Dopo la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), della quale abbiamo riferito nella mattinata di oggi, anche l’ANMIC (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili) prende posizione nei confronti del Decreto Legge sul reddito di cittadinanza approvato ieri, 17 gennaio, dal Consiglio dei Ministri. «Tanto rumore per nulla – si legge infatti in una nota dell’Associazione -: dopo mesi di ripetute promesse sul nuovo reddito di cittadinanza, provvedimento che avrebbe “automaticamente” innalzato tutte le misere pensioni di invalidità, ancora ferme a 285 euro al mese, prevale oggi fra i disabili italiani delusione e sconcerto».
«Il testo sul reddito di cittadinanza finalmente presentato dal Governo – dichiara Nazaro Pagano, presidente nazionale dell’ANMIC – delude le legittime aspettative di migliaia di cittadini con disabilità che in concreto si vedranno esclusi, nella stragrande maggioranza dei casi, da ogni beneficio collegato all’introduzione del reddito di cittadinanza. In questa nuova “guerra fra poveri” innescata da tale misura, il mondo della disabilità viene anzi danneggiato. Sarebbe stato più semplice ed equo garantire a tutti un semplice aumento seppur minimo dell’importo, compatibile con la copertura finanziaria disponibile, mantenendo così fede alle promesse elettorali. In tal senso, consapevoli delle difficoltà di bilancio, avevamo nei giorni scorsi anche fatto pervenire al Governo una serie di richieste concrete per migliorare il testo della bozza di Decreto».
«In particolare – spiegano dall’Associazione – avevamo chiesto l’eliminazione dal concetto di reddito familiare delle prestazioni economiche (assegno mensile e pensione di inabilità 100%) in godimento degli invalidi civili, che rendono maggiormente disagiata la posizione delle famiglie che hanno al loro interno una persona disabile. Basti pensare che la presenza in un nucleo familiare di due soggetti disabili beneficiari di trattamenti economici (285 euro al mese) comporta automaticamente l’esclusione della famiglia all’accesso al reddito di cittadinanza. Avevamo inoltre prospettato la possibilità di considerare i soggetti disabili, percettori di prestazioni assistenziali, di essere considerati nucleo autonomo rispetto alla famiglia anagrafica, con la previsione dell’integrazione di assegni e pensioni 100%, fino a raggiungere le soglie previste per il reddito di cittadinanza. Infine avevamo indicato l’opportunità per i disabili maggiorenni, non obbligati alla stipula dei patti per il lavoro, di essere inseriti a domanda in un apposito elenco dal quale essere chiamati per l’avvio al lavoro secondo le modalità della Legge 68/99».
«Invece – sottolinea Pagano – il Decreto Legge appena approvato non ha tenuto conto degli emendamenti da noi proposti. Da oggi siamo dunque mobilitati per avviare una battaglia sui diritti dei disabili in sede parlamentare, chiedendo ascolto a tutte le forze politiche che su questi temi sapranno dimostrare maggiore sensibilità».
«Siamo comunque anche pronti – conclude il Presidente dell’ANMIC – ad organizzare una mobilitazione nelle piazze, qualora i disabili fossero ancora dimenticati. Speriamo che in tal caso anche la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali di Persone con Disabilità), cui ci onoriamo di appartenere, e la FISH, con la quale collaboriamo nel comune interesse delle persone con disabilità, ci seguano in questa iniziativa». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa ANMIC (Bernadette Golisano), tempinuovi.bg@tiscali.it.
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