che l’episodio sia accaduto in uno studio medico: un comportamento contrario alle leggi vigenti e censurabile dal punto di vista etico, ancor più perché riguarda un oculista, un medico che dovrebbe conoscere più degli altri quanto sia importante per una persona con disabilità visiva l’ausilio del proprio cane guida».
Anche questa volta, naturalmente, «Superando.it» seguirà gli sviluppi di questa ennesima, incresciosa vicenda di discriminazione. (S.B.)
Ringraziamo Arianna Colonello per la segnalazione.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: uiclazio@uiciechi.it.
Delle battaglie per il diritto all’accesso dei cani guida – condotte con forza, oltreché dall’UICI, anche dall’Associazione Blindsight Project – il nostro giornale si è occupato molto spesso in questi anni. Nella colonnina a destra del nostro articolo intitolato A scuola con il cane guida (a questo link), elenchiamo i contributi da noi pubblicati su questo tema negli ultimi anni.
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