Matematica, chimica, fisica: non più tabù per le persone con disabilità visiva

«Una delle parole chiave che il mio staff ed io usiamo maggiormente è “tecnologia”, grazie alla quale, oggi, è possibile avere strumenti accessibili che consentono ai nostri studenti con disabilità visiva di studiare come gli altri»: a dirlo, nell’intervista che presentiamo oggi, curata da Stefania Leone, è Anna Capietto, docente al Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino, e responsabile di un Laboratorio che dimostra con i fatti come le discipline scientifiche, a partire dalla matematica, non debbano più essere considerate un tabù per gli studenti con disabilità visive

Anna Capietto

Anna Capietto, responsabile del Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) nel Dipartimento di Matematica Giuseppe Peano dell’Università di Torino, oltreché referente per la Disabilità nel Dipartimento stesso

Non è la prima volta che «Superando.it» ha l’occasione di imbattersi felicemente nella professoressa Anna Capietto, che nel Dipartimento di Matematica Giuseppe Peano dell’Università di Torino, è responsabile del Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), oltreché referente per la Disabilità nel Dipartimento stesso. E il titolo dell’articolo in cui ne aveva parlato Luciano Paschetta era stato sin troppo eloquente, La matematica e i non vedenti: ora il sogno è davvero realtà.
Ma andiamo a scoprirne di più, grazie all’intervista alla stessa Anna Capietto, curata da Stefania Leone
, membro del gruppo di esperti ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) dell’EDF (European Disability Forum), con delega sulle medesime problematiche per l’ADV, l’Associazione Disabili Visivi federata alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). (S.B.)

Gentile Professoressa, ci siamo conosciute qualche anno fa a Bologna in occasione di HANDImatica, la mostra convegno organizzata dall’ASPHI, Fondazione che si occupa di Avviamento e Sviluppo di Progetti per il superamento dell’Handicap mediante l’Informatica.
«Certamente, ricordo. Ero allo stand del Dipartimento di Matematica  dell’Università di Torino e si presentava un progetto di inclusione nell’università e nel lavoro».

Lei è la  referente per la disabilità nel Dipartimento di Matematica Giuseppe Peano dell’Università di Torino, dunque le farò qualche domanda sulle possibilità e le opportunità che grazie a lei e al suo staff, l’Ateneo offre agli studenti con disabilità, in particolare ciechi e ipovedenti. Innanzitutto, annualmente, di quanti studenti si tratta?
«Sono referente solo per il Dipartimento di Matematica, al quale fa capo un piccolo corso di laurea. In generale, il numero di studenti con disabilità visive che affrontano studi scientifici è ancora troppo basso. Uno dei nostri obiettivi è che la percentuale, rispetto al totale degli iscritti, si alzi e arrivi a quella degli iscritti ai corsi di laurea di carattere  umanistico.
Teniamo comunque presente che anche in corsi di laurea di carattere non scientifico, come ad esempio quelli di taglio economico, vi sono esami di matematica finanziaria, economia aziendale, statistica ecc.».

Le discipline scientifiche solitamente sono considerate un tabù per studenti con disabilità visive. Secondo lei è possibile affrontarle, ovvero esistono gli strumenti adatti per frequentare le lezioni, studiare e quindi superare gli esami fino a laurearsi?
«Certamente. Una delle parole chiave che il mio staff ed io usiamo maggiormente è “tecnologia”; oggi, grazie ad essa, è possibile avere strumenti accessibili che consentono ai nostri studenti di studiare su testi contenenti formule convertiti in formato pdf accessibile. A tal proposito, dal 2012 abbiamo avviato il Progetto Per una matematica accessibile e inclusiva, proprio sul tema dell’accesso, anche da parte di studenti con disabilità visive, a testi contenenti grafici, formule e tabelle».

È anche responsabile di un Laboratorio inaugurato recentemente nel suo Dipartimento. Di che cosa si tratta?
«Si tratta del  Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Stiamo anche lavorando all’accessibilità “fisica” dello stabile  che ospita il Dipartimento di Matematica: pensiamo infatti, oltre all’abbattimento delle barriere architettoniche per persone con problematiche motorie, anche all’abbattimento delle barriere sensopercettive mediante l’inserimento dei percorsi tattilovocali LVE e dei sensori beacon per la guida dei ciechi all’interno degli ambienti del dipartimento. Su questi ultimi aspetti ci sono ancora dei ritardi, dovuti al fatto che il Dipartimento è situato in un palazzo storico; confidiamo tuttavia di ottenere presto una soluzione».

Il Laboratorio, invece, è già operativo?
«Sì, è stato inaugurato nello scorso mese di novembre. Per me e per tutto lo staff (circa quindici persone) è stata una soddisfazione enorme, un gran bel lavoro di squadra. Nel gruppo di lavoro vi è una sola risorsa (assegnista di ricerca) dedicata interamente al Laboratorio. Tutti gli altri (come la sottoscritta) sono docenti e tecnici della ricerca dell’Università di Torino, insegnanti di scuola secondaria, professionisti presso aziende private e sette sperimentatori con disabilità visive. Fra questi ultimi, tutti, tranne uno, ci tengo a sottolinearlo, operano a livello rigorosamente volontario».

Quali strumenti sono presenti nel Laboratorio?
«Abbiamo sei postazioni informatiche totalmente accessibili su cui sono installate le più avanzate tecnologie assistive; sperimentiamo inoltre nuove possibilità presenti e future».

Ha detto che il materiale didattico, ovvero i testi contenenti formule, sono resi accessibili. Ci racconta in che modo?
«Quando nel 2012 abbiamo avviato il progetto, abbiamo scannerizzato alcune pagine di un testo di matematica per trasformarlo in un file pdf. Esso non risultava accessibile, quindi (usando InftyReader, l’unico OCR [Optical Character Recognition, N.d.R.] in grado di trattare testi contenenti formule), si poteva giungere ad un file in formato html e quindi ad un file in formato Lambda, che è accessibile tramite le tecnologie assistive. Il processo richiede interventi non minimi di editazione.
Contemporaneamente, ho scoperto che in Germania esiste un Centro Uiversitario, presso il Politecnico di Karlsruhe,  in cui due operatori prendono il materiale didattico e mettono in condizione le persone cieche e ipovedenti di accedere ai testi. Il Centro gode di importanti finanziamenti da parte di aziende private».

In Italia, da allora, il suo Dipartimento come si è regolato?
«Attualmente, a cinque anni dall’avvio del progetto, utilizziamo l’editor matematico LaTeX (si legge latec). Esso è il sistema più diffuso al mondo, totalmente gratuito e utilizzato sia da studenti che da professori in àmbito scientifico. Le formule (che normalmente visivamente non sono in linea) si scrivono in linea; questo è un grande vantaggio quando si utilizzano sintesi vocale e display Braille».

Quindi un file scritto in LaTeX è già un pdf accessibile?
«No. Ma è sufficiente aggiungere nel file LaTeX il pacchetto aggiuntivo Axessibility da noi realizzato nel 2018, per ottenere un pdf accessibile. È sufficiente digitare \usepackage{axessibility}. Grazie a tale pacchetto aggiuntivo, i più diffusi screen reader, quali NVDA e Jaws for Windows o Voiceover per dispositivi Apple consentono di accedere ad un testo anche contenente formule».

Ci fa un esempio di formula linearizzata e di come poi verrà letta dallo screen reader se si usa il pacchetto Axessibility?
«Ad esempio la frazione “due terzi” ovvero 2/3, in LateX è scritta “\frac{2}{3}”. Lo screen reader leggerà “inizio frazione numeratore 2 fine numeratore, inizio denominatore 3 fine denominatore” (o espressioni semplificate)».

Geniale! Come si trova questo pacchetto aggiuntivo e come si utilizza?
«Il nostro pacchetto Axessibility è gratuito e scaricabile dal sito del Laboratorio Polin (a questo link)».

Le faccio ora una domanda un po’ cattiva: so che molti tra gli studenti non vedenti utilizzano ancora il prodotto Lambda che lei ci ha nominato per le formule matematiche. Che ne pensa?
«Penso che fino ad ora Lambda era l’unico prodotto in grado di consentire lo studio della matematica a persone con disabilità visive. Lambda, infatti, è stato redatto specificamente per non vedenti; questo fatto lo rende poco inclusivo. Oggi non accade sovente che nelle scuole un professore sappia utilizzare Lambda. Un allievo con disabilità visive che utilizzi Lambda per scrivere formule risulta costretto a non usare gli stessi strumenti dei suoi compagni di classe. LaTeX invece è un prodotto gratuito usato nello standard internazionale per la matematica, con la stessa diffusione che ha Microsoft Word per la scrittura».

Possiamo dunque azzardare un’analogia, affermando che il rapporto tra Lambda e LaTeX è più o meno come quello tra un testo scritto in Braille  cartaceo, leggibile solo da ciechi e addetti ai lavori, e un testo scritto in formato word, leggibile sia da ciechi che da qualunque vedente dal proprio PC?
«Direi che il confronto a grandi linee può reggere».

Si può allora dire che il pacchetto Axessibility è un traduttore?
«No. È uno strumento per scrivere e accedere alle formule in maniera autonoma e accessibile».

E può essere usato solo per la matematica pura, ovvero quella a livello universitario?
«No, anche per la matematica che si studia nelle secondarie di primo e di secondo grado».

Per gli interessati più tecnici, può spiegare come funziona il  processo  di trascrizione di un testo dal formato standard, ovvero cartaceo, pieno di parole e formule, fino al formato che può essere letto al computer con screen reader, quindi accessibile, ma soprattutto usabile e dunque comprensibile da sintesi vocale o display Braille?
«Se si è già in possesso e si è in grado di usare il file in formato digitale LaTeX, questo viene già letto dallo screen reader perché in linea. Tuttavia, per i meno addetti ai lavori, questo approccio può risultare difficile. Il pacchetto Axessibility  fa in modo che il pdf ottenuto compilando il file LaTeX interagisca bene con lo screen reader che lo legge nel linguaggio matematico comunemente usato da chi legge delle formule. Se invece il testo di partenza non fosse in LaTeX, ma ad esempio in Word, bisogna usare dei convertitori (disponibili in rete) per ottenere un file LaTeX e procedere come spiegato sopra; se invece ancora si dispone solo del formato cartaceo, o del file pdf ottenuto dopo una scansione, bisogna utilizzare un software OCR che lo converte direttamente nel formato editabile LaTeX. Se infine il testo contiene formule, bisogna usare il software OCR InftyEditor (realizzato da un consorzio di università giapponesi), specifico per i testi contenenti formule. Controllati eventuali errori di trascrizione e inserito il pacchetto Axessibility, il file è pronto!».

Come si può ottenere e a chi ricorrere per un testo accessibile?
«È purtroppo ben noto agli utenti con disabilità visive che ottenere il pdf di un testo è sovente un problema (soprattutto in relazione alla questione del copyright); finora, inoltre, i testi contenenti formule messi a disposizione nel cosiddetto “formato digitale” non sono accessibili tramite screen reader e display Braille. Stiamo diffondendo tra le principali associazioni, le stamperie, gli istituti specifici per riabilitazione visiva e nel mondo della scuola la nostra risposta al problema dell’accesso a testi contenenti formule.
Noi, come Laboratorio Universitario, non siamo in grado di fare direttamente le trascrizioni. Abbiamo erogato ed erogheremo invece corsi di formazione sull’uso del pacchetto Axessibility (che è gratuito). Due corsi rivolti a trascrittori sono stati tenuti, in collaborazione con l’IRIFOR [l’Istituto per la Ricerca, la Formazione e la Riabilitazione dell’UICI-Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, N.d.R.], dal gruppo di ricerca che oggi fa capo al Laboratorio Polin nel settembre 2015 e nel settembre 2016. Lo staff del Laboratorio Polin è anche impegnato nella diffusione della cultura dell’accessibilità presso tutte le università italiane».

Per cos’altro  può essere utilizzato il laboratorio?
«Il Laboratorio  è al servizio della cittadinanza. Un’altra parola chiave del gruppo di lavoro è “NOI”: siamo una squadra che sta cercando di fare, tutti insieme, qualcosa “fuori dal coro”. Nel Laboratorio abbiamo messo il metodo matematico, non solo questioni di matematica pura. Pensiamo che sia questa la chiave per tenere vive queste attività. Vogliamo che il Laboratorio – oltre che per quanto finora descritto – sia utilizzato per testimoniare e far conoscere anche in pratica (relazionandoci con allievi ciechi e insegnanti di scuola secondaria), come sia oggi possibile studiare e lavorare al PC in maniera accessibile. Per questo è indispensabile curare la relazione con il mondo della scuola, che ha il compito di far conoscere le moderne possibilità; a volte, purtroppo, succede invece ancora che gli studenti  più intraprendenti che si vogliano affacciare alle materie scientifiche vengano scoraggiati. A tal proposito ringraziamo due insegnanti, nostri collaboratori volontari, che ci aiutano a far conoscere il LaTeX a scuola. Infatti, i comandi base del LaTeX (quelli relativi per esempio a frazione, potenza, sommatoria) si possono già insegnare a scuola e per i ragazzi si tratta di un’attività molto veloce e fattibile. Chiunque legga queste nostre righe può farsi parte attiva per divulgare quanto sopra riportato».

Quali sono i problemi?
«Sono principalmente economici. L’Università di Torino ha sostenuto in maniera significativa il Laboratorio, mentre le aziende non considerano la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie assistive una fonte di guadagno significativa. Si tratta di una questione simile a quella relativa ai cosiddetti “Farmaci Orfani”».

Ci sono nuovi obiettivi nel progetto?
«Abbiamo diversi obiettivi: il primo (che si sta già concretizzando) è quello di realizzare una biblioteca digitale accessibile. Attualmente esiste già sul nostro sito un testo di analisi matematica (in formato pdf), ottenuto dopo avere inserito nel file LaTeX sorgente (reso disponibile dall’autore) il pacchetto Axessibility. Esso è scaricabile gratuitamente (da questo link).
Abbiamo poi due progetti a lungo termine: la realizzazione di un Laboratorio di Chimica Accessibile (ne esiste uno a Pittsburgh) e un Laboratorio di Fisica Accessibile».

Complimenti, professoressa, sia per il suo lavoro che per il suo Laboratorio e complimenti al suo staff!
«Giro questi suoi complimenti a tutto lo staff del Laboratorio Polin. E grazie a lei per aiutarci a farci conoscere».

Anna Capietto è responsabile del Laboratorio Sergio Polin per la Ricerca e la Sperimentazione di Nuove Tecnologie Assistive per le STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) nel Dipartimento di Matematica Giuseppe Peano dell’Università di Torino, oltreché referente per la Disabilità nel Dipartimento stesso. Stefania Leone è membro del gruppo di esperti ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) dell’EDF (European Disability Forum), con delega sulle medesime problematiche per l’ADV, l’Associazione Disabili Visivi federata alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). La presente intervista – qui ripresa con alcuni riadattamenti al diverso contenitore – è già stata resa pubblica all’interno dell’audiorivista «Megabytes», curata dall’ADV.

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