Circa 3.000 posti di lavoro per disabili vacanti nella sola Provincia di Torino, dove gli iscritti al collocamento sono 36.000. Con le debite proporzioni, la situazione è la stessa in tutto il Piemonte, ma le aziende faticano ad assumere, spesso a causa di stereotipi o pregiudizi, e il lavoro da compiere in termini culturali e di sensibilizzazione è enorme.
È quanto emerso in occasione di un convegno dedicato all’inserimento lavorativo delle persone con disabilità visiva, organizzato dall’UICI del Piemonte (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), presso la sede del Consiglio Regionale, e moderato da Franco Lepore, presidente dell’UICI di Torino.
L’incontro ha riunito personalità provenienti da àmbiti diversi, visto che al dibattito hanno preso parte i rappresentanti di Istituzioni, Università, Agenzie, Imprese e Associazioni. «Tutti i relatori – ha sottolineato per l’occasione Adriano Gilberti, presidente dell’UICI del Piemonte -, ciascuno dal suo punto di vista, hanno lanciato un messaggio chiaro: non è più il tempo delle logiche assistenzialiste! Le persone con disabilità non sono costi aziendali “a perdere”. Al contrario, se messe nelle giuste condizioni, possono diventare risorse preziose, come tanti inserimenti di successo dimostrano, sia nel settore pubblico che in quello privato. Le tecnologie per l’inclusione ci sono, ma servono fiducia e impegno da parte di tutti. Le professioni “storiche”, quelle del centralinista e del fisioterapista, hanno ancora valore, ma oggi più che mai bisogna esplorare strade alternative e puntare su una formazione di qualità. Alle persone con disabilità visiva le potenzialità e le possibilità non mancano».
A fare gli “onori di casa” è stato Nino Boeti, presidente del Consiglio Regionale del Piemonte, seguito anche da un intervento di Gianna Pentenero, assessore regionale al Lavoro, la quale ha sottolineato l’impegno della propria Regione per trovare alternative alle professioni di una volta, ampiamente soppiantate dalla tecnologia, ricordando «l’importanza di riorganizzare i servizi di inserimento delle persone con disabilità, partendo dalle potenzialità dei singoli e da un’attenta analisi dei fabbisogni delle aziende, per dare risposta alle migliaia di persone iscritte nelle liste speciali. Perché ciò avvenga, però, occorre che tutti gli attori in campo siedano attorno a un tavolo e propongano soluzioni concrete in grado di ricostruire un modello che va ripensato».
Dal canto suo, la consigliera regionale Valentina Caputo ha ricordato l’impegno per una Legge Regionale che favorisca l’accessibilità in diversi àmbiti, a cominciare dal lavoro e per la quale proprio in questi giorni è calendarizzata la discussione in Aula. Ha ribadito inoltre l’importanza delle Associazioni nel loro ruolo di “ponte” tra Cittadini e Istituzioni.
«L’Italia avrebbe ottime leggi, guardate con interesse anche a livello europeo – ha dichiarato Marco Pronello, avvocato, persona non vedente iscritta all’UICI, esperto in diritto e disabilità, uno tra i primi relatori a prendere la parola durante il convegno -, ma il problema è che in molti casi i testi rimangono lettera morta».
Un riferimento, questo, rivolto segnatamente e soprattutto alla Legge 68/99, sorta di “pietra miliare” nel percorso di inclusione lavorativa, che «superando le vecchie “gabbie occupazionali” – come ha ricordato Pronello – ha introdotto il principio del collocamento mirato. L’inserimento lavorativo, dunque, non è più visto semplicemente come un obbligo da parte delle aziende e per la prima volta si è riconosciuto il diritto della persona con disabilità a costruirsi, con libertà, una carriera professionale, in base alle sue risorse e alle sue inclinazioni e quindi anche al di fuori dei lavori “tradizionali” del centralinista e fisioterapista. Una conquista preziosa, ma spesso ancora poco compresa e poco sfruttata. Si tratta di una norma che avrà davvero dato i suoi frutti, quando le persone con disabilità visiva occuperanno posizioni dirigenziali all’interno della Pubblica Amministrazione. E magari qualcuno sarà ai vertici di una grande azienda».
Per un buon inserimento lavorativo, per altro, servono innanzitutto basi solide ed è quindi necessario investire sulla formazione, coinvolgendo le Università. L’Ateneo torinese, in particolare, si è distinto per alcuni progetti inclusivi: «Da tempo – ha sottolineato Marisa Pavone, delegata del Rettore per la Disabilità – lavoriamo sull’accessibilità dei contenuti, sulla formazione di studenti e docenti, anche attraverso l’adozione di specifiche linee guida, e sulla creazione di percorsi che seguano i giovani anche dopo la laurea».
Particolarmente interessante, a tal proposito, appare l’esperienza maturata all’interno del Dipartimento di Matematica, dove, lavorando su software e altre tecnologie per l’inclusione, si sono raggiunti eccellenti risultati, consentendo anche a persone con disabilità visiva di accedere a testi contenenti formule, grafici e tabelle (se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine). «Tutto questo – come ha raccontato la docente di Matematica Anna Capietto – rende più accessibili le discipline scientifiche, che fino a pochi anni fa parevano precluse alle persone con disabilità visiva, ma ha anche sviluppi molto interessanti sul piano occupazionale. Da qualche tempo, infatti, questo prezioso lavoro ha trovato una “casa”, un luogo fisico in cui esprimersi, quale il Laboratorio Sergio Polin, che si trova all’interno del Dipartimento di Matematica e che opera per favorire il coinvolgimento degli studenti con disabilità».
La seconda parte del convegno è stata dedicata alle esperienze di persone con disabilità visiva che hanno sperimentato percorsi innovativi e che grazie a questi hanno potuto inserirsi con successo in aziende pubbliche e private. Oggi, infatti, esistono realtà che facilitano questo processo virtuoso. È il caso di Abile Job, Società che lavora per far incontrare le risorse dei lavoratori disabili con le richieste delle aziende.
«La sfida è proprio questa – ha spiegato l’amministratore delegato Renzo Marcato –: mettere le aziende nella condizione di superare diffidenza e dubbi, dettati quasi sempre dalla scarsa conoscenza o consapevolezza delle necessità delle persone con disabilità e degli strumenti a loro disposizione. Superando infatti i preconcetti da una parte e le vecchie logiche assistenzialiste dall’altra, cerchiamo di partire dalle richieste aziendali e proporre profili coerenti».
I casi di successo, del resto, non mancano. Tra i tanti, sono stati illustrati alcuni inserimenti di persone cieche e ipovedenti in grandi aziende come Unicredit e Reale Mutua Assicurazioni o in organismi pubblici come l’Agenzia delle Entrate. Storie diverse, accomunate però da una parte dalla grande forza di volontà e dal costante impegno delle persone con disabilità, dall’altra dall’atteggiamento di ascolto e disponibilità da parte delle aziende, oltreché dall’uso sistematico della tecnologia come possibilità di integrazione. (L.M. e S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa UICI di Torino (Lorenzo Montanaro), ufficio.stampa@uictorino.it.