«Credo che il Braille si porti dietro una sorta di “maledizione” sin dalle sue origini, poiché chi lo osteggiava lo riteneva segregante. Per imparare a leggere e scrivere, invece, il Braille è un indispensabile e insostituibile strumento di conoscenza e di cultura. La domanda che mi pongo oggi è se dal punto di vista dell’istruzione stiamo facendo le azioni corrette. Secondo voi è normale arrivare in terza elementare senza saper leggere o scrivere, senza libri, senza poter fare attività fisica? Per questo oggi bisogna chiamare al confronto gli Stati Generali della Scuola e chiedere loro se questo sistema scolastico aiuti veramente a sviluppare autonomia, conoscenza e libertà personale per tutte le persone con disabilità visiva. Come presidente, chiederò alla mia Associazione di promuovere da subito un confronto ricco ed elevato che porti a risoluzioni concrete, in grado di garantire ai ragazzi e alle ragazze il diritto a saper leggere e scrivere. Cambiare la scuola dev’essere l’appuntamento per il presente e il futuro del Braille».
A dirlo è stato Mario Barbuto, presidente nazionale dell’UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti), concludendo la due giorni di incontri e dibattiti, denominata La cultura tra le mani (se ne legga la nostra presentazione a questo link), organizzata a Matera dalla stessa UICI, in collaborazione con il Club Italiano del Braille, per celebrare la dodicesima Giornata Nazionale del Braille di oggi, 21 febbraio, in un’ideale abbinamento culturale con la città lucana che, com’è noto, è la Capitale Europea della Cultura 2019. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Alessandra Pigoni (apigoni@imageware.it).
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