«Buongiorno a tutti, mi chiamo Andrea Ferraro ho 18 anni e sono di Biella. Ricordo la prima volta che partecipai ai Giochi Nazionali di Special Olympics, era proprio in occasione di un invernale, a La Thuile: avevo 13 anni. Sono stato via di casa per una settimana; la prima volta da solo con un gruppo di amici, senza la mia famiglia. Lo sci alpino e il nuoto sono la mia grande passione. Mi hanno donato sensazioni uniche. Lo sport mi ha aiutato a crescere, ad avere coraggio, ma più di ogni cosa mi ha fatto sentire l’affetto e la fiducia di tante persone. Sentirmi apprezzato anche da chi prima vedeva in me solo la disabilità è qualcosa di indescrivibile, il riconoscimento più grande. Quando nel luglio 2017 nella mia città, a Biella, ho gareggiato nel nuoto, sentivo i miei compagni di classe e gli amici della parrocchia sugli spalti fare il tifo per me. Tra questi c’era anche Jacopo che, fino a quel momento, non era mai stato carino con me. Durante la mia gara, Jacopo ha fatto un tifo scatenato ed è stato il primo a venirmi ad abbracciare. Si è congratulato e adesso il suo atteggiamento nei miei confronti è cambiato, mi sorride, mi considera… sono un suo amico. Sono molto felice di questo. Grazie a tutti, venite a vederci, ci divertiremo tantissimo!».
È stata l’emozionante testimonianza di Andrea Ferraro ad aprire a Torino la conferenza stampa di presentazione dei XXX Giochi Nazionali Invernali Special Olympics, il movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, evento la cui cerimonia di apertura è in programma per il pomeriggio di domani, 15 gennaio, a Bardonecchia, al Palazzo delle Feste di Piazza Valle Stretta e le cui gare si protrarranno poi fino al 18 gennaio, tra Bardonecchia e Valsusa, coinvolgendo circa 500 atleti con disabilità intellettive nella corsa con le racchette da neve, nello sci nordico, nello sci alpino e nello snowboard.
Come poi abbiamo già segnalato in varie occasioni, negli anni più recenti Special Olympics ha coinvolto un numero crescente di giovani senza disabilità, tanto da farlo ritenere senz’altro come un movimento sportivo e culturale “inclusivo”, aperto a tutti, anche a persone senza disabilità intellettive, che possono infatti partecipare agli eventi non solo come volontari, ma anche in qualità di “atleti partner”.
In rappresentanza di questi ultimi ha parlato a Torino Gerald Mballe Mballe, che parteciperà nella disciplina del calcio ai prossimi Giochi Mondiali Estivi Special Olympics di Abu Dhabi (14-21 marzo). «Ho vissuto anch’io sulla mia pelle cosa significa lottare per sentirsi accettati – ha dichiarato -, i miei primi anni in Italia, infatti, sono stati, in questo senso, molto difficili. E tuttavia, proprio gli atleti Special Olympics, di cui oggi sono orgogliosamente compagno di squadra, ma soprattutto amico, mi hanno fatto sentire uno di loro, mi hanno fatto sentire incluso! Perché lo sport unificato serve proprio a questo, ad andare oltre l’apparenza, oltre il colore della pelle, oltre l’abilità o la disabilità. Lo sport è il mezzo perfetto per entrare in comunicazione e abbattere tutte quelle barriere mentali costruite su stereotipi e pregiudizi. È difficile descrivere a parole cosa si prova a mettersi veramente in gioco, ma invito voi tutti a provare in prima persona questa meravigliosa esperienza: scendete in campo e rivoluzionerete completamente il punto di vista da cui guardate questi atleti, saranno allora i vostri compagni di squadra e di vita, dai quali imparerete più di quanto possiate immaginare. Tutti noi abbiamo uno strumento nelle nostre mani, utilizziamolo per tornare alle nostre comunità e dare voce e potere a tutti».
L’incontro, moderato dal giornalista RAI Federico Calcagno – ha potuto contare, tra gli altri, sulla presenza di Roberto Finardi, assessore allo Sport del Comune di Torino, che ha affermato: «Io, da uomo di sport prima che da Assessore, non vedo gli atleti Special Olympics come “speciali”, tutti gli atleti lo sono. Lo sport fa crescere e alimenta il coraggio, vale per qualunque atleta. Ognuno combatte con se stesso, con le sue paure, da uomini e da atleti. Per questo si dice che lo sport fa crescere anche dal punto di vista umano. Io vedo solo 500 atleti che fanno sport, dando il loro meglio e lo fanno raggiungendo anche risultati importanti».
A rappresentare la Regione Piemonte, vi era invece l’assessore allo sport di tale Ente Giovanni Maria Ferraris. «Sono molto contento – ha dichiarato – di rivedere gli atleti Special Olympics che ho conosciuto in questi anni, condividendo con loro molte emozioni. La parola uguaglianza qui è diventata legge, cambiando in qualche modo le regole del gioco. Ci crediamo da anni e ne siamo fieri. Tutti gli atleti Special Olympics possono trasmetterci quella voglia di fare, quella voglia di vivere che certe volte manca alla Comunità, ci danno l’opportunità di credere nel domani. E anche nella possibilità di ospitare i Giochi Mondiali Invernali Special Olympics a Torino nel 2025!».
«A me sembra che oggi ci sia una congiunzione astrale favorevole – ha ribadito in tal senso Alessandro Palazzotti, vicepresidente di Special Olympics Italia -, già lo scorso anno, infatti, abbiamo trovato impianti favolosi, come anche la gente e le scuole. C’è stata davvero una grande partecipazione e attenzione e quindi credo ci siano realmente le condizioni per candidarsi ai Mondiali Invernali e far ritornare la Torino olimpica nel circuito mondiale nel 2025. A tutte le rappresentanze istituzionali qui presenti, confermiamo che noi questo sogno lo porteremo avanti».
Infine, Francesco Avato, sindaco di Bardonecchia, ha chiesto, coin accenti divertiti, di «smettere di guardare le previsioni meteo, perché ci saranno certamente tutte le condizioni ideali per questo evento. Già se ne respira la bellissima atmosfera, con un territorio tutto vicino agli atleti Special Olympics, che ancora una volta ci doneranno emozioni indescrivibili».
Dopo la conferenza stampa, è partita da Torino la Torch Run, ovvero la corsa a staffetta che, scortata da atleti Special Olympics e da rappresentanti delle Forze dell’Ordine, sta attraversando diciotto Comuni del Piemonte, prima di terminare la propria corsa domani a Bardonecchia, con l’obiettivo di «mettere in luce – come sottolineano da Special Olympics Italia – la forza dello sport nella costruzione di comunità inclusive. Il Torch Run assume quindi, ancor prima dell’inizio dei Giochi, un valore fondamentale, quello della coesione, del sentirsi parte integrante di un mondo aperto e accogliente, in grado di coinvolgere Istituzioni, Scuole, Famiglie e tutti gli abitanti del Piemonte». Il tutto in corrispondenza con il classico giuramento dell’atleta Special Olympics («Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa tentare con tutte le mie forze»), pronunciato per la circostanza dall’atleta Roberto Pizzamiglio.
L’occasione dei Giochi Invernali è stata anche utile a presentare i 22 atleti e i 10 tecnici piemontesi della delegazione italiana, composta da 156 persone, che sarà in marzo ad Abu Dhabi, per i Giochi Mondiali Estivi Special Olympics di cui si è già detto.
In rappresentanza degli atleti è intervenuto Steven Bragato, che ai Mondiali giocherà a basket: «Ho 24 anni – ha detto – e vivo ad Alessandria. Per me è un grande onore rappresentare, insieme ai miei compagni l’Italia ad un evento mondiale. Mi piacerebbe tanto tornare a casa con una medaglia, ma la mia vittoria più grande è stata la scoperta dello sport, la possibilità, attraverso Special Olympics di poter inseguire una mia passione, realizzare il sogno di sentirmi gratificato e soddisfatto di me stesso. In passato, purtroppo, non è andata così: ancora ricordo quando a scuola alle superiori non ero accettato dagli altri che mi facevano continuamente scherzi prendendomi in giro. Prima non avevo così tanti amici perché la mia disabilità era vista come un limite e questo mi faceva stare male e mi portava a chiudermi in me stesso. Ricordo ancora il giorno del mio primo allenamento con Special Olympics come uno dei momenti più belli della mia vita. Temevo, come era già accaduto in passato, di non essere accettato dai nuovi compagni, invece mi hanno accolto con grande entusiasmo, facendomi sentire, da subito, parte del gruppo. Oggi sento la fiducia delle persone che mi sono vicine e ogni giorno l’opportunità di dare il massimo in ogni cosa che faccio. In occasione delle partite, sia quando vinciamo o perdiamo, ci diamo sostegno l’un l’altro. Credo di essere cambiato tanto grazie allo sport e questa per me è la vittoria più bella. Sono diventato anche un volontario della Croce Rossa e da circa un anno collaboro con un’azienda agricola come aiuto magazziniere. Ma non sono cambiato solo io. Sento che è cambiata anche la percezione che gli altri hanno di me e questo mi dà coraggio nell’affrontare ogni sfida con entusiasmo e convinzione».
«La partecipazione italiana ai Giochi Mondiali Special Olympics di Abu Dhabi – ha ricordato in conclusione Alessandra Palazzotti, direttore nazionale di Special Olympics Italia – sarà possibile grazie all’impegno di aziende, privati e istituzioni che hanno deciso di sostenere la campagna di raccolta fondi denominata Adotta Un Campione, volta appunto a coprire le spese di questa onerosa trasferta». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa e Comunicazione Special Olympics Italia (Giampiero Casale), stampa@specialolympics.it.
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