
Sebbene le caratteristiche più significative nei disturbi dello spettro autistico siano le difficoltà a carico delle abilità sociali e comunicative e la presenza di comportamenti e interessi ristretti e ripetitivi, risulta altrettanto cruciale indagare le anomalie del movimento spesso associate: circa l’80% dei bambini con disturbi dello spettro autistico presenta infatti difficoltà motorie di varia natura, con un impatto significativo sulla qualità della vita e sullo sviluppo sociale. Inoltre, se è vero che l’eterogeneità è la cifra fondamentale di questi disturbi, lo studio del movimento potrebbe indicare anomalie comuni, da sfruttare come marcatori diagnostici precoci.
Si inserisce in questo filone di ricerca uno studio dell’IRCCS Medea di Bosisio Parini (Lecco), condotto in collaborazione con l’Università Milano Bicocca e il Politecnico di Milano, pubblicato in questi giorni dalla rivista «Frontiers in Psychology».
In sostanza, i ricercatori – guidati da Alessandro Crippa, psicologo ricercatore presso il Laboratorio di Psicopatologia dello Sviluppo dell’IRCCS Medea -, hanno indagato le differenze motorie tra bambini con disturbi dello spettro autistico e bambini con sviluppo tipico, servendosi, per la prima volta a livello internazionale, in un campione di bambini con un disturbo del neurosviluppo in età scolare, di una nuova tecnologia, quale il sistema GRAIL (Gait Real-time Analysis Interactive Lab).
Sviluppato nei Paesi Bassi, quest’ultimo è una piattaforma che integra un sistema di analisi del movimento e del cammino su tapis roulant e un sistema di realtà virtuale immersiva. Il primo GRAIL in Italia è stato installato proprio all’IRCCS Medea, nel giugno del 2014, grazie ai fondi del Ministero della Salute. Il sistema è interattivo e unisce la realtà virtuale all’analisi e alla pratica del cammino in un ambiente altamente motivante, in grado di adattarsi alle esigenze di ogni singolo soggetto.
Ebbene, i risultati dello studio hanno indicato lievi atipie del cammino nei bambini con disturbi dello spettro autistico, quali una minor forza applicata a livello della caviglia e una diversa postura dell’anca e del bacino durante il passo.
«La caratterizzazione cinematica del cammino – spiega Alessandro Crippa – potrebbe aiutarci a capire meglio un disturbo così complesso. Identificare infatti eventuali marker associati alle anomalie motorie presenti nei disturbi dello spettro autistico sarà particolarmente utile nello studio dell’eziologia di questi disturbi».
Ma non è tutto. Nell’autismo, infatti, le anomalie motorie comportano anche difficoltà nella lettura dei movimenti altrui e hanno quindi un impatto sui processi cognitivi. Lo studio di cui si parla, quindi, rappresenta una prospettiva affascinante non solo rispetto all’analisi delle abilità motorie, ma anche per la valutazione degli aspetti cognitivi e socio-comunicativi, con possibili futuri sviluppi in termini di potenziale valenza diagnostica e di progettazione di programmi riabilitativi.
Da ricordare in conclusione che lo studio appena pubblicato è frutto della ricerca finalizzata Neurological Perspectives on Motor Deficits in Autism Spectrum Disorders (“Prospettive Neurologiche rispetto ai deficit motori nei disturbi dello spettro autistico”), il cui obiettivo generale è l’individuazione di un gruppo multimodale di marcatori (comportamentali, neurofisiologici e genetici) associati alle anomalie motorie presenti nel disturbo dello spettro autistico.
I dati preliminari del progetto – che ha coinvolto 130 bambini con disturbi dello spettro autistico, 100 con sviluppo tipico e 60 con ritardi dello sviluppo – sono stati presentati il 23 novembre scorso a Bosisio Parini, durante il convegno internazionale Disturbo dello spettro autistico e anomalie del movimento. Un possibile biomarcatore? (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Associazione La Nostra Famiglia – IRCCS Medea (Cristina Trombetti; Angela Erma), ufficio.stampa@lanostrafamiglia.it.
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