Nelle scorse settimane, con strana intensità televisiva, ci hanno fatto vedere tanti giovani con disabilità definiti “guerrieri”, perché sono riusciti a guidare la macchina stando in carrozzina, a “fare il salto mortale” con la carrozzina, a battere il bullismo stando in carrozzina e altre amenità. Potrei aggiungere anche i nostri “guerrieri” dei Black Lions, la squadra veneziana di hockey in carrozzina per due anni consecutivi campione d’Italia di questo sport.
Onore al merito a tutti! Peccato, però, che non si sia fatto notare che il 99% di questi “guerrieri” non ha un lavoro e quasi sicuramente non lo avrà mai, diventando futuri candidati al “Dopo di Noi”. E tutto questo perché nessuno, e ribadisco nessuno, ha voglia di mettere alla prova lavorativa uno di questi ragazzi.
In questi giorni sto cercando di inserire una ragazza che vorrebbe lavorare, ma “grazie” alla sua disabilità non trova nessun imprenditore “guerriero” disposto a darle una opportunità, cosicché è costretta a “vegetare” tra uno stage e l’altro offerto dall’ULS a 9 euro al giorno (pseudo rimborso spese), senza potere aspirare ad un vero lavoro con una paga reale.
Nel nostro litorale [a Cavallino-Treporti, nei pressi di Venezia, N.d.R.], dove ci riempiamo di Bandiere Blu, o di accessibilità totale, nella verità poi scopriamo che l’inserimento nel lavoro anche stagionale per i disabili – che fra l’altro offre benefìci economici anche alle aziende – diventa sinonimo di grande inacessibilità.
Suggerisco quindi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella di dare il premio di “Alfiere della Repubblica” a quegli imprenditori – non Cooperative Sociali, il cui scopo è statutario – che accettano la sfida di dare una possibilità a questi ragazzi, che hanno studiato, e alcuni si sono anche laureati, e che non vogliono essere “guerrieri”, ma lavoratori.
Socio della UILDM di Venezia (Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare), componente del Tavolo Regionale del Veneto sulla SLA (sclerosi laterale amiotrofica).
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