Che la situazione dei viaggi in treno per le persone con disabilità sia migliorata, rispetto a un po’ di tempo fa, è innegabile, pur persistendo qua e là disagi e disservizi, dovuti per lo più a problemi di organizzazione e coordinamento, sui quali è sempre opportuno vigilare con attenzione, rendendoli noti. E tuttavia di strada ne è stata fatta, dagli anni in cui era la regola che una persona con disabilità in carrozzina rischiasse di viaggiare nel vagone merci o che semplicemente non potesse salire su un treno.
In tal senso, va accolto certamente con favore il recente raggiungimento, da parte della Rete Ferroviaria Italiana, di trecento stazioni ferroviarie inserite nel Circuito delle Sale Blu, che forniscono assistenza ai viaggiatori con disabilità e a ridotta mobilità.
Sintomatica, poi, è anche la vicenda del venticinquenne studente Nicola Torre, persona con disabilità motoria in carrozzina, residente a Sarzana (la Spezia), ma pendolare da anni, in quanto iscritto all’Università di Pisa. «All’inizio – ha raccontato sulle pagine di cronaca pisana del quotidiano “La Nazione” – ho incontrato numerose difficoltà per prendere il treno, tanto che ho redatto più di cento reclami. Pochi erano i treni disponibili attrezzati, i sistemi di ancoraggio per la carrozzina erano assenti, guasti o vandalizzati, i capotreni non erano sempre presenti nelle operazioni di incarrozzamento, il servizio di assistenza veniva fornito da operatori poco attenti o con una scarsa preparazione. E mi è capitato anche di viaggiare in corridoio, attaccato alla maniglia sotto il finestrino, o addirittura nel vano bagagli».
Potenza dei reclami, o della loro grande quantità, è stata la stessa Direzione Regionale Passeggeri Toscana a contattare Torre, che vi ha trovato persone attente e disponibili. «Era il 2012 – ricorda – e da allora è iniziata una collaborazione proficua che ha dato buoni risultati, anche se l’attenzione va sempre tenuta alta».
Da pendolare che protesta, quindi, a “consulente” con disabilità, prendendo atto di alcuni preziosi obiettivi raggiunti. «Adesso – spiega infatti – i treni accessibili sono più numerosi, prenotabili rapidamente e con sistemi di ancoraggio raramente non funzionanti; i capotreni sono presenti ed efficienti anche nel segnalare eventuali disfunzioni; l’assistenza è migliorata e c’è molta più formazione».
Ora Torre punta ad ottenere altre risultati, anche sul piano dell’autonomia, ad esempio con «l’installazione di maniglie sui treni Jazz nuovi, inclusivi ma senza agganci, maniglie o cinture per la carrozzina. Non si tratta infatti di ausili strettamente obbligatori, ma sono contemplati dalle ultime norme STI (Specifiche Tecniche di Interoperabilità), prodotte dall’ANSF (Agenzia Nazionale per la Sicurezza delle ferrovie) e oltre a rendere più sicuri i viaggi, soprattutto per alcune categorie di persone con disabilità, farebbero compiere un ulteriore passo sulla strada dell’autonomia».
Altro obiettivo, «far sì che non solo le Frecce, gli Intercity e i Jazz abbiano le carrozze per persone con disabilità al centro. Quando infatti queste ultime sono in fondo, come accade negli altri treni, cala di molto la sicurezza, essendo praticamente vuote. E ci sarebbe anche più inclusività, potendo incontrare un maggior numero di passeggeri. Ancora, le operazioni di incarrozzamento sarebbero più rapide e agevoli, soprattutto in caso di pioggia». (S.B.)
Ringraziamo per la segnalazione Informare un’H-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli, Peccioli (Pisa).