«Abbiamo appreso dai media la vicenda del signor Edoardo Luneschi, costretto da un controllore di Trenord a scendere dal treno su cui stava viaggiando perché sul convoglio era già presente “un altro disabile” [sic]. “Due sono troppi e lei non ha neanche avvertito”, avrebbe detto il controllore, riferendosi al servizio di assistenza per le persone a mobilità ridotta: un Regolamento Europeo, infatti, prevede che venga prenotato con 48 ore di anticipo, ma non autorizza il controllore a cacciare un passeggero che non abbia richiesto l’assistenza e che oltretutto non ne abbia l’esigenza».
È quanto si legge in una nota diffusa dalla LEDHA, la Lega per i Diritti delle Persone con Disabilità che costituisce la componente lombarda della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), che insieme alla LEDHA di Milano intende innanzitutto «esprimere la propria solidarietà al signor Luneschi, mettendo a sua disposizione i servizi del nostro Centro Antidiscriminazione Franco Bomprezzi».
«Siamo di fronte – prosegue la nota – a un comportamento aggressivo e discriminatorio ai danni di una persona con disabilità che esercitava un suo legittimo diritto: viaggiare sui mezzi pubblici». «E anche se Trenord si è poi scusata con il signor Luneschi – commenta Enrico Mantegazza, presidente della LEDHA di Milano – il comportamento del controllore è inaccettabile».
«Oltretutto – sottolineano ancora dalla Federazione lombarda – a quanto riferiscono i giornali, il signor Luneschi non occupava lo spazio riservato alle carrozzine, ma era seduto in una poltrona come tutti i passeggeri. Il capotreno non poteva quindi appellarsi a motivi di sicurezza dovuti al fatto che non fosse ancorato nell’apposito spazio per carrozzine». «L’ignoranza delle leggi e dei regolamenti – dichiara quindi Mantegazza – non può essere mai, a maggior ragione in questo caso, una scusante».
«Le persone con disabilità – conclude la nota – hanno il diritto di poter utilizzare i treni, come ogni altro mezzo di trasporto, allo stesso modo di tutte le persone. Non si tratta di un semplice auspicio, ma di un principio giuridico sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Legge anche dello Stato Italiano [18/09, N.d.R.], così come dalla normativa comunitaria. Un principio ulteriormente ribadito, in Italia, dalla Legge 67/06 che vieta ogni discriminazione fondata sulla disabilità. Norme locali e regolamenti di singole aziende devono pertanto creare le condizioni affinché questo diritto sia effettivamente rispettato e non viceversa. In tal senso, va garantita innanzitutto la piena accessibilità ai mezzi di trasporto, eleiminando le barriere architettoniche o di altra natura, piano, questo, sul quale sono stati compiuti molti passi in avanti, pur restando la situazione ancora difficile, come dimostra la vicenda degli ascensori presenti in alcuni scali ferroviari che vengono disattivati nelle ore serali e notturni, impedendo alle persone a ridotta mobilità di potersi muovere liberamente. E tuttavia, il diritto alla piena accessibilità non potrà mai essere garantito senza un’adeguata formazione del personale: la richiesta, quindi, a Trenord è quella di moltiplicare gli sforzi, al fine di raggiungere con adeguate proposte formative tutto il personale in servizio, sapendo di poter contare sulla disponibilità e competenza presente nel mondo associativo». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@ledha.it.
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