Sulla porta di casa ci sono tutti i loro nomi: Luca, Paolo M., Paolo S., Mariano. È casa loro, non c’è dubbio e ne sono orgogliosissimi. E felici, perché si sa, «a casa sua ognuno è re!».
Paolo M. è attentissimo a tutto ciò che fa Paolo S., perché sa che lui è un po’ insicuro, ha paura del vuoto e delle scale, così sulle scale lo sorregge sempre. Paolo S. e Mariano sono colleghi, entrambi hanno una borsa lavoro nel punto vendita Tuttincluso dell’ANFFAS di Macerata (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o relazionale), che propone al pubblico i prodotti tipici e le bomboniere realizzate dai laboratori della Cooperativa. Escono la mattina, vanno a lavorare insieme, rientrano.
Paolo M., invece, è impegnato con il “bar” di ANFFAS, non un vero bar, ma con settanta dipendenti e trenta liberi professionisti, qualcuno che gradisce un caffè c’è sempre.
Luca è l’ultimo arrivato in comunità alloggio, ma di tutti e quattro è la persona che aveva più forte il desiderio di fare una vita autonoma e di una casa sua. «Questo per dire che fra loro quattro c’è un rapporto a monte, che sono venuti prima loro del progetto: e adesso finalmente abbiamo anche la casa», afferma Marco Scarponi, presidente dell’ANFFAS di Macerata. Da un anno in ANFFAS i quattro condividono un percorso comune: «Oggi stanno ragionevolmente bene fra loro, c’è quasi un senso di protezione uno nei confronti dell’altro, ognuno per le proprie debolezze».
La casa di Luca, Paolo M., Paolo S. e Mariano si chiama Civico 34 ed è stata inaugurata alcune settimane fa. «Fin dal nome – dice Scarponi – abbiamo voluto evidenziare che si tratta di una civile abitazione, come tutte le altre».
Civico 34 è un sogno diventato realtà grazie ai fondi della Legge 112/16, meglio nota come “Legge sul Durante e Dopo di Noi”, in un progetto seguito dall’ANFFAS di Macerata e dall’Ambito Territoriale n. 15 delle Marche. I colori delle pareti, il divano, la cucina, li hanno scelti Paolo M., Paolo S., Luca e Mariano: è casa loro davvero.
Sul muro della cucina c’è la frase famosa e bellissima «Siamo fatti di-versi perché siamo poesia».
L’appartamento, interamente ristrutturato, sta in Via Vanvitelli, 34, sopra gli uffici amministrativi dell’ANFFAS maceratese, ma è totalmente autonomo dai servizi e dalla stessa comunità alloggio dove i quattro hanno vissuto finora. Un appartamento che sarà la culla in cui sviluppare, giorno dopo giorno, «autonomia, qualità della vita, autodeterminazione – come sottolinea Scarponi -, nel rispetto delle Legge 112 che prevede come cardine la deistituzionalizzazione».
Tre di loro non hanno già più i genitori, mentre uno ha solo la mamma, molto anziana, che vive in casa di riposo. Alla comunità alloggio dell’ANFFAS è arrivato circa tre anni fa: non aveva nemmeno 50 anni e già viveva nella casa di riposo insieme alla mamma, perché non c’era alternativa. Ora invece avrà una casa tutta sua.
Con loro ci saranno tre operatori, più o meno dalle 16,30 alle 8 della mattina dopo: non sono educatori, solo qualcuno che dia un sostegno nelle attività quotidiane. Perché Luca, Paolo M., Paolo S. e Mariano dopo il lavoro andranno a fare la spesa, cucineranno da soli la cena, faranno almeno un po’ di bucato e di pulizie… «Hanno una loro autonomia economica – racconta ancora il Presidente dell’ANFFAS di Macerata -, hanno una loro carta ricaricabile per fare la spesa, questo significa decidere cosa cucinare, tenere sotto controllo quello che manca, ma anche confrontarsi con quello che posso spendere. Nell’appartamento abbiamo cercato di mettere molti supporti di tipo domotico, come il frigo parlante con uno schermo che dice quali sono i cibi in scadenza… Hanno la lavatrice e tutto l’occorrente per le pulizie, ma devo dire che hanno già un giro sociale per cui il sabato e la domenica sono sempre fuori e anche in settimana una volta vanno alla bocciofila, una in parrocchia… E per i prossimi giorni hanno invitato a cena tutto il Consiglio Direttivo, ci tengono molto, si sentono padroni di casa!».
«Per loro – conclude Scarponi – questo passaggio è una conquista di libertà e di autonomia, sentono infatti tantissimo il poter dire “veramente sono a casa mia”. Più che parole, in questi giorni vedo in loro un atteggiamento nuovo: ogni persona che arriva la invitano a vedere la loro casa, sono orgogliosi, sentono tutto il piacere di far vedere casa loro, esattamente come tutti».
Il presente testo è già apparso in «Vita.it» e viene qui ripreso – con minimi riadattamenti al diverso contenitore – per gentile concessione.
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